Una volta si diceva che il cretinismo fosse particolarmente diffuso nei territori montani a causa della carenza di iodio nell’acqua e nei cibi.
A questa patologia si associava spesso il gozzo.
Oggi sappiamo che questo microelemento è fondamentale per il corretto funzionamento della tiroide, tra le cui funzioni vi è anche il sostegno dello sviluppo neuronale, nel feto prima e nel bambino poi.
La carenza di iodio è ancora importante in molti paesi Europei, tanto da essere stata segnalata già da anni dall’Organizzazione Mondiale della Sanità che ha suggerito l’uso di sale iodato nell’alimentazione quotidiana per prevenire questa condizione. Eppure, dati dell’Istituto Superiore di Sanità alla mano, in Europa solo il 27% delle famiglie utilizzerebbe sale iodato, contro il 90% di quelle statunitensi.
Alle patologie per carenza di iodio è dedicato il progetto Euthyroid: finanziato nell’ambito di Horizon2020, riunisce 31 partner di 27 Paesi europei con lo scopo di analizzare le misure di prevenzione per la carenza di Iodio nel nostro continente.
E proprio questi scienziati hanno recentemente lanciato un allarme: pare che circa il 50% dei neonati europei sia a rischio di non raggiungere il pieno sviluppo cognitivo a causa della carenza di iodio, appunto.
Si tratta di un problema non solo per i singoli soggetti, che non potrebbero essere in grado di sviluppare appieno le proprie potenzialità, ma anche per i sistemi sociali ed economici dei singoli Paesi e, in definitiva, dell’intera Europa.
Il primo passo sarebbe promuovere un’alimentazione più ricca in iodio alle donne in gravidanza, che ne hanno maggiore bisogno.
Proprio per questa ragione lo scorso 18 aprile è stata firmala la Dichiarazione di Cracovia sullo iodio, in cui i partecipanti al progetto Euthyroid chiedono ai decisori politici di armonizzare l’obbligatorietà del sale arricchito di iodio per assicurare un libero scambio di cibi fortificati in Europa; valutazione di programmi di monitoraggio uniformati in Europa per valutare le carenze di iodio e la creazione di programmi di fortificazione con iodio a intervalli prestabiliti per assicurare l’ottimale apporto di questo importante microelemento; favorire una maggiore coscienza del problema tra scienziati, medici e anche popolazione.
Stefania Somaré