L’Associazione Italiana Oncologia Medica e l’Associazione Italiana Registri Tumori hanno presentato all’Istituto Superiore di Sanità la decima edizione de “I numeri del cancro”, che descrive anche gli aspetti relativi alla diagnosi e alla terapia delle neoplasie.
Ecco alcuni dei numeri presentati: previsto un aumento di 6000 nuove diagnosi di tumore nelle donne, mentre dovrebbero restare sostanzialmente stabili quelle negli uomini.
A crescere nel gentil sesso sono soprattutto il carcinoma polmonare (+3,4% annuo), per lo più nelle over 70 e a causa del fumo di sigaretta, e il carcinoma mammario nelle under 50, probabilmente, spiegano, per l’estensione dello screening in alcune Regioni a fasce d’età inferiori.
Aumentano in entrambi i sessi anche i casi di melanoma e tumore al pancreas.
Calano invece del 20% rispetto al 2013 i casi di tumore al colon in entrambi i sessi, sempre grazie alle campagne di screening, e anche i casi di tumore al fegato e allo stomaco, forse per effetto della vaccinazione antiepatite B e dei trattamenti antiepatite C. Ridotta anche l’incidenza delle neoplasie prostatiche, probabilmente per il minor uso del PSA come test di screening.
Il tumore al colon-retto resta il secondo per incidenza, con 43.702 diagnosi, mentre il primo in classifica rimane il carcinoma della mammella, con 54.976. Al terzo posto troviamo il cancro al polmone (40.882) seguito da prostata (36.074) e vescica (25.492).

Un altro dato interessante riguarda la sopravvivenza dei malati oncologici, cresciuta del 37% in 10 anni, con un buon 25% che torna ad avere la stessa aspettativa di vita della popolazione generale. Parallelamente, diminuiscono i tassi di mortalità in entrambi i sessi, rispettivamente del 6% negli uomini e del 4,2% nelle donne.

Massimo Rugge, presidente AIRTUM, sottolinea che «le stime riferite al 2020, riportate nel libro, non sono in alcun modo influenzate dalla pandemia in corso, anche perché i riscontri futuri legati a questo drammatico evento sono ancora tutti da definire. Le donne che vivono con pregressa diagnosi di tumore sono più di 1,9 milioni, mentre gli uomini quasi 1,7 milioni.
Anche se il limite temporale dalla diagnosi per indicare la guarigione è variabile in relazione alle diverse neoplasie e al sesso, è stato stimato che oltre la metà delle donne, a cui è stato diagnosticato un cancro, sono guarite o destinate a guarire (frazione di guarigione del 52%).
Tra gli uomini, questa percentuale è più bassa (39%) a causa della maggior frequenza di tumori a prognosi più severa. Resta, infatti, un gruppo di patologie che sono spesso già in stadio avanzato al momento della diagnosi e ad alta letalità: sistema nervoso centrale, fegato, polmone, esofago, mesotelioma, pancreas.
In questi casi, le sopravvivenze a 5 anni sono insoddisfacenti.
Servono più sforzi della ricerca da indirizzare proprio nei confronti di queste malattie, ancora difficili da curare».

I risultati riportati sono in gran parte frutto delle campagne di screening in atto nel Paese e degli avanzamenti della medicina.

Molto resta da fare, però, come evidenzia Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità: «i dati relativi al numero di neoplasie e ai relativi tassi di mortalità indicano chiaramente da un lato i grandi risultati ottenuti nel Paese sia in termini di prevenzione che di terapia, ma anche il lungo percorso che rimane da compiere. L’efficacia sia delle campagne di prevenzione basate sugli screening, sia delle terapie più innovative è ben evidente dall’analisi attenta di questi dati.
Così come si conferma il ruolo della ricerca traslazionale nel miglioramento della prospettiva prognostica.
È ormai consolidato che si curi meglio dove si fa ricerca e questo concetto deve guidare all’investimento di sempre maggiori risorse in ambito oncologico, non dovendosi mai dimenticare che, oltre a politiche d’informazione e sensibilizzazione rivolte a promuovere stili di vita più sani, andranno create reti collaborative diagnostiche e di sviluppo di terapie innovative al passo con il veloce avanzamento biotecnologico che connota peculiarmente la medicina oncologica».

La parola chiave è ancora una volta prevenzione: stili di vita basati su alimentazione sana, attività fisica e assoluto abbandono del fumo di sigaretta incidono positivamente sullo sviluppo delle neoplasie, contrastandolo.
«In Italia», ha commentato Stefania Gori, presidente Fondazione AIOM, «i fattori di rischio comportamentali e, quindi, modificabili sono responsabili ogni anno di circa 65.000 decessi oncologici».
Foto: Gori