Intelligenza artificiale, rivoluzione in medicina

L’IA è la prossima rivoluzione anche in campo medico: contribuirà sempre più ad anticipare e migliorare la diagnosi di malattie e a curare sempre meglio i pazienti, ma solo se guidata da un'”algor-etica”, elaborata dall’uomo e per l’uomo.
L’IA, infatti, integrerà il ruolo dei clinici nelle attività medico-sanitarie, al servizio del paziente, apportando un valore aggiunto all’expertise medica, senza mai sostituirla.

È quanto emerso in sintesi all’evento #AI4DOCS “Opportunità e rischi dell’intelligenza artificiale in medicina”, tenutosi al Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs di Roma, promosso in collaborazione con la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica.

L’evento ha visto la partecipazione di istituzioni accademiche e di ricerca nazionali ed europee, scienziati ed esperti in machine learning, rappresentanti di company leader nel settore ICT e biomedicale e bioeticisti su sfide e rischi da affrontare, vantaggi, infrastrutture necessarie e sistema normativo di cui la sanità dovrebbe dotarsi per gestire l’applicazione di IA nel migliore dei modi in un’ottica di reale evoluzione della società.

«L’IA è uno strumento e dipende dall’uso che se ne fa, non può prescindere dalla relazione con l’uomo», ha sottolineato Paolo Benanti, esperto di bioetica e nuove tecnologie e membro Task Force MISE per l’IA. «dobbiamo sviluppare una “algor-etica” in quanto le IA sono dotate di caratteristiche di agency (possono compiere scelte anche senza la supervisione umana), se vogliamo che queste scelte siano a favore dell’uomo devono essere impostate secondo ciò che è ritenuto buono e desiderabile per l’uomo.

Si tratterà di pensare e progettare questa agency perché rispecchi il voluto umano all’interno del suo agire. Per fare questo siamo chiamati a scrivere un nuovo capitolo nella nostra riflessione etica: pensare modi per rendere le istanze etiche, proprie dell’umano, come vincolanti e comprensibili per la macchina e rendere l’etica computabile, per così dire, dalla macchina».

«Sappiamo che alcune aree della medicina beneficeranno maggiormente dell’applicazione dell’IA», ha spiegato il cardiochirurgo Massimo Massetti, «abbiamo già esperienze virtuose nella nostra organizzazione: un gruppo di nostri specialisti sta sperimentando un nuovo sistema di robotica chirurgica avanzata, siamo stati protagonisti della progettazione di una soluzione che memorizzando e disponendo di una serie di dati di comportamento durante interventi chirurgici, sulla base di modelli di machine learning, riuscirà a guidare i nostri chirurghi in futuro».

L’IA, secondo Massetti, rappresenterà sicuramente un elemento di progresso e una sfida da cogliere e declinare nella pratica clinica quotidiana. «Questo dovrà essere accompagnato dalla dimostrazione che l’IA, in tutte le sue applicazioni, garantisca la sicurezza del paziente, la semplificazione del lavoro dei clinici e il potenziale progresso verso nuove frontiere nell’ottica di un miglioramento della qualità delle cure».

«L’IA non è un pericolo per i medici, ma una risorsa a beneficio dei pazienti, migliorando la qualità della diagnosi, raffinando tecniche e terapie e quindi sarà un elemento di progresso medico-scientifico, nel rispetto della centralità del paziente e del prendersi cura oltre che curare».