Cardiologia interventistica in Italia: eccellenze e lacune

Cardiologia interventistica in Italia: eccellenze e lacune
Diagnostica e interventistica 2016 (GISE)

In occasione dell’apertura dei lavori del 38° Congresso Nazionale della Società Italiana di Cardiologia Interventistica, tenutosi quest’anno a Milano, è stato presentato il Rapporto di Attività GISE 2016. Documento che la Società Italiana di Cardiologia Interventistica (GISE), redige dal 1981, il Rapporto di Attività GISE è la raccolta sistematizzata degli esami diagnostici, gli interventi coronarici, vascolari e strutturali che vengono eseguiti nei centri di emodinamica italiani che GISE analizza e mette a disposizione di chi amministra la sanità, con l’obiettivo finale di contribuire all’appropriatezza e alla qualità delle cure, attraverso l’ottimizzazione di tutte le risorse disponibili. Al Rapporto 2016 hanno partecipato 266 Centri italiani associati su 271.

Due anniversari importanti
Il Rapporto Attività GISE delinea un’Italia della cardiologia interventistica tra luci e ombre. Se il nostro Paese è all’avanguardia nell’angioplastica primaria salva infarto, è invece in ritardo nelle procedure trans-catetere più innovative. La ragione di questa lacuna è di tipo amministrativo. «Molto positivo è il dato relativo alle angioplastiche coronariche (PCI)», sottolinea il presidente GISE Giuseppe Musumeci, commentando i dati del Rapporto. «Si tratta di una procedura di cui ricorre quest’anno il 40° anniversario; fu eseguita per la prima volta da Andreas Gruentzig. Si tratta di una procedura salvavita, come lo è anche la TAVI, la sostituzione via trans catetere della valvola aortica. Dal punto di vista del paziente, l’angioplastica ha abbattuto la mortalità causata da infarto del miocardio di oltre il 20%, salvando 1 vita ogni cinque persone colpite, grazie alla possibilità di fare nello stesso momento diagnosi e trattamento. La TAVI permette, invece, d’intervenire in caso di stenosi aortica, ossia il restringimento dell’apertura della valvola che impedisce un corretto flusso del sangue dal cuore all’aorta, in maniera minimamente invasiva, e, soprattutto, in quei pazienti nei quali per le più svariate ragioni non è possibile un intervento classico di cardiochirurgia».

Cardiologia interventistica in Italia: eccellenze e lacune
Esami diagnostici – Coronarografie (GISE)

Tra virtuosismi e carenze
Tornando al Rapporto Attività GISE 2017, con 35.355 – quasi 600 interventi di angioplastica primaria per milione di abitanti, valore definito ideale – il nostro Paese è un esempio virtuoso per questa procedura salvavita in Europa, secondo solo alla Germania. Un dato più che triplicato negli ultimi 10 anni, che ha permesso di salvare oltre 24.000 pazienti in questo lasso di tempo riducendo la mortalità dal 20 al 4%. Diverso è, invece, il caso delle più moderne procedure per via trans catetere come la TAVI e la Mitraclip. «Registriamo un incremento davvero significativo di TAVI nel nostro Paese, dalle 1.992 eseguite nel 2012 siamo passati a 4.592. Un dato più che duplicato soprattutto grazie all’incremento registrato in alcune regioni più virtuose come la Lombardia che nel 2016 ha eseguito 124 TAVI su milione di abitanti seguita da Toscana e Veneto, rispettivamente 106 e 105 interventi su milione di abitanti», precisa Musumeci. «Ma è il dato medio nazionale che certo non incoraggia: con 76 interventi per milione di abitanti il nostro Paese si colloca ben ultimo tra i sistemi sanitari europei davanti soltanto al Regno Unito lontani dalla Germania che ne effettua quasi il triplo e Francia vicino al doppio». Problema analogo per la Mitraclip, la correzione trans-catetere dell’insufficienza mitralica mediante tecnica edge-to-edge con il dispositivo Mitraclip. Anche in questo caso al dato positivo di alcune regioni – Basilicata (30 Mitraclip per milione di abitanti), Lombardia (28 Mitraclip per milione di abitanti), Umbria (28 Mitraclip per milione di abitanti) e Campania (26 Mitraclip per milione di abitanti) – si contrappone il valore medio nazionale pari a 15 Mitraclip per milione di abitanti, dato parecchio al di sotto di Paesi di riferimento in Europa come Germania e Francia. «Esistono problemi di ordine amministrativo che giustificano queste lacune», conclude Musumeci, «dall’identificazione univoca della procedura nelle schede di dimissione ospedaliera al DRG e all’adeguato rimborso dell’intervento. Problemi che pongono il nostro Paese in una situazione di svantaggio rispetto ai principali sistemi sanitari avanzati».

Roberto Tognella