La soddisfazione degli europei nei confronti dei sistemi sanitari è diminuita, soprattutto a causa di lunghi tempi di attesa, medici oberati di lavoro e burocrazia crescente. Prevale la mancanza di prevenzione, una delle leve più importanti per la salute. Tuttavia, gli europei sono disposti a investire di più nella propria salute, cambiando stile di vita, aumentando l’esercizio fisico e mangiando in modo più sano. La fotografia scattata dal 10° STADA Health Report presentato a Roma lo scorso giugno.
È stato presentato presso l’Hotel Rome Cavalieri il 10° STADA Health Report, un’indagine che ha coinvolto 46 mila intervistati di 23 Paesi (Austria, Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Ungheria, Irlanda, Italia, Kazakistan, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Romania, Serbia, Slovacchia, Spagna, Svezia, Svizzera, Regno Unito e Uzbekistan), di cui 8 nuovi entranti.
Le crisi degli ultimi anni e la perdita di fiducia degli europei verso il SSN
I sistemi sanitari sono stati ripetutamente messi alla prova dalle crisi degli ultimi anni. Non sorprende, quindi, che la soddisfazione degli europei verso i loro sistemi sanitari sia diminuita, segnata da lunghi tempi di attesa, medici sovraccarichi di lavoro e burocrazia crescente.
Prevale la mancanza di prevenzione, una delle leve più importanti per la salute. Tuttavia, gli europei sono disposti a investire nella propria salute. Molti stanno cambiando il proprio stile di vita, facendo più esercizio fisico e mangiando in modo più sano.
«Con lo STADA Health Report 2024, i cittadini europei ancora una volta si sono pronunciati: la soddisfazione per l’assistenza sanitaria è peggiorata per il quarto anno consecutivo, una tendenza allarmante che noi, insieme ai responsabili politici, alle autorità regolatorie, ai medici e ai farmacisti, dobbiamo capire, affrontare e invertire. Allo stesso tempo è, però, incoraggiante vedere persone di ogni genere, background e fasce d’età che si adoperano per prendersi cura della loro salute, sia fisica che mentale», ha sostenuto Peter Goldschmidt, CEO di STADA.
Nonostante i progressi inimmaginabili compiuti dalla medicina e dall’assistenza sanitaria moderna ribolle un forte malcontento tanto che la frustrazione per l’accesso alle visite mediche, per gli standard di basso livello offerti dalle istituzioni sanitarie, per la carenza di personale e per la sfiducia generale nei confronti di coloro che prendono decisioni politiche in materia di salute riecheggia in tutto il Vecchio Continente.
Mai prima d’ora, nei 10 anni di storia del Rapporto STADA dedicato alla salute, gli europei si sono sentiti così delusi dai loro sistemi sanitari. A livello di media dei 23 Paesi coinvolti, la soddisfazione ha superato di poco la metà, attestandosi al 56%, anche se con differenze molto marcate.
Al primo posto si colloca il Belgio, con un livello di soddisfazione espresso dell’85%, all’ultimo posto l’Ungheria, al 26%. L’Italia è sotto la media, al 48%.
A livello generale, tra i problemi principali messi in luce dagli intervistati, le difficoltà a ottenere un appuntamento, la carenza di personale, la scarsa attenzione verso attività di prevenzione e infrastrutture spesso troppo datate. Gli unici due Paesi in controtendenza sono i Paesi Bassi e la Svizzera, in cui il livello di soddisfazione è passato rispettivamente dal 76% al 77% e dal 77% all’81%.
Cresce la fiducia nella medicina convenzionale
Tuttavia, questo pessimismo è accompagnato da una tendenza opposta: una crescente fiducia nella medicina convenzionale che interessa quasi 7 cittadini su 10 (69%, con un +7% rispetto al 2022), prioritariamente di sesso maschile. Difatti la percentuale raggiunge tra gli uomini il 73% rimanendo, invece, al 65% tra le donne e questo in virtù del gender bias e della mancata inclusione delle donne in molti studi clinici.
Tra i principali fattori che alimentano la fiducia verso la medicina convenzionale i consigli degli operatori sanitari, come medici e farmacisti, preziosi per il 48% del campione.
Per migliorare ulteriormente la fiducia, il 46% degli europei ritiene che la medicina convenzionale dovrebbe concentrarsi maggiormente sul singolo paziente e sulle sue richieste, un parere questo che trova in Spagna e Finlandia i suoi più forti sostenitori. Altresì, una migliore comunicazione tra medici e pazienti durante le consultazioni contribuirebbe anche a migliorare la reputazione generale della medicina convenzionale.
Ancora, il 41% degli europei vorrebbe vedere maggiori progressi nella medicina convenzionale, soprattutto nel trattamento di malattie gravi come il cancro, mentre il 40% auspicherebbe un approccio più olistico alla medicina, che tenga conto tanto della salute fisica quanto di quella mentale. Per rendere la medicina convenzionale ancora più accessibile, il 29% vorrebbe medici specializzati nel trattamento di specifiche malattie, un accesso più facile agli appuntamenti anche in base agli impegni di lavoro (28%), materiali informativi più completi per conoscere le malattie e le opzioni di trattamento disponibili e farmaci di facile utilizzo (25%).
Cresce l’attenzione verso la salute e il benessere
A far da contraltare al calo sempre più marcato dei livelli di soddisfazione verso i sistemi sanitari, la maggiore attenzione che gli europei mostrano nei confronti della propria salute e del proprio benessere. Quasi 9 cittadini su 10 (89%) fanno almeno una cosa per migliorare il proprio benessere generale.
Finlandia (66%), Spagna (62%) e Italia (60%), mostrano livelli di attività fisica superiori alla media (50%). Ancora, circa la metà dei cittadini fa attenzione a una sana alimentazione (49%), un terzo si sottopone a controlli sanitari preventivi (33%) o assume integratori alimentari (32%). Emerge altresì che chi si prende cura del proprio benessere risulta più felice.
È interessante notare, inoltre, che il 31% degli Europei considera anche il tempo trascorso con i propri cari come un investimento per il proprio benessere generale.
Salute mentale: la solitudine interessa di più i giovani
Nonostante il crescente utilizzo dei social media, a livello europeo cresce il senso di solitudine. A fronte di un 67% di europei che dichiara di essere complessivamente felice – con i giovani che sperimentano la percentuale più alta in tal senso – a giudicare buono il proprio stato di salute sono il 65% dei cittadini, con una perdita di 2 punti percentuali nell’ultimo anno.
A preoccupare maggiormente è la solitudine che interessa in maniera crescente i giovani. A fronte di un 41% di over 55 anni che dichiara di sentirsi solo, tra 18 e 34 anni questa percentuale raggiunge il 63%, interessando quindi 2 persone su 3.
Emerge che la maggior parte delle persone che dichiarano di passare “molto” (64%) o “abbastanza” (53%) tempo sui social media ha una probabilità significativamente maggiore di provare sentimenti di solitudine rispetto a coloro che limitano il proprio tempo online (43%).
Le persone che passano molto tempo davanti allo schermo tendono anche a provare sentimenti di solitudine più gravi (44%) rispetto a quelle che passano meno tempo online (26%), e probabilmente non sorprende che gli europei di età inferiore ai 34 anni siano molto più propensi a passare molte ore davanti al proprio dispositivo (41%) rispetto alle persone di età compresa tra i 35 e i 54 anni (22%) e a quelle di età superiore ai 55 anni (13%).
In termini di autoconsapevolezza di questo problema, la strada da fare è però lunga: solo il 20% dei giovani attribuisce il proprio senso di solitudine al tempo trascorso sui social media. Per loro, il lavoro (27%) è il fattore più pressante della solitudine, seguito dal lavoro a distanza (15%), dai compiti di cura dei figli (15%), dalla perdita di persone care (14%) o dal trasferimento per motivi di carriera (14%).