Fiaso: personale sanitario ridotto del 5,6%

A 30 anni dalla legge 502 che ha modificato l’assetto del SSN introducendo le aziende sanitarie al posto delle USL e la figura del direttore generale, i manager Fiaso si sono confrontati su bilanci e prospettive presso il Ministero della Salute nell’incontro dal titolo “Da 30 anni al servizio dei cittadini: il direttore generale nelle aziende sanitarie pubbliche”.

Dal 2010 il personale ha subito un decremento del 5,6%, in conseguenza dei provvedimenti previsti dalla legge di bilancio 2010, che ha introdotto un tetto alla spesa per il personale pubblico. Questo, unito al blocco del turnover e ai provvedimenti collegati alla gestione dei piani di rientro, ha portato alla situazione di debolezza evidenziata durante l’emergenza pandemica: oltre 5 mila medici in meno, quasi 11 mila infermieri in meno, oltre 23 mila altri operatori sanitari in meno. In totale 40 mila unitĂ  in meno.

A questo si aggiunge l’incremento dell’etĂ  media del personale: piĂą della metĂ  dei medici del SSN è over 55, la percentuale piĂą elevata d’Europa, superiore di oltre 16 punti alla media OCSE.

Soprattutto nei primissimi anni di attuazione della legge, si registravano permanenze nell’incarico da direttore generale che non superavano i 12-14 mesi, elevato turnover dei manager e conseguenze prevedibili sulla loro possibilità di esercitare efficacemente il mandato.
Dal 2002, dall’avvio del secondo decennio della aziendalizzazione, il dato sembra essersi stabilizzato. I 3,6 anni di carica rilevati come dato medio nel 2021 rappresentano e un orizzonte gestionale non particolarmente lungo, soprattutto in relazione alla portata potenziale di una pianificazione strategica, ma si avvicinano ai 4 anni della durata di molti incarichi di direzione generale da parte delle Regioni.

Una seconda questione riguarda il grado di professionalizzazione dei manager attuali, prendendo in considerazione il numero complessivo di anni di esercizio del mandato da direttore generale, e il numero di Regioni nelle quali si è svolto l’incarico.
Secondo le ultime rilevazioni, quasi il 90% degli oltre 200 manager impegnati al momento in aziende territoriali, ospedaliere, Irccs e Policlinici ha svolto il proprio incarico in una sola regione e solo il 14% ha una esperienza decennale nel ruolo.
Quanto all’etĂ , il valore medio nazionale è di 58 anni e sette mesi, superiore (59 anni e sei mesi) per chi dirige un’azienda ospedaliera.

Infine, sulle questioni di genere, secondo le ultime rilevazioni (Fiaso, 2022), il 22% dei ruoli di direzione generale è rivestito da donne, con un aumento del 3,8% rispetto al 2021 e un trend positivo costante nell’arco degli ultimi anni, che ha consentito di passare dal 14,4% del 2018 al dato attuale.
Vale la pena di ricordare che le donne che ricoprivano incarichi di direzione generale erano solo il 3% nel 2002.

Il ministro della Salute, Roberto Speranza, con il presidente Fiaso, Giovanni Migliore

«L’aziendalizzazione e il management hanno assicurato ottimi risultati, sia per i livelli di salute raggiunti dal Paese in trent’anni sia sul piano economico», ha commentato Giovanni Migliore, presidente di Fiaso. «Gli ultimi due anni di pandemia, inoltre, hanno dimostrato come la figura del direttore generale, in grado di elaborare modelli di gestione flessibili e di rispondere con tempestivitĂ  alle emergenze, sia cruciale nell’assetto del servizio sanitario.

Da dieci anni, però, a fronte di nuovi bisogni sanitari e con l’invecchiamento della popolazione, non è cresciuto affatto l’investimento per il personale: mancano 40 mila professionisti.
Nel corso dell’emergenza abbiamo reclutato precari che ora, grazie alla legge sulle stabilizzazioni, possono essere assunti: giĂ  10 Regioni su 20 hanno stipulato accordi con le organizzazioni sindacali per procedere con i contratti a tempo indeterminato.
Tuttavia, per colmare il divario decennale, occorre anche abbandonare la logica dei tetti di spesa e incrementare il finanziamento destinato alle assunzioni di nuovi professionisti che potranno fare la differenza nella sanitĂ  del futuro con le sfide del PNRR.

Dobbiamo allineare infine la percentuale di risorse destinate alla sanità a quella della media europea; perché investire in sanità, oltre che tutelare la salute, significa anche garantire innovazione e sviluppo al Paese, per poter continuare a guardare con fiducia al futuro».