Dalla SIMM suggerimenti per ristrutturare il nostro SSN

Il punto C2 della tabella di sintesi della Missione 6 del PNRR implica anche il rinforzo del personale medico, sia di medicina generale sia specializzato. La carenza di personale è uno dei punti che sta minando con maggior forza il SSN e deriva in gran parte da una demotivazione dei giovani a studiare medicina, da una parte, e di coloro che già lavorano nel settore pubblico di continuare con la propria missione.
L’ammodernamento del SSN può contare su un finanziamento di 15,63 miliardi di euro, data la vastità di aspetti da implementare e migliorare, non è detto che bastino, almeno alla lunga.

È chiaro che, per esempio, se si volesse intervenire sul personale medico-infermieristico, sarebbero necessari fondi duraturi nel tempo, per poter garantire un turnover dei professionisti e il loro pagamento.

Il rischio è che, una volta utilizzati i fondi del PNRR, il Governo torni a dedicare scarsa attenzione al settore salute, come è stato per decenni: ogni volta che è stato necessario tagliare qualche voce di spesa, la sanità è sempre stata nei giochi, insieme alla scuola.

Alla luce di ciò, sono ancora più chiare le parole di Mattia Altini, presidente della Società Italiana di Leadership e Management in Medicina, che durante il XIV Congresso della Società che guida ha dichiarato che «entro i prossimi 5 anni è previsto un calo della spesa sanitaria dal 7,2% al 6% del PIL. Urge riformare, rinnovare e rifinanziare il SSN per un futuro più stabile per i cittadini».

In un certo senso, occorre quindi progettare una sanità che, in qualche modo, costi meno e sia quindi più sostenibile. Ma come? Lo stesso Altini ha fornito alcuni spunti interessanti: «bisogna riformare il SSN, selezionando capitale umano responsabile, aumentando il personale infermieristico e la sua autonomia, per garantire un rapporto medici/infermieri di 1:3, come indicato dalle linee guida internazionali.

Rinnovare il rapporto tra Stato, Regioni e Province Autonome e i relativi meccanismi di governance e di coordinamento, così come nel rapporto pubblico/privato, sia in termini di finanziamento che di funzionamento, con regole di ingaggio chiare. Ringiovanire gli organici con un programma straordinario di assunzioni, mantenendo un numero programmato di borse di specializzazioni mediche, adeguato alle necessità del SSN.

Modifica degli assetti contrattuali del personale, datati e pieni di silos che complicano la gestione ed esaltano conservatorismi, riducendo il dialogo di una medicina ormai multidisciplinare e multiprofessionale. Velocizziamo ascesa di carriera in campo medico e remunerazione adeguata al carico di lavoro e responsabilità. Rifinanziare il SSN in media al finanziamento dei sistemi sanitari dell’UE, non meno del 7% de PIL».

Scendere sotto al 7% del PIL di finanziamento è quindi sconsigliabile, se si vuole apportare modifiche che possano restare stabili. È quindi essenziale che i decisori politici tornino a guardare alla Sanità come a un comparto produttivo che va in crescita man mano che i cittadini stanno bene, non perché apporti di per sé risorse, ma perché rende la cittadinanza più sana e quindi atta al lavoro, riduce le giornate di malattia e consente la crescita del comparto produttivo del Paese.

Stefania Somaré