Programmare dopo la tempesta, riformare la sanità nel post-Covid

Il rapporto dell’Istituto per la Competitività I-Com “Programmare dopo la tempesta. Quali modelli di governance e cura per il Sistema Sanitario Nazionale post-Covid?”, presentato lo scorso 30 settembre, è partito da alcuni grandi incompiuti per una ripartenza nel post-Covid: Livelli Essenziali di Assistenza, telemedicina, eliminazione delle disparità regionali e ricerca clinica.

A oltre 18 mesi dall’inizio dell’emergenza pandemica, ora che finalmente – grazie all’introduzione di farmaci innovativi e di una massiccia e sempre più pervasiva campagna vaccinale, che nel nostro Paese ha coinvolto finora oltre 42,5 milioni di cittadini – è possibile intravvedere la luce in fondo al tunnel.

Nonostante la grande capacità di reazione e resilienza del SSN, il Covid ha tuttavia portato alla luce una serie di nodi irrisolti: dalla revisione dei LEA alla telemedicina, dal digitale alle cure di prossimità e all’assistenza territoriale, dalla necessità di investimenti maggiori in innovazione e ricerca alle partnership pubblico private, non solo a livello nazionale, bensì europeo.

Alcuni elementi emersi dal rapporto

La pandemia ha peggiorato lo stato di salute degli italiani, rileva il rapporto: oltre 10 milioni hanno rinunciato negli ultimi 18 mesi a prestazioni sanitarie non Covid e screening. Ci si è trovati di fronte a una sanità sospesa che, da una parte, ha visto un’interruzione dei servizi da parte delle Regioni e, dall’altra, un crescente timore dei cittadini.

Questo tuttavia rischia di tradursi a breve in un peggioramento dello stato di salute dei cittadini e in un’impennata di neoplasie determinate da una mancata prevenzione. A ciò si aggiunge che se il Covid ha spinto la ricerca per trattamenti e vaccini contro l’infezione da Sars-Cov-2, dall’altra ha agito da freno alle sperimentazioni cliniche, ridottesi del 19,6% nel 2020.
L’assistenza territoriale, già inefficiente prima del Covid, ha mostrato grandi criticità, in parte arginata dalla spinta alla telemedicina, ma con grandi differenze di carattere regionale.

Le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (12,5% a favore della salute, a fronte del 19% della Germania) puntano molto sulla sanità territoriale, anche con la costruzione di case della salute volte a ridurre il congestionamento dei pronti soccorso. Tuttavia nella roadmap, evidenzia I-com, non sono stati ancora identificati il parco tecnologico e le figure sanitarie coinvolte.
Si tratta di punti cruciali cui fornire una risposta, unitamente alle risorse del PNRR per un reale rilancio del SSN.

I Livelli Essenziali di Assistenza

I LEA sono stati aggiornati nel 2017. «Le novità previste, tuttavia, non sono ancora diventate operative in assenza dei decreti che fissano le tariffe massime dell’assistenza specialistica ambulatoriale e protesica, così da non rendere fruibili le nuove prestazioni.
Il grande assente, in sintesi, è il cosiddetto decreto Tariffe, senza il quale l’accesso ai nuovi Lea di fatto non sarà garantito», si legge nel rapporto.

La telemedicina

Con l’emergenza pandemica anche l’Italia ha fatto dei passi avanti verso un modello di Connected Care. Infatti, nel dicembre 2020, l’approvazione dell’accordo Stato-Regioni sulle “indicazioni nazionali per l’erogazione di prestazioni di telemedicina” ha dato formale riconoscimento a questa pratica come parte del SSN. Anche qui tuttavia, numerose sono le questioni ancora sospese: dalla frammentazione regionale alla necessità di investire di più nella formazione del personale medico e infermieristico, al rinnovo del parco tecnologico delle strutture.
Senza parlare dei problemi di interoperabilità tra sistemi diversi, evidenziato dal presidente I-Com Stefano Da Empoli, un altro nodo cruciale che rischia di far rimanere la telemedicina un servizio effettivo solo sulla carta.

Le sperimentazioni cliniche

Anche qui grandi ritardi sul decreto Lorenzin, ostacolato, ancora una volta, dall’assenza di decreti attuativi che rischiano di lasciare nel cassetto un importante elemento di riforma del sistema sanitario italiano.

Le disparità regionali

Una parte del rapporto è dedicata ai differenti sistemi sanitari regionali. Il dato più macroscopico è quello che classifica le regioni in un ranking che vede nella ‘top 3’ Molise, Toscana, Veneto.

Per evidenziare le disparità regionali presenti nello Stivale, I-­Com ha elaborato un indice sintetico partendo dalle principali variabili riportate nell’Annuario Statistico del SSN. In cima alla classifica si posiziona il Molise con punteggio pieno pari a 100.

Le ragioni di tale posizionamento fanno riferimento principalmente al servizio di guardia medica e, nello specifico, a un rapporto più elevato fra punti di guardia medica e popolazione e medici titolari di guardia medica e abitanti rispetto a quanto si rileva nelle altre Regioni italiane.

Il Molise, inoltre, anche sul fronte dell’assistenza domiciliare integrata presenta valori che lo discostano dal resto del Paese. Raggiunge, infatti, nel 2019 oltre i 5 mila casi trattati con ADI anche se in riferimento alle ore totali per caso trattato (pari a 23) si posiziona molto al di sotto rispetto alla maggior parte delle regioni italiane.

Sul podio si collocano, inoltre, Veneto e Toscana, con un punteggio rispettivamente pari a 61 e 60 e seguite subito dopo dall’Emilia ­Romagna con 56 punti. Si tratta di tre Regioni che presentano nel complesso un quadro positivo dell’assistenza territoriale e in generale dei rispettivi SSR.

Nella seconda metà della classifica la Lombardia, che nel corso degli anni ha posto al centro del proprio sistema i servizi ospedalieri con una conseguente marginalizzazione della componente territoriale, comportando, dunque, nel tempo, una scarsa capacità di dare risposte sul territorio ai bisogni socio­sanitari di importanti classi di popolazione come anziani e soggetti socialmente fragili.

Infine, a fondo classifica, Provincia Autonoma di Bolzano, Calabria e Valle d’Aosta con punteggi molto bassi che denotano alcune fragilità dell’assistenza territoriale, soprattutto relativamente ai servizi di prossimità.

Le risorse

Per quanto attiene infine alle risorse – un elemento imprescindibile per l’efficienza del SSN – i continui tagli perpetrati negli anni hanno pregiudicato la gestione della crisi sanitaria, evidenziando tutte le criticità in essere.
Occorre oggi dunque sfruttare appieno le risorse messe a disposizione dal PNRR, per ammodernare un servizio sanitario dal grande potenziale che mostra ancora tuttavia forti disuguaglianze.

Elena D’Alessandri