Immunoterapia preoperatoria per tumori epatici con firma molecolare IFNAP

È il sesto tumore per incidenza, a livello mondiale, e una tra le più importanti cause di morte per neoplasia. Il tumore epatico è destinato, secondo l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, a crescere notevolmente nei prossimi due decenni. Si stima una percentuale di crescita del 55%, che entro il 2040 porterebbe a registrare 1,4 milioni di nuovi casi e 1,3 milioni di morti l’anno.

In Italia nel 2021 sono state stimate 13.000 nuove diagnosi per tumore epatico, con un tasso di sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi del 22%, sia negli uomini sia nelle donne. Novità sono in arrivo nella cura di questa neoplasia.
Ricercatori dell’Istituto Nazionale dei Tumori Irccs di Milano hanno scoperto, infatti, una firma molecolare che consente di identificare i tumori epatici sensibili al trattamento immunoterapico neoadiuvante.

Spiega Vincenzo Mazzaferro, direttore della Struttura Complessa di Chirurgia Epato-Gastro-Pancreatica dell’istituto milanese e professore di chirurgia all’Università Statale di Milano: «i lavori scientifici che abbiamo condotto sono due, sinergici tra di loro.
Il lavoro ha identificato una firma molecolare predittiva denominata IFNAP, che è costituita dalla combinazione di undici geni.

Questa firma, individuata sulla biopsia del tumore, predice la sensibilità delle cellule tumorali del carcinoma epatico alla classe di farmaci immunoterapici anti-PD1, indipendentemente dall’origine del tumore stesso».

Nel secondo lavoro, invece, «abbiamo voluto anche indagare la possibilità di utilizzare la biopsia liquida, estraendo cioè i frammenti di materiale genetico tumorale da un prelievo di sangue.
I dati ci hanno dimostrato che anche con questo metodo è possibile identificare il 90% dei tumori epatici sensibili ai trattamenti con immunoterapici, con vantaggi anche per il paziente».

Grazie a questi lavori, presi in grande considerazione dalla European Society for Organ Transplantation, presto la ricerca della firma molecolare IFNAP e la cura neoadiuvante successiva saranno inserite nelle nuove linee guida per la cura del tumore epatico.
L’Istituto ha pubblicato un terzo studio – curato da Licia Rivoltini dell’Unità Operativa di Immunoterapia dell’INT e coordinato dal prof. Mazzaferro – che ha dimostrato la possibilità di potenziare l’effetto immunologico dei farmaci anti-PD1 con un pretrattamento.

Il prof. Mazzaferro spiega: «trattamenti fisici quali la radioembolizzazione possono preparare il terreno alla terapia vera e propria. In pratica, stimolano la produzione di antigeni specifici tumorali, in grado di attivare gruppi di cellule immunocompetenti contro il tumore, che verranno potenziati dai farmaci immunoterapici».

Tre studi che offrono un nuovo paradigma alla cura del tumore epatico. C’è ancora molto da fare per arrivare a definire trattamenti personalizzati, ma questi lavori permettono di capire chi trarrà reale vantaggio da una terapia immunoterapica neoadiuvante e chi no, utilizzandola quindi solo quando realmente utile.

Stefania Somaré