PNE 2022, tra necessità di riorganizzazione e opportunità del PNRR

Basato su dati inviati da 1.377 ospedali pubblici e privati, il Programma Nazionale Esiti 2022 prende in considerazione 194 indicatori, 10 in più rispetto alla versione precedente, così suddivisi: 171 relativi all’assistenza ospedaliera e 23 a quella territoriale.
L’intento è fornire indicazioni chiare che possano aiutare nella riorganizzazione del SSN.

Realizzato da Agenas, il report analizza inoltre le influenze pandemiche sull’organizzazione sanitaria.
Salta così all’occhio che anche nel 2021, così come nel 2020, il volume di ricoveri ordinari e in emergenza è stato inferiore rispetto al pre-Covid: colpiscono, in particolare, il -10% dei ricoveri per infarto e il -6% di quelli per frattura del femore.
Restiamo su questi due eventi urgenti: il tasso di mortalità a 30 giorni per infarto torna a calare, attestandosi sul 7,7%, contro l’8,4% del 2020.
Il valore precedente la pandemia, cui la sanità tende, è il 7,3%.
Sempre in ambito cardiovascolare, si osserva una ripresa degli interventi di valvuloplastica o sostituzione valvolare, in aumento di 4.681 unità rispetto al 2021, dato insufficiente per arrivare ai valori prepandemici. Il calo di interventi è infatti circa 13.600 ricoveri nel biennio 2020-21.

Passando all’ambito muscolo-scheletrico, è diminuita anche la mortalità a 30 giorni per frattura di femore, pari al 6,4% nel 2021 rispetto al 6,6% del 2020, quando l’atteso sarebbe il 5,1%, valore precedente l’arrivo del Sars-CoV-2.
Continua anche la riduzione di volume dei ricoveri programmati, con -1.900 ospedalizzazioni per bypass aorto-coronarico, -27 mila ricoveri per artroplastica di anca e -39 mila per artroplastica di ginocchio.

I ricoveri per ictus ischemico, infine, restano stabili, con una riduzione del 9% rispetto al pre pandemia. Numeri che suggeriscono una ripresa non ancora completa. Permane una certa inappropriatezza in area materno-infantile per quanto riguarda il parto cesareo, storicamente difficile da eradicare nel nostro Paese.
Solo il 14,1% delle maternità con meno di 1.000 parti/anno e il 69,7% di quelle con volumi superiori a 1.000 hanno fatto registrare proporzioni in linea con il DM 70/2015.

Basse, inoltre, le proporzioni di parto vaginale nei secondi parti successivi a un cesario: a livello nazionale la media è del 6,7%, con un marcato gradiente tra Nord e Sud. Migliorano, fortunatamente, le ospedalizzazioni per tumore maligno della mammella, tornate a essere a livelli pre pandemici.

«Il PNE», ha dichiarato Domenico Mantoan, direttore generale di Agenas, «ha evidenziato i principali elementi da considerare per sostenere la riorganizzazione del SSN dopo la pandemia e per contribuire alla diffusione delle buone prassi esistenti e orientare il cambiamento.
L’opportunità offerta dal PNRR richiede uno sforzo programmatorio di ampio respiro in cui le Regioni e le singole strutture sono chiamate a svolgere un ruolo concreto. Per impiegare in maniera ottimale le risorse stanziate in attuazione del PNRR, occorre una riorganizzazione dell’offerta sanitaria in grado di realizzare un sistema che dia risposte puntuali ai bisogni di prevenzione e assistenza della popolazione.

Tale strada può essere percorsa solo attraverso una concreta sinergia tra i vari livelli di governance del sistema. In tale ottica, da quest’anno il PNE rafforza il supporto concreto offerto alle strutture sanitarie: a partire dagli indicatori del treemap, che permettono di fornire una valutazione sintetica della singola struttura negli ambiti nosologici considerati, verranno segnalate le realtà che presentano delle criticità negli esiti o nei processi clinico-assistenziali.

Inoltre, le Regioni e le strutture potranno richiedere un affiancamento fattivo da parte di Agenas, nell’ambito di percorsi integrati di audit, per intervenire direttamente sul campo con la collaborazione di tutti gli stakeholders, al fine di superare le criticità e favorire il miglioramento».

Stefania Somaré