Nell’emergenza pandemica in corso uno strenuo sforzo è in atto per aumentare la disponibilità dei posti letto ospedalieri sia intensivi sia di degenza ordinaria.

Altrettanta importanza si deve attribuire al trattamento dei sintomi, che generano intense sofferenze. Il tutto a conferma dell’indicazione a implementare le cure palliative durante le emergenze umanitarie, comprese epidemie e pandemie, come raccomandato dall’OMS.

Nel Covid-19 l’insufficienza respiratoria da polmonite interstiziale genera, in molti malati, intensa dispnea associata a tosse resistente e ingombro secretorio tracheo-bronchiale che può portare sensazione di soffocamento.
Il quadro clinico nelle forme più gravi o terminali è completato da ipertermia severa resistente al trattamento, profonda astenia, artro-mialgie, angoscia e sensazione di morte imminente, confusione mentale con agitazione psicomotoria.

La Società Italiana di Cure Palliative (SICP), la Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva (SIAARTI) e la Federazione Cure Palliative (FCP) con un position paper sottolineano «l’importanza del trattamento di questi sintomi e la grave o gravissima sofferenza correlata soprattutto in malati che – non essendo candidati alle cure intensive perché non appropriate clinicamente e/o sproporzionate o perché il livello di gravità non è tale da renderle necessarie – rischiano di sperimentare un’intollerabile intensificazione dei sintomi».

«È necessario e doveroso inserire nei percorsi di cura protocolli di cure palliative con indicazioni all’attivazione delle Reti Regionali e Locali di Cure Palliative per adulti e minori o dei Servizi di Cure Palliative esistenti nelle singole realtà territoriali. Questo è finora avvenuto in pochissime realtà».

SICP, SIAARTI e FCP ritengono inoltre necessario «inserire le figura del palliativista nelle Unità di Crisi regionali e locali per garantire un migliore coordinamento dell’assistenza e l’effettuazione di cure palliative in tutti i setting ove sono assistiti i malati Covid-19 (ospedale, domicilio, RSA/RSD e altre realtà di ricovero)».

«Offrire e attuare cure palliative per alleviare la sofferenza anche nei malati Covid-19, nonostante la complessità dell’emergenza pandemica in atto, è una buona pratica clinica, oltre che un dovere etico, deontologico e giuridico, soprattutto nella fase finale di vita».