Qual è il ruolo della frazione di eiezione nel rendere valida la prognosi effettuata con una ecografia polmonare al letto del paziente con insufficienza cardiaca acuta prima della dimissione?

Che lo strumento funzioni è noto in letteratura, ma non ci sono studi focalizzati per rispondere a questa domanda.
Ci ha pensato un team di ricerca spagnolo che si è concentrato su un gruppo di pazienti con frazione di eiezioni conservata, nonostante l’insufficienza cardiaca (Rueda-Camino JA, Saíz-Lou EM, Del Peral-Rodríguez LJ, Satué-Bartolomé JÁ, Zapatero-Gaviria A, Canora-Lebrato J. Prognostic utility of bedside lung ultrasound before discharge in patients with acute heart failure with preserved ejection fraction [published online ahead of print, 2020 Jun 13]. Med Clin (Barc). 2020;S0025-7753(20)30320-1. doi:10.1016/j.medcli.2020.03.012).

I pazienti sono stati suddivisi in due gruppi (uno con eiezione conservata, l’altro no) e sono stati sottoposti a ecografia polmonare al letto e poi dimessi, per essere seguiti per tre mesi in follow-up per confrontare il tasso di riospedalizzazione e di morte attribuibili a peggioramenti della patologia.

Nessuna differenza significativa è stata trovata per il tasso di morte, mentre si è visto che il gruppo con eiezione conservata tende a peggiorare prima e ha una probabilità due volte e mezzo maggiore di essere riammesso in ospedale.

In particolare, si è visto che una diagnosi di congestione subclinica, ottenuta con l’ecografia polmonare, dà una prognosi peggiore in questo gruppo di pazienti.

Stefania Somaré