Secondo un position paper statunitense, l’interventista dovrebbe guidare il team multidisciplinare impegnato nelle attività di ECMO, oltre a dettare le modalità e i tempi d’inizio del trattamento, confermando il ruolo sempre più importante di questa figura nelle attività di supporto vitale extracorporeo (Della Volpe, Jeffrey MD, MPH1; Barbaro, Ryan P. MD, MS2; Cannon, Jeremy W. MD3; Fan, Eddy MD, PhD4; Greene, Wendy R. MD, FACS, FCCM5; Gunnerson, Kyle J. MD, FCCM6; Napolitano, Lena M. MD, MCCM2; Ovil, Ace MD7; Pamplin, Jeremy C. MD, FCCM8; Schmidt, Matthieu MD, PhD9; Sorce, Lauren R. PhD, RN, CPNP-AC/PC, FCCM10; Brodie, Daniel MD11 Joint Society of Critical Care Medicine-Extracorporeal Life Support Organization Task Force Position Paper on the Role of the Intensivist in the Initiation and Management of Extracorporeal Membrane Oxygenation, Critical Care Medicine: June 2020 – Volume 48 – Issue 6 – p 838-846 doi: 10.1097/CCM.0000000000004330).

Il documento è il risultato di una serie di incontri della task force appositamente istituita dalla Society of Critical Care Medicine-Extracorporeal Life Support Organization con lo scopo di emanare raccomandazioni riferite all’ECMO basandosi sulle evidenze presenti in letteratura, oltre che sulla propria esperienza.

Ne sono risultate 18 raccomandazioni forti e 5 più deboli suddivise in 5 tematiche: selezione dei pazienti, gestione, mitigazione delle complicazioni, approccio multidisciplinare e comunicazione con i tutori legali.

In particolare, l’attivazione di un team multidisciplinare, formato da medici di emergenza, anestesisti, cardiologi, chirurghi, specialisti in ECMO, farmacisti, infermieri, esperti in terapia respiratoria, riabilitatori e palliativisti.
A seconda del paziente e delle eventuali complicanze conseguenti all’ECMO, ognuna di queste figure può ricoprire un ruolo predominante rispetto alle altre.

Come già accennato, questi specialisti dovrebbero essere guidati da un medico interventista, purché debitamente formato ed esperto. Un altro interessante risultato della review portata avanti dalla Task Force è questo: al momento non esiste evidenza alcuna che un approccio all’ECMO sia migliore di un altro.
Proprio per questa ragione gli autori sottolineano la necessità di proseguire il lavoro per definire almeno delle linee guida, cosa che renderebbe più semplice anche la formazione degli interventisti.

Stefania Somaré