La meccanobiologia è una branca emergente della medicina che unisce biologia e ingegneria per studiare al meglio le funzioni cellulari e aprire così le porte alla medicina del futuro.
Il 26 novembre è nato all’Università di Brescia, presso i Dipartimenti di Ingegneria Meccanica e Industriale e di Medicina Molecolare e Traslazionale, il primo “Centro Interdipartimentale di Ricerca Internazionale in Mechanobiologia”.
Fautori del progetto sono due professori della stessa Università, Stefania Mitola, docente di Biochimica e presidente del corso di laurea in Biotecnologie mediche e Alberto Salvadori, docente di Scienza delle Costruzioni, che hanno avuto il supporto di due aziende di fama internazionale, Antares Vision e Copan.
La sinergia tra i due Dipartimenti è il punto di forza di questo Centro che ha come obiettivo ultimo quello di trasporre le scoperte in ambito meccano-biologico in innovazioni biomediche.
Un altro aspetto interessante è la vocazione internazionale della struttura, che per statuto ospita un ricercatore internazionale nel Consiglio Direttivo.
Stefania Mitola e Alberto Salvadori hanno sottolineato: «abbiamo fortemente voluto istituire questo centro di ricerca interdisciplinare al fine di dare una veste formale e identitaria all’interazione fra due ambiti tradizionalmente distanti nel mondo accademico quali la modellazione meccanica e la biologia, che tuttavia sono uniti in ruoli chiave nello sviluppo di processi quali la metastasi tumorale.
Nei laboratori biologici siamo in grado di descrivere ciò che avviene nell’organismo e quali sono le cause delle diverse patologie, spesso però riducendo le nostre osservazioni a una fotografia, a un istante temporale.
Oggi le nuove tecnologie consentono di analizzare più fenomeni biologici contemporaneamente, con la raccolta di un’enorme mole di dati, qualitativi e quantitativi.
Il centro si propone di analizzare i sistemi nella loro complessità, descrivendo la successione degli eventi e raccontando la storia di un fenomeno biologico.
Questo scopo può essere raggiunto grazie a una visione multidisciplinare, in grado di cogliere l’importanza sia delle interazioni molecolari che degli aspetti fisici e dinamici del sistema.
Il centro mira a essere all’avanguardia internazionale nella ricerca, a favorire l’interazione fra accademia e mondo imprenditoriale e a formare innovative figure professionali, in previsione di una forte domanda occupazionale interdisciplinare negli anni a venire».
Importante sarà il supporto di Antares Vision e Copan, realtà che credono nell’approccio multidisciplinare. Emidio Zorzella, presidente e amministratore delegato di Antares Vision, sottolinea come «la collaborazione con Copan e l’Università di Brescia si inquadra proprio in questo tipo di approccio, perché siamo convinti che una conoscenza allargata, flessibile e trasversale sia la chiave per il futuro.
L’iperspecializzazione ha certamente dato negli anni un vantaggio competitivo, ma nei momenti di crisi e di estrema complessità c’è bisogno di uno sguardo laterale, di osservare un problema da vari lati».
Stefania Somaré