Nuovo ospedale di Pordenone: il progetto e la città

La progettazione di un nuovo ospedale è un’attività interdisciplinare che coinvolge non solo i professionisti incaricati ma anche – e direttamente – organi e componenti dell’azienda sanitaria/ospedaliera, chiamati a dare il proprio contributo alla definizione di un edificio complesso e fortemente interrelato con il contesto e al proprio interno.

Il caso del nuovo Ospedale Santa Maria degli Angeli di Pordenone è significativo perché il percorso che ha condotto all’attuale progetto, già in corso di realizzazione, si è sviluppato per oltre un decennio: «I primi studi per il rinnovamento dell’ospedale risalgono al 2005», afferma l’ing. Loretta De Col, responsabile del procedimento per l’AAS n. 5 Friuli Occidentale.

Ing. Loretta De Col – ASS n. 5 Friuli Occidentale

«Il primo progetto prevedeva l’adeguamento normativo della struttura esistente e la costruzione di un padiglione d’ampliamento, ricorrendo a un leasing finanziario. Quell’ipotesi fu poi scartata a favore dell’idea di costruire il nuovo ospedale in un’area esterna rispetto al cento abitato, mediante un project financing, ma anche questo secondo progetto non si concluse positivamente.

A seguito della definizione del programma per il nuovo ospedale da parte della Giunta regionale, alla fine del 2013 fu indetta la gara per la progettazione preliminare e definitiva del nuovo edificio ospedaliero, da costruire a fianco di quello esistente.

Personalmente ritengo che la decisione di mantenere l’ospedale nel cuore della città comporti numerosi vantaggi per l’intera comunità. Il progetto è stato perciò orientato verso la ricerca delle soluzioni atte ad assicurare la migliore integrazione con la realtà urbana.

L’intervento, che prevede anche la costruzione della nuova Cittadella della Salute, è finanziato con fondi regionali e statali e dal fondo POR FESR 2014/’20 per l’efficienza energetica. L’appalto concorso, che comprende anche la progettazione esecutiva, è lo strumento individuato per la realizzazione».

Ospedale e contesto urbano

Quali indirizzi hanno guidato l’attività progettuale?
«L’ospedale esistente è composto da numerosi padiglioni indipendenti, costruiti in epoche e con criteri differenti, tutti più o meno inadeguati rispetto alle esigenze dell’attività sanitaria contemporanea: uno dei problemi principali dell’attuale struttura è senz’altro costituito dalla lunghezza dei percorsi.

L’area d’intervento era occupata da fabbricati sottoutilizzati – privi di vincoli dal punto di vista storico-architettonico e perciò demoliti – e serviva come parcheggio per i dipendenti. Il suo pregio è la prossimità ai padiglioni C e H che, successivamente all’entrata in funzione del nuovo edificio, saranno ristrutturati per accogliere le funzioni di supporto all’attività sanitaria del nuovo ospedale, liberando così tutti gli altri padiglioni.

L’esperienza maturata durante i progetti precedenti ha offerto un patrimonio di soluzioni utili alla definizione di numerosi aspetti rilevanti dal punto di vista sanitario e operativo, per esempio, in ordine ai collegamenti interni. Il team di progettazione ha comunque goduto di un’ampia libertà ideativa: è il caso della posizione dell’edificio, differente rispetto a quella ipotizzata nel Documento Preliminare alla Progettazione.

Poiché la programmazione regionale non prevede modifiche sostanziali alla tipologia e alla consistenza attuale dei servizi erogati, le attività sono state riorganizzate all’interno di una struttura funzionale e flessibile, caratterizzata da un sistema di percorsi che garantiscono rapidità negli spostamenti fra i reparti e dotata di impianti e tecnologie all’avanguardia, anche sotto il profilo del comfort di utenti e personale e della sostenibilità energetica.

Il nuovo ospedale sarà perciò estremamente compatto dal punto di vista architettonico, risulterà poco invasivo rispetto al tessuto edilizio circostante e disporrà di soli 15.000 m² di superficie in più rispetto a quello oggi in funzione. Anche grazie a un insieme di interventi previsti sulla viabilità circostante, ci aspettiamo un limitato impatto sul traffico urbano».

Relazioni esterne e interne

Quali sono gli aspetti qualificanti del progetto?
«La pluralità degli accessi è risultata un fattore determinante per la corretta distribuzione delle funzioni. Per esempio, l’ingresso principale si trova sul fronte opposto rispetto a quelli di servizio, fra i quali si distingue l’area d’attesa dei pazienti non deambulanti diretti o in arrivo mediante ambulanza; la vicinanza dell’autorimessa consente al personale di accedere direttamente al livello interrato, dove si trovano gli spogliatoi, senza passare dalla hall.

I percorsi destinati ai pazienti esterni e ai visitatori sono articolati in due rami: da una parte la main street collega i servizi alla persona e i reparti operanti 24/24 ore, dall’altra i pazienti diretti all’area ambulatoriale percorrono un corridoio che può essere chiuso durante la notte.

Il percorso tecnico destinato al personale, ai pazienti interni e agli altri flussi di servizio garantisce rapidità negli spostamenti fra i reparti, specie fra l’area dell’emergenza/urgenza, la diagnostica strumentale, le degenze ad alta intensità di cure e il comparto chirurgico. Un altro aspetto interessante è stato la creazione di un collegamento diretto fra Pronto Soccorso e Poliambulatorio, sfruttando il corridoio che distribuisce l’Osservazione Breve Intensiva.

Durante l’approfondimento progettuale sono emersi ulteriori temi rilevanti, relativi ad esempio sia al dimensionamento e alla dotazione dei reparti a elevato contenuto tecnologico, sia alla sostenibilità energetica mediante l’impiego di fonti rinnovabili, in quest’ultimo caso con soluzioni che ci hanno permesso di accedere a un finanziamento ad hoc».

Concentrare i servizi territoriali

Le cosiddette “case della salute” sono una tipologia molto particolare di edifici sanitari, diversi dagli ospedali: quali sono i rapporti fra le due strutture?
«La Cittadella della Salute ospiterà diversi servizi socio-sanitari rivolti al pubblico, gestiti dall’ASS e dalla municipalità, e altre attività assimilabili come, per esempio, un nucleo di medici di medicina generale e di pediatri di base. Il suo scopo è concentrare in un’unica sede attività in reciproca relazione – alcune delle quali sono allocate nell’ospedale esistente – facilitando l’accesso ai servizi da parte dei cittadini-utenti.
A conclusione di entrambi gli interventi prevediamo di mantenere in attività solo i padiglioni C e H, i più vicini al nuovo ospedale, previa loro ristrutturazione.
In questo modo il sedime dell’attuale ospedale e i fabbricati dismessi, situati in posizione strategica all’interno del tessuto urbano, saranno a disposizione per eventuali altre funzioni, anche non sanitarie, oggi ancora da definire o, in alternativa, come spazio verde di parco urbano, a seconda degli orientamenti che prenderanno corpo nei prossimi anni».

Giuseppe La Franca
architetto