Nel mese di novembre sono stati presentati i primi dati di un progetto (“La valutazione partecipata del grado di umanizzazione delle strutture di ricovero”) portato avanti da Agenas, Cittadinanzattiva, Regioni e Provincie Autonome sull’umanizzazione delle cure in Italia.
La valutazione ha coinvolto 387 strutture di ricovero di varia natura (116 con meno di 120 posti letto; 200 da 120 a 399 posti letto; 57 da 400 a 799 posti letto; 14 con più di 800 posti letto), per un totale di 800 professionisti e operatori sanitari e 700 cittadini appartenenti a varie associazioni di tutela e volontariato.
Per la valutazione, che riguarda il biennio 2017/2018, è stato utilizzato il metodo della valutazione partecipata, per cui tutti i cittadini coinvolti hanno partecipato a ogni fase, dal monitoraggio alle proposte di miglioramento, facendo parte dei team di lavoro.
142 gli item presi in considerazione, suddivisi in 4 aree e relative 12 sotto-aree: attenzione alle fragilità e ai bisogni della persona; rispetto della privacy; impegno per la non discriminazione culturale, etnica, religiosa; continuità delle cure; accessibilità fisica; logistica e segnaletica; reparti di degenza a misura d’uomo; comfort generale della struttura; semplificazione delle procedure; agevolazione dell’accesso alle informazioni e trasparenza; relazione tra professionista sanitario e paziente; relazione con il cittadini. Il conteggio medio nazionale è di circa 7 su una scala da 0 a 10.
L’area che ha ottenuto il punteggio più basso (6,6) è quella relativa alle procedure e alla trasparenza. In generale, si può considerare un punteggio sufficiente, ma il voto racconta di un sistema che può essere ulteriormente migliorato, soprattutto nel cura della relazione con il paziente, nell’accessibilità fisica, vivibilità e comfort dei luoghi di cura.
I risultati del progetto sono disponibili sul sito di Agenas e riportano misurazioni su alcune aree particolarmente sensibili, come l’Ostetricia, la Pediatria, la Terapia Intensiva, la Gestione del dolore e il Pronto Soccorso, oltre agli aspetti della Multiculturalità, oggi fondamentali da controllare dal momento che anche la nostra società sta iniziando ad accogliere varie etnie con le loro tradizioni.
Il ministro della Salute, Giulia Grillo, ha dichiarato: «coinvolgere i cittadini nelle decisioni che riguardano la propria salute è una svolta che può solo migliorare il nostro SSN, che a dicembre compie 40 anni e che resta tra i migliori modelli internazionali di sanità universalistica.
L’umanizzazione delle cure non è un concetto astratto, un principio di buona volontà, ma un percorso ben preciso con obiettivi concreti e misurabili.
Ringrazio AGENAS e Cittadinanzattiva per questa preziosa rilevazione che ci mostra i passi avanti che si sono fatti e che si stanno facendo in ben 417 strutture di ricovero pubbliche e del privato accreditato. Nella mia idea di politica sanitaria accanto ai numeri c’è sempre spazio per i diritti del cittadino e ascolto per le sue richieste.
Con le Regioni stiamo lavorando al nuovo Patto della Salute e vorrei che l’umanizzazione nei percorsi terapeutici fosse un presupposto condiviso da tutti».

Francesco Bevere, dg di AGENAS, ha aggiunto: «un cambiamento culturale che ha attraversato le strutture sanitarie grazie alla presenza in loco di équipe locali composte da professionisti sanitari e cittadini, impegnati a valutare e contestualmente a proporre specifici piani di miglioramento proposti alle direzioni aziendali.
Una metodologia innovativa che non solo fotografa il livello di umanizzazione del nostro sistema, ma guarda al futuro in maniera propositiva affinché su tutto il territorio vi siano strutture sanitarie confortevoli, personale adeguatamente formato su queste tematiche e locali rispondenti ai bisogni dei pazienti più fragili.
L’auspicio è che il prossimo Patto per la salute rafforzi la necessità di dotarsi di indicatori per il monitoraggio della capacità di accoglienza delle nostre strutture di cura, perché ambienti confortevoli e personale sanitario sensibile a tutte le esigenze dei malati rappresentano essi stessi straordinari strumenti terapeutici».
Stefania Somaré