Il personale sanitario al centro di Fiaso25

Giovanni Migliore, presidente FIASO

Assumere 30 mila medici e infermieri, eliminare il tetto di spesa per il personale e introdurre una flat tax del 15% per le prestazioni extra sono i punti cardine per continuare ad assicurare un servizio sanitario pubblico universalistico che rappresenti un patrimonio per il Paese.
Con queste parole, Giovanni Migliore, presidente della FIASO, ha aperto la tre giorni ospitata al Palazzo dei Congressi di Roma per i 25 anni della Federazione delle Aziende Sanitarie e Ospedaliere dal titolo “Cambiamo rotta per il futuro della sanità pubblica” alla quale è intervenuto anche il ministro della Salute, Orazio Schillaci.

Le Asl e gli ospedali pubblici assistono 45 milioni di italiani e danno impiego a mezzo milione di dipendenti. Anche grazie al management, la sanità pubblica è riuscita ad assicurare un’aspettativa di vita agli italiani superiore di cinque anni a quella del Nord America. Poi l’avvento della pandemia ha messo inequivocabilmente in luce le tante criticità in essere.

Oggi ci si trova dunque a dover gestire una situazione radicalmente cambiata dove una crescente domanda di salute e la necessità di una trasformazione digitale della sanità si scontrano con una progressiva fuga degli operatori dal mondo sanitario pubblico.

“Le carenze negli organici e le lunghe liste di attesa aumentano il rischio di non garantire un servizio sanitario all’altezza e richiedono soluzioni immediate” – ha esordito Giovanni Migliore, presidente della FIASO in apertura alla convention Fiaso25 – la tre giorni ospitata a Roma dall’8 al 10 novembre per discutere i temi caldi del momento per il settore sanitario pubblico – dal titolo “Cambiamo rotta per il futuro della sanità pubblica”, organizzata dalla Federazione in occasione dei 25 anni dalla sua fondazione.

La carenza di personale e i nuovi scenari

Con l’introduzione del tetto di spesa ai costi per il personale sanitario, introdotto nel 2004, il numero degli operatori si è andato assottigliando progressivamente: da una parte, per l’impossibilità di effettuare nuove assunzioni e, dall’altra, per l’uscita dal mercato del lavoro di molti professionisti con il pensionamento.
Dal 2018 al 2025 sono andati in pensione 54 mila medici. Nel solo 2021 sono stati 5mila gli operatori sanitari che hanno lasciato il SSN. 

Altresì, sempre nel 2021, il 56% dei medici aveva più di 55 anni e l’11% del personale sanitario presentava limitazioni funzionali.
Uno scenario al qualeappare difficile fornire risposte esaustive, non solo per la mancanza sul mercato del lavoro dei diversi profili e delle specializzazioni sanitarie, ma anche per lo scarso appeal che ha ormai il sistema pubblico a causa della esiguità del trattamento economico (se confrontato con il settore privato) e le possibilità di progressione di carriera. Non a caso, al termine della pandemia si è registrata una fuga di medici e infermieri verso il privato.

A fronte di ciò, il bisogno di salute da parte della popolazione è in costante aumento: un quarto della popolazione è rappresentato da anziani – che toccheranno il 35% della popolazione entro il 2050 – molti dei quali affetti da più cronicità e di cui 1,5 milioni non autosufficienti.

Servono nuove regole 

Si tratta di uno scenario di grande complessità in cui occorre cambiare le regole per fornire risposte adeguate. Anzitutto, abolendo il tetto di spesa per il personale, oggi anacronistico, fornendo sicurezze e incentivi, ma anche potenziando e restituendo alle aziende sanitarie quel perimetro di gestione manageriale che negli anni ha assicurato qualità e sostenibilità, rivedendo i sistemi di valutazione che non possono essere basati sul numero di prestazioni erogate ma, piuttosto, sui livelli di salute della popolazione.

“Occorre procedere a 30 mila assunzioni tra medici e infermieri per garantire il futuro ed abolire il tetto di spesa per l’assunzione del personale lasciando alle aziende la possibilità di investire nelle risorse umane nei settori più critici e di contrattare con i singoli professionisti una quota di retribuzione variabile che aumenti in modo significativo la retribuzione.

L’idea potrebbe essere quella di rendere possibile un’attività libero professionale di medici e infermieri fuori dall’orario di servizio con prestazioni acquistate dal SSN nell’interesse dei cittadini per consentirci di sfruttare appieno le strutture e le macchine delle nostre aziende. Perché acquistare all’esterno delle aziende prestazioni che possono essere rese dai nostri professionisti, ridando a ciascuno la possibilità di investire sulla propria professione?” – ha sostenuto ancora Migliore.

Liste d’attesa e patto di solidarietà tra professionisti e aziende

Non solo. “Serve un piano straordinario di recupero delle liste d’attesa che possa allo stesso tempo valorizzare i professionisti all’interno del sistema sanitario nazionale. Ecco perché, in un patto di solidarietà tra professionisti e aziende, si potrebbero smaltire visite ed esami fuori dall’orario di servizio e con una retribuzione extra. Una incentivazione fuori busta paga per incarichi extra. Su tutti i turni aggiuntivi e le prestazioni extra destinate a ridurre le liste d’attesa dovrebbe essere ridotta la tassazione attraverso l’introduzione di una flat tax al 15%” – ha concluso il presidente Fiaso.

Un SSN tra luci e ombre, ma la direzione intrapresa è quella corretta

Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, intervenendo nella sessione di apertura dei lavori, ha ribadito l’importanza del servizio sanitario nazionale per il Paese, per i cittadini e per l’economia. Un servizio sanitario che, nonostante sia stato sempre sottofinanziato rispetto a quelli di altri Paesi, è comunque riuscito a garantire eccellenti risultati, se è vero che l’Italia è uno dei paesi più longevi al mondo.

Altresì, il ministro ha ribadito il suo impegno sul fronte della prevenzione; un tassello essenziale, in grado di incidere in modo significativo sulla salute dei cittadini. Egli ha comunque riconosciuto l’esistenza delle diverse questioni critiche sul tappeto, assicurando, tuttavia, che la direzione intrapresa sembra essere corretta. 

Quanto alle liste d’attesa, Schillaci ha sottolineato che solo il 69% delle risorse messe a disposizione delle Regioni per il loro abbattimento sono state utilizzate, ribadendo, al contempo, l’importanza del management sanitario per le implementazioni del PNRR – definito occasione unica e irripetibile – a livello locale.

Rilanciare il SSN garantendo equità di accesso alle cure

L’obiettivo è fornire risposte e un equo accesso alle cure a tutti i cittadini, andando a ridurre le perduranti diseguaglianze regionali tra Nord e Sud. In tal senso, l’innovazione tecnologica e il digitale possono essere di grande supporto.

Per quanto riguarda la sanità territoriale, il ministro ha sottolineato che 250 milioni di euro del PNRR sono stati destinati alle assunzioni dei professionisti che dovranno andare a lavorare nelle nuove strutture previste dal Piano.

Infine, il ministro ha sottolineato l’importanza della formazione, perché i giovani ritrovino la motivazione a scegliere il pubblico e orientarsi verso alcune aree specialistiche oggi poco attrattive.