Lo scorso 28 settembre l’Ufficio VI della Direzione Generale della Programmazione Sanitaria del Ministero della Salute ha reso ufficiali i risultati del monitoraggio dei LEA relativo al 2016.
33 indicatori di riferimento e 16 Regioni monitorate, 14 delle quali sono risultate adempienti alle richieste del ministeriali.
Calabria e Campania, invece, hanno mostrato criticità, soprattutto negli screening di prevenzione, nell’assistenza agli anziani e ai disabili, nell’assistenza ai malati terminali e nell’appropriatezza nell’assistenza ospedaliera.
Da anni devono misurarsi con il problema dei parti cesarei. Si ricorda che per essere considerata adempiente una Regione deve collezionare un punteggio superiore a 160 oppure compreso tra 140 e 160 ma senza alcun indicatore con punteggio inferiore a 3. Il Veneto si è mostrata essere la Regione con il punteggio maggiore, pari a 209, rincorso a breve distanza da Toscana (208), Piemonte (207) ed Emilia Romagna (205). Seguono: Umbria (199), Lombardia (198), Liguria (196), Marche (192), Abruzzo (189), Lazio (179), Basilicata (173), Puglia (169), Molise (164) e Sicilia (163).
Tra le Regioni inadempienti, invece, la Calabria ha ottenuto 144 punti e la Campania 124.
Nel lungo periodo, tutte le Regioni hanno portato miglioramenti rispetto agli anni precedenti, con rare eccezioni. Le griglie presentate offrono un quadro della situazione della sanità nostrana con alcune sottolineature. È possibile, per esempio, vedere qual sia la situazione delle Regioni in relazione, per esempio, a uno degli argomenti più caldi: i vaccini negli infanti.
Se si considera l’esavalente (polio, difterite, tetano, epatite B, pertosse, Hib), che andrebbe effettuata nel ciclo base di 3 dosi entro i 24 mesi di età del bambino, l’indicatore risulta completamente raggiunto solo da Lazio, Abruzzo, Molise, Basilicata, Calabria e Sardegna, mentre in Valle d’Aosta, nella Provincia Autonoma di Bolzano, in Friuli Venezia Giulia, Veneto e Sicilia si hanno ancora valori troppo bassi, con più di un vaccino inferiore al 92%.
Le altri Regioni si attestano su situazioni non ancora ottimali ma accettabili.
Se si considera il vaccino contro morbillo, parotite e rosolia la situazione peggiora: praticamente tutte le Regione, con l’eccezione del Piemonte, non raggiungono il 92% di copertura previsto e tra queste, Molise e Provincia Autonoma di Bolzano presentano percentuali in diminuzione rispetto agli anni precedenti. Proseguendo con la prevenzione, un quadro simile si ha anche per le vaccinazioni antinfluenzali negli over 65.
Ma che dire degli screening oncologici di primo livello (cervice uterina, mammella, colon retto)?
In questo caso il quadro migliora, con le regioni del Centro Nord e Basilicata completamente adempienti. Restano invece nei valori inaccettabili Sicilia, Calabria, Campania e Puglia.
Se si parla, invece, di diffusione di medicina territoriale, si evidenziano due aspetti.
C’è un miglioramento nella diffusione dell’Assistenza Domiciliare Integrata in tutto il Paese, mentre esiste ancora disparità tra Nord e Sud nei posti letto disponibili in residenze specifiche. Le Regioni peggiori, da questo punto di vista, sono Molise, Campania, Basilicata e Sicilia; a queste si unisce la Valle D’Aosta.
Se, invece, si considerano le patologie pediatriche, si assiste a una ancora troppo elevata tendenza a trattare in ospedale disturbi respiratori e gastrointestinali: i valori più alti si trovano in Lombardia, Lazio, Molise, Campania Puglia e Sicilia.
Buona anche la diffusione degli hospice per il trattamento dei malati terminali, con eccezione della Sicilia, che mostra valori troppo bassi.
Infine, il valore relativo al numero di parti cesarei effettuati sul totale di parti è ancora troppo alto in molte Regioni, tra cui Calabria, Campania, Basilicata e Molise. Una pratica che si scontra con le evidenze scientifiche, che hanno riconosciuto nel parto naturale la via migliore per far nascere un neonato, a meno che non vi siano complicanze e necessità specifiche.
Da osservare, comunque, che i valori per quanto riguarda questo indicatore sono ottimi solo in Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Provincia Autonoma di Bolzano, Provincia Autonoma di Trento e Veneto.
Sempre parlando di nascite, ci sono 4 Regioni che presentano un numero di nascite pre-termine in assenza di Unità di Terapia Intensiva Neonatale troppo elevato: Sardegna, Val D’Aosta, Friuli Venezia Giulia e Marche. Tutti i risultati vogliono essere di supporto alla crescita continua in medicina e in nessun modo (come lo stesso PNE, che sarà pubblicato nei prossimi mesi) una pagella di giudizio.
Stefania Somaré