Protesi mitralica a cuore battente, nuovo dispositivo italo-francese

Un intervento innovativo di sostituzione della valvola mitralica a cuore battente è stato eseguito presso l’Ospedale Molinette di Torino, si è trattato del primo intervento del genere al mondo.
La protesi utilizzata (Epygon) è stata pensata la prima volta da un team di bioingegneri del bioparco di Colleretto Giacosa, nel Canavese, per poi essere realizzata grazie alla francese Affluent Medical, che ha finanziato il progetto.
La protesi ha un design tale da minimizzare il rischio di creare fastidi alle altre strutture del cuore. Inoltre, a differenza di altre protesi mitraliche, ha solo due lembi, il che le consente di riprodurre il flusso fisiologico del sangue nel ventricolo sinistro migliorando anche la funzionalità cardiaca.
Non ultimo, questa protesi è pensata per essere inserita con tecnica transcatetere, quindi a cuore battente, ampliando il ventaglio dei pazienti che potrebbero riceverla anche ai soggetti molto anziani e ad alto rischio operatorio.

Il primo impianto è stato effettuato su una paziente sessantaquattrenne con molteplici fattori di rischio operatorio dall’Heart Team del Dipartimento Cardio-Toraco-Vascolare dell’Ospedale Molinette della Città della Salute di Torino, diretto dal prof. Mauro Rinaldi, con il supporto del prof. Marco Vola, direttore della Cardiochirugia Universitaria di Lione e consulente del gruppo Affluent. Le mani che hanno eseguito l’intervento sono quelle del prof. Stefano Salizzoni che è stato supportato dal dott. Michele La Torre e dal dottor Antonio Montefusco. Essenziale, però, il contributo dei dottor Gianluca Alunni e Alessandro Vairo, che si sono occupati delle immagini ecografiche che hanno permesso di trasportare in sede e posizionare la protesi.

Infine, l’anestesia è stata gestita dal prof. Michelangelo Delù. Secondo il prof. Salizzoni, tra i maggiori esperti internazionali di procedure transcatetere, questa nuova protesi potrebbe aprire nuove prospettive di cura, rendendo più facile e riproducibile l’impianto stesso.
Considerando l’allungamento della vita media e la diretta correlazione tra età e patologia cardiaca, è facile dedurre che il numero di pazienti che potrebbero giovare della nuova protesi crescerà nel tempo: ecco perché questo successo è così importante.

Inoltre, questa è una storia che parla di cooperazione, tra Paesi diversi e tra università e industria: a dimostrazione che quando si cammina tutti nella stessa direzione, si possono ottenere ottimi risultati. I direttori dei centri coinvolti sono soddisfatti degli esiti dell’intervento, che dopo solo 5 giorni ha permesso alla paziente di essere trasferita in un’altra struttura. Non dovendo aprire il cuore e sospenderne l’attività la ripresa è infatti più rapida e meno dolorosa.