L’innovazione come leva di riorganizzazione del SSN

Flur im Krankenhaus mit unscharfem Arzt in Bewegung und Lift rot und Bett

A quasi 45 anni dalla sua istituzione, il SSN post Covid-19 necessita di un’importante ristrutturazione, anche in considerazione del progressivo e costante invecchiamento della popolazione e di nuovi bisogni di salute.

Riorganizzare il SSN oggi implica puntare su innovazione e nuove tecnologie con un ripensamento radicale di modelli organizzativi tradizionali e un sistema di salute digitale che sia in grado di mettere il soggetto al centro, senza dimenticare la centralità del personale sanitario.

I temi sono stati il focus della seconda edizione della Midsummer School di Motore Sanità, tenutasi a Roma lo scorso 18 luglio.

L’evento ha ricevuto il contributo non condizionante di PMI Science Philip Morris International e Angelini Pharma e il patrocinio di numerose società scientifiche e realtà del mondo dell’associazionismo.

Il digitale come superamento di ogni divario

«Innovare è possibile, ma solo se si va nella direzione di un abbattimento di ogni divario, e non solo quello digitale, presupposto fondamentale per garantire l’equità di accesso alle cure costituzionalmente garantita.

Oggi i manager delle Aziende sanitarie sono impegnati fortemente al raggiungimento di questi obiettivi, tenendo sempre presente che l’innovazione e la digitalizzazione del SSN non rappresentano il fine, bensì uno strumento per la diffusione di una salute partecipativa, che sia sempre al servizio della comunità, e che si traduca in una vera e propria dimensione culturale», ha sostenuto Paolo Petralia, vice presidente vicario FIASO e direttore generale Asl 4 Regione Liguria.

Valorizzare l’innovazione garantendo accesso a prevenzione e terapie

«La medicina e i decisori sono chiamati a valorizzare le innovazioni terapeutiche e tecnologiche rese disponibili, garantendo da un lato un accesso sempre più appropriato e universale alla prevenzione e alle terapie, seguendo logiche che vedono la gestione della salute alla luce ma non in funzione di criteri economici, ponendo particolare attenzione alla riduzione degli sprechi, come l’aderenza dei pazienti alle prescrizioni farmaceutiche, ma senza disincentivarle laddove necessarie perché davvero utili e quindi anche cost effective.

Dall’altro lato, in un Paese che invecchia progressivamente e rapidamente come l’Italia, offrendo sostegni sociali ma anche assistenza ai bisogni di salute della donna e dei bambini, orientando i servizi sociosanitari e l’assistenza alla cronicità verso forme di sanità digitale sempre più spinte», ha sottolineato Alessandro Miani, presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale.

Puntare a programmi strutturati di telemedicina

Riorganizzare il sistema sanitario in chiave digitale vuol dire porre fine alla fase delle sperimentazioni e dei progetti pilota nell’ambito della telemedicina, mettendo a sistema programmi di teleassistenza, teleconsulto, teleriabilitazione che possano poggiare le basi su reti digitali adeguate e centralizzate di carattere regionale.

Questo potrebbe consentire una automatica alimentazione del fascicolo sanitario elettronico di ogni cittadino, consentendo ai medici e ai professionisti sanitari di disporre in qualsiasi momento di informazioni puntuali e aggiornate circa lo stato di salute dell’assistito.

Di fronte a una popolazione in costante e progressivo invecchiamento, «l’assistenza sanitaria deve entrare nelle case dei cittadini con strumenti in grado di monitorare parametri per i quali non è strettamente necessario recarsi in ospedale o dal proprio medico curante dopo la prima visita di presa in carico.

Per far questo è d’altro canto necessario predisporre a monte delle vere e proprie sale operative gestite dai diversi specialisti per decongestionare gli accessi impropri al Pronto Soccorso e ridurre le liste di attesa ambulatoriali: penso alle opportunità che si aprono per i pazienti diabetici, oncologici, con scompenso cardiaco o post ictus cerebrale, ma anche alla teledermatologia e alla riabilitazione, solo per fare alcuni esempi concreti», ha sottolineato Miani.

Le risorse non bastano, bisogna puntare sul personale

Innovazione, investimenti, digitalizzazione, tecnologie, big data, intelligenza artificiale, ricerca e nuovi farmaci sono gli elementi cardine per sostenibilità ed efficienza del SSN, un patrimonio pressoché unico nel panorama europeo che tuttavia rischia di franare in assenza di un’adeguata riorganizzazione e di assunzioni mirate del personale che necessita di essere sostenuto e motivato.

«Per innovare funzioni, servizi e processi di cura in un’ottica di salute globale abbiamo soldi per la tecnologia e ce li fornisce il PNRR ma la tecnologia (già oggi poco utilizzata in Italia) non può funzionare senza il personale.

Il PNRR rischia di essere un buco nell’acqua. Oggi in Italia servono circa 15.000 medici, oltre il 10% solo in Campania che sconta due lustri di tagli dovuti al piano di rientro e la più bassa quota di accesso al Fondo Sanitario Nazionale. Tutte le Regioni soffrono.

A limitare le assunzioni oltre che la carenza di medici specialisti in alcune branche e la poca attrattività del sistema c’è il tetto all’assunzione del personale che oltre a essere anacronistico appare anche contraddittorio con la volontà dichiarata di assumere che viene dai livelli di governo nazionale», ha sostenuto Pierino di Silverio, segretario nazionale dell’Anaao, principale sindacato di categoria della dirigenza medica.