Ospedale di Cittadella, piastra virtuale per l’ampliamento

Funzionalità e flessibilità sono requisiti tipici degli edifici ospedalieri contemporanei: il progetto per l’Ospedale di Cittadella risponde anche a criteri di ridondanza e scalabilità, anche ai fini della sicurezza.

Centralità del paziente, riduzione al minimo della complessità e dei costi di gestione e raggruppamento delle funzioni per peculiarità tecnologica: questi i principi ispiratori del progetto definitivo per il nuovo Padiglione per degenze per l’Ospedale di Cittadella (Padova), curato da LFA Luisa Fontana Atelier, F-Project, Prisma Engineering e dott. geol. Pietro Semenza.

Caratterizzato da un approccio organico al tema dello spazio terapeutico, reinterpreta la logica endogena dell’accrescimento e della specializzazione, il progetto si distingue per soluzioni architettoniche e spazio-funzionali alternative rispetto al modello della “macchina umanizzata” che informa la maggior parte degli ospedali contemporanei. 

Ridondanza e circolarità

Ne abbiamo parlato con l’ing. Tommaso Caputo, direttore del Servizio tecnico patrimoniale dell’Azienda ULSS 6 Euganea, nonché responsabile del procedimento: «Il progetto per il nuovo padiglione è il punto d’arrivo di un percorso di ammodernamento e miglioramento della dotazione strutturale dell’ospedale esistente, che corona gli investimenti compiuti negli ultimi 10-15 anni.

Tommaso Caputo, Direttore Servizi tecnici e patrimoniali, Azienda ULSS 6 Euganea

Nel 2018, la scelta dello strumento concorsuale ha permesso di valutare una pluralità di proposte, fra loro alternative, per rispondere a un articolato quadro esigenziale. Oltre all’interesse rispetto a soluzioni innovative per l’assetto spazio-funzionale delle camere e dei reparti di degenza, sentivamo infatti la necessità di rendere più ridondante e flessibile la rete dei percorsi, dalla scala dell’ospedale fino a quella dei singoli reparti.

L’esperienza ci insegna, per esempio, che in un ospedale sono necessari impianti ridondanti per garantire l’indispensabile continuità dei servizi sanitari e, perciò, l’operatività del personale e la sicurezza dei pazienti. Nelle linee guida questo concetto è stato esteso anche ai collegamenti.

Di conseguenza il progetto prevede che ogni modulo di nuova realizzazione sia raggiungibile e collegato agli altri moduli, vecchi e nuovi, con due diversi percorsi. Due anni dopo, i problemi creati dalla pandemia anche nell’ospedale di Cittadella hanno confermato che la strada imboccata con il concorso era corretta, perché rispondeva a un’esigenza concreta – ancorché inespressa fino ad allora.

Il progetto propone una risposta originale ed esaustiva. La forma circolare dei percorsi interni, che si incrociano in tre punti con i doppi corridoi del connettivo “tau”, restituisce un sistema che, in condizioni normali, permette all’intero ospedale di funzionare al meglio e, in caso di necessità, consente ai singoli reparti di operare in modo pressoché indipendente gli uni rispetto agli altri, dal punto di vista degli accessi e dei flussi».

Flessibilità scalabile

La nuova struttura sarà perciò sezionabile a piacere e, quindi, estremamente flessibile oltre che sicura…

«Lavorando di concerto con il team aziendale, i professionisti hanno sviluppato i concetti alla base del progetto vincitore del concorso. È il caso, per esempio, della varietà di configurazioni che possono assumere i locali annessi alle camere, non solo come servizi igienici con un’ampia casistica di dotazione e apparecchi, ma anche come filtro sanitario, per la separazione della singola camera rispetto al resto del reparto

Si tratta di camere equipaggiate per accogliere, con immediatezza, pazienti potenzialmente infetti o immunodepressi, il cui impianto di ventilazione permette la completa gestione della variazione del gradiente pressorio. La stessa operazione può essere effettuata sull’intero modulo di degenza rispetto al resto del piano, utilizzando i soggiorni come filtro sanitario, e sull’intero piano rispetto al resto dell’edificio, proprio grazie alla flessibilità d’uso degli spazi connettivi.

Tutte queste attenzioni sono l’esito di riflessioni avvenute durante la progettazione definitiva, completata nel periodo conclusivo della pandemia, che hanno restituito un progetto estremamente calato nella realtà del presidio di Cittadella. Le varie attività del servizio di cardiologia (degenze, emodinamica, UCIC, ambulatori), ad esempio, sono situati in edifici diversi che saranno tutti raccordati fra loro da un nuovo connettivo ospedaliero, facilitando i collegamenti.

Il progetto – conclude l’ing. Caputo – realizza così una sorta di “piastra virtuale” data dalla realizzazione del nuovo edificio e, ancor più, dalla sua interrelazione con il complesso ospedaliero finalizzata allo sviluppo di un modello di ospedale del prossimo futuro.

Il progetto è estremamente originale anche dal punto di vista della qualità architettonica, intesa non solo come umanizzazione, ma anche come attenzione alla riservatezza del paziente, facilitazione del lavoro del personale e, in generale, eliminazione di tutti quegli aspetti – come i lunghi corridoi diritti, così diffusi negli ospedali contemporanei – che possono creare disaffezione e alienazione».

Forma e contesto

L’arch. Luisa Fontana, fondatrice e ceo di LFA Luisa Fontana Atelier, è la progettista che ha coordinato il gruppo di progettazione del concorso e del progetto definitivo: «L’innovativo impianto progettuale prende forma dalla collocazione nel contesto e, inserendosi nell’unica area immediatamente disponibile, consente la realizzazione del padiglione degenze in unica fase anziché in più fasi, riducendo tempi di costruzione e disagi relati al cantiere senza interruzioni del servizio assistenziale nei padiglioni esistenti.

Luisa Fontana, progettista, fondatore e CEO di LFA Luisa Fontana Atelier

L’edificio si modella con forme libere lungo il perimetro frastagliato dei corpi edilizi esistenti, frutto di addizioni successive derivanti da mere logiche funzionali, stemperandone la rigidezza e spigolosità. Il risultato è una forma armoniosa e dinamica che riduce l’impatto volumetrico della nuova costruzione nel contesto, effettivo e percepito, aumentando la qualità dello spazio costruito e delle aree esterne.

La collocazione baricentrica del nuovo padiglione e il sistema dei collegamenti con i corpi edilizi esistenti, veri e propri “cordoni ombelicali”, consentono la rifunzionalizzazione dell’intero sistema ospedaliero. Le aree esterne, destinate completamente a verde nell’ottica di un’area ospedaliera green e car free, sono l’elemento di ricucitura tra il nuovo edificio e il tessuto edilizio esistente.

Il sistema dei collegamenti è alla base dell’organizzazione spaziale e si basa sulla separazione dei flussi per interni, esterni, personale e logistica, sia in orizzontale che sulla verticale grazie ai nuclei distributivi dedicati. L’impianto ad anello configura la ridondanza dei percorsi e la possibilità di gestire i collegamenti in termini flessibili, anche differenziandone l’utilizzo rispetto all’ordinario, alla luce dell’esperienza della gestione dell’emergenza Covid-19».

Architettura è cura

«Il modello spaziale è costituito da un corpo principale a corte, di forma ovale, e da un’appendice ed è attraversato da un sistema a croce, denominata Tau, che contiene il connettivo e i nodi distributivi principali. L’apparente libertà formale dell’impianto del padiglione sottende una geometria rigorosa basata sul modulo di degenza, che è l’elemento generatore e ordinatore dello spazio e rappresenta la modularità e la flessibilità della struttura.

Il modulo di degenza è generato dalla rotazione della “spina”, formata dai doppi servizi, attorno ai centri delle geometrie che scandiscono lo spazio. La porta di accesso è in posizione centrale e ai lati sono ricavati nuclei a servizio da destinare a servizio igienico dei degenti (uno per paziente) o ad altre funzioni, in relazione alle specifiche esigenze assistenziali, con molteplici funzionalità e una ampia flessibilità d’uso.

La camera di degenza con letti contrapposti garantisce a entrambi i pazienti lo stesso standard qualitativo (credit: LFA – Luisa Fontana Atelier)

La camera di degenza ordinaria è caratterizzata da due letti disposti frontalmente e due nuclei a servizio. Garantisce a entrambi i pazienti lo stesso standard qualitativo in termini di assistenza sanitaria, dotazione e servizi, spazio famiglia, vista verso l’esterno e privacy. La particolare distribuzione spaziale consente inoltre la visibilità di entrambi i pazienti da parte degli operatori sanitari nonché la massima operatività e riservatezza.

Il nuovo padiglione degenze di Cittadella – conclude l’arch. Luisa Fontana – apre a un approccio progettuale nuovo, che si libera da schemi tipologici precostituiti e per alcuni versi obsoleti e si apre a nuove organizzazioni spaziali, capaci di rispondere alle nuove sfide della sanità contemporanea. Innovazione, flessibilità, funzionalità, efficienza, accessibilità e umanizzazione sono i leit motive per un’architettura che è parte integrante del processo di cura».