Open bay or single room?

Le infezioni da batteri resistenti a più antibiotici sono un problema particolarmente gravoso, con ripercussioni sul piano organizzativo e gestionale. In occasione del congresso SIAARTI 2023, una specifica sessione ha cercato di fornire indicazioni – sulla base delle evidenze disponibili – sulla migliore gestione dei pazienti con infezioni da batteri multi-resistenti in Terapia Intensiva, in single room o open bay.

In Italia i batteri multiresistenti, MDR – multi-drug resistent, sia gram negativi sia positivi, rappresentano un problema molto significativo. A livello assistenziale, questa condizione si ripercuote su aspetti gestionali e organizzativi nell’intento di minimizzare i fenomeni di colonizzazione.

In occasione del congresso ICARE 2023 della Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva – SIAARTI, ospitato a Roma dal 26 al 28 ottobre scorso, ci si è chiesti se, nelle terapie intensive, sia meglio isolare pazienti con infezioni multi-resistenti in stanza singola o lasciarli in open bay, alla luce delle evidenze disponibili.

Vantaggi e svantaggi di open bay e single room

L’analisi è partita dalla valutazione di vantaggi e svantaggi offerti dalle due situazioni. L’open bay consente un monitoraggio più facile, determinando quindi un miglioramento della qualità dell’assistenza, favorendo maggiori interazioni al paziente e costi ridotti. Di contro, rende il controllo delle infezioni più complesso rispetto all’isolamento in stanza singola e aumenta il rischio di trasmissione.

La stanza singola, dal canto suo, migliora il controllo delle infezioni, offre maggiore privacy e confort ma necessita di maggiori risorse e si configura come una situazione più problematica nell’assicurare un efficiente monitoraggio dei pazienti in un momento di carenza di personale.

Le evidenze di uno studio olandese

Uno studio olandese di carattere retrospettivo ha indagato la trasmissione di infezioni da batteri gram negativi nel passaggio da una terapia intensiva di tipo open bay a una nuova unità di Terapia Intensiva caratterizzata da stanze singole. Il passaggio dal vecchio al nuovo modello ha determinato una diminuzione nella prevalenza di nuove infezioni.

L’importanza delle stanze singole è stata confermata anche da un successivo studio canadese che ha confrontato i due modelli all’interno di un ospedale a sistema misto. Nelle stanze singole, le infezioni sono diminuite del 54%, con una riduzione del 10% anche dei tempi di degenza.

La diversa situazione delle TIN

Se questo, tuttavia, è vero per gli adulti, non viene confermato nella popolazione pediatrica tanto che uno studio di quattro anni condotto sulle Terapie Intensive Neonatali, ha mostrato l’assenza di differenze significative tra i due scenari, evidenziando che assistere il paziente pediatrico in single room non mostra effetti protettivi.

In assenza di single room rispetto rigoroso dei protocolli

Per quanto le single room rappresentino una valida opzione, le stesse non sono presenti ovunque. Cosa fare dunque, laddove non c’è disponibilità di single room, per ridurre al minimo i tassi di colonizzazione di MDR? La risposta risiede nel rispetto rigoroso dei protocolli attraverso un bundle a 5 componenti: da un consumo maggiore di gel disinfettante per l’igiene delle mani ad aumentati screening, disinfezione ambientale, precauzioni nel contatto con i pazienti e applicazione di una pulizia e disinfezione radicale ciclica.