Dopo alcuni mesi di lieve miglioramento, a giugno i tempi di pagamento delle strutture sanitarie alle aziende dei dispositivi medici sono peggiorati in quasi tutte le Regioni italiane ed è probabile che nei prossimi mesi non avremo diminuzione dei giorni di ritardo. Al momento lo scoperto nazionale è oltre 1,6 miliardi di euro, con un ritardo medio di 204 giorni. Dati questi che non fanno sperare per il prossimo futuro in un saldo delle fatture a 60 giorni, come previsto dalla legge. Questo il commento di Assobiomedica alla luce delle stime sui ritardati pagamenti, pubblicate dal Centro Studi della stessa Assobiomedica. Stefano Rimondi (nella foto), presidente dell’Associazione, spera che «le Regioni più in ritardo nei pagamenti chiedano le anticipazioni di liquidità entro il 31 luglio, in modo da sanare il debito pregresso e allineare ai tempi previsti dalla legge i pagamenti delle forniture correnti per evitare futuri nuovi accumuli di debiti. Temiamo, però, che le Regioni più morose non riusciranno a saldare il pregresso e continueranno a pagare in ritardo, contribuendo al progressivo impoverimento dei servizi sanitari e a una disomogeneità territoriale delle prestazioni offerte ai cittadini».