Come per altre patologie tumorali, anche per il melanoma esistono terapie innovative rispetto alla più tradizionale chemioterapia. Una meta-analisi che ha coinvolto 122 trials e 28.000 pazienti permette oggi di riconoscere a queste nuove terapie una maggiore efficacia.
Lo studio – pubblicato in un articolo della rivista Cochrane Collaboration (Systemic Treatments for Metastatic Cutaneous Melanoma – Cochrane Database System Review, 6 febbraio 2018, pagine 1-333), è stato condotto da ricercatori dell’Istituto Oncologico Veneto, che hanno isolato 83 trials da quelli di partenza, riuscendo a fare 21 comparazioni terapeutiche suddividendo le opzioni in 5 gruppi: chemioterapia tradizionale con farmaci unici o prodotti multifarmaco, bio-chemioterapia, ovvero chemioterapia più proteine prodotte dal sistema immunitario, come l’interleukina-2; immunoterapia; terapia mirata a bloccare le oncoproteine e altre terapie, tra cui i farmaci anti-angiogenici.
I migliori risultati si sono ottenuti con l’immunoterapia combinata, che risulta essere però tossica per il paziente, l’immunoterapia con anti-PD1, meno tossica e meno efficacie, e con la terapia target combinata, che sembra unire la massima efficacia al minor impatto sui tessuti sani.
Il lavoro è firmato da professionisti: Vanna Chiarion Sileni, responsabile struttura di Oncologia del melanoma e dell’esofago; Carlo Riccardo Rossi, direttore dell’Unità di Chirurgia Oncologica; Simone Mocellin, dirigente dell’Unità di Chirurgia Oncologica; Sandro Pasquali, chirurgo oncologo dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.
La dottoressa Chiarion Sileni ha commentato: «la varietà di risorse terapeutiche oggi disponibili – è il commento di Vanna Chiarion Sileni – obbliga gli specialisti a considerare le migliori opportunità esistenti in una strategia di percorso terapeutico che permetta di sfruttarle al meglio considerando effetti immediati e tardivi, integrazione con i trattamenti locali (chirurgia, radioterapia, elettrochemioterapia) con il risultato di cronicizzare la malattia.
La partecipazione alla ricerca internazionale permette inoltre di considerare anche le terapie in arrivo non solo le già disponibili. Come in tutte le sfide la strategia è il fulcro del risultato».
Stefania Somaré