Miocardite: chi è più a rischio?

Uno studio statunitense (Barfuss, S.B., Butts, R., Knecht, K.R. et al. Outcomes of Myocarditis in Patients with Normal Left Ventricular Systolic Function on Admission, Pediatr Cardiol (2019) ha indagato il ruolo che una buona funzione sistolica ventricolare sinistra al momento del ricovero ha sugli esiti di miocardite in soggetti di età inferiore ai 19 anni.
I ricercatori hanno ricercato i casi di soggetti pediatrici ricoverati per miocardite tra il 2008 e il 2012 in sette ospedali pediatrici di terzo livello, escludendo dallo studio quelli che avevano una frazione di eiezione LV inferiore al 50% e un accorciamento frazionale inferiore al 28%.

Il numero totale di pazienti rispondenti alle richieste dello studio è stato di 75, con età media di 15,5 anni. Il 33% femmine.
I principali sintomi dichiarati all’arrivo in ospedale erano dolore al petto e dispnea. Le analisi successive hanno indicato che probabilmente i rischi clinici di questi soggetti sono maggiori di quanto si pensasse, nonostante il quadro clinico di una buona funzione ventricolare sinistra.

All’ammissione, i valori medi di peptide natriuretico B (BNP) era di 132 pg/mL, mentre quelli di troponina I (TnI) di 8.4 ng/mL.
Il 55% dei pazienti presentava una elevazione del tratto ST. Il 63% dei soggetti sottoposti a RM hanno mostrato segni di infiammazione.

I pazienti che hanno avuto esiti peggiori dalle terapie mostravano i livelli più alti di BNP, TnI e creatinchinasi. A distanza di un anno dall’evento, un paziente era morto per cause sconosciute, il 15% era stato riammesso per ragioni cardiache e il 21% ha proseguito con terapie mirate.

Stefania Somaré