Radiologia d’emergenza e Dea: servizi d’eccellenza crescono

Radiologia d'emergenza e Dea: servizi d'eccellenza cresconoLa giornata internazionale della Radiologia celebrata a Milano sotto l’egida della Società Italiana di Radiologia Medica (Sirm) e all’insegna delle radiologie d’emergenza ha ribadito il ruolo essenziale della specialità nel contesto della sanità italiana e l’obbligo di farla crescere.

Nella piastra del Dea la Radiologia di emergenza ha un ruolo di assoluto spicco dal punto di vista diagnostico ma anche per la capacità di filtrare opportunamente gli accessi agli ospedali e, pertanto, i percorsi di ricovero. È quindi chiaro il suo contributo a una gestione più razionale dei budget sanitari in un’ottica di ottimizzazione e appropriatezza. È alla luce di considerazioni simili che dalla giornata internazionale della radiologia, celebrata a Milano sotto l’egida della società scientifica di settore Sirm, sono emerse riflessioni importanti. Poste le disparità delle dotazioni tecnologiche a seconda delle Regioni, o all’interno di uno stesso territorio, i radiologi chiedono che anche i presidi di secondo livello e i piccoli Pronto Soccorso possano adottare soluzioni professionali adeguate a fronteggiare le emergenze.
«Dobbiamo evitare», ha commentato a questo proposito Roberto Grassi, presidente della Società Italiana di Radiologia Medica e Interventistica, «il passaggio da un presidio a un altro più attrezzato. Perché si tratta di un passaggio che spesso necessita di più di un’ora, rendendo così non più trattabili le emergenze più gravi per organi quali il cervello, il cuore, l’addome».
Proprio il Pronto Soccorso rappresenta un canale di accesso rapido e pressoché gratuito alle cure di prima necessità e sovente salvavita. Gli ultimi dati di Fimeuc (Federazione Italiana di Medicina di Emergenza Urgenza e delle Catastrofi) hanno riferito di 3,4 accessi ogni 10 abitanti, per 24 milioni di adulti – e 1,6 milioni di bambini – visitati mediamente ogni anno.

L’aumento delle prestazioni
La radiologia ha un peso tale da caratterizzare addirittura il 110% degli accessi, secondo le statistiche, poiché mediamente ogni paziente che accede al Pronto Soccorso beneficia di almeno 1,1 prestazione diagnostica per immagini, in crescita progressiva del 31%. Aumenta la frequenza delle prestazioni di tomografia computerizzata (+107% negli ultimi sette anni) e dell’ecografia (+378%), specie in pediatria, per evitare la radio-esposizione dei bambini.
Tutti questi numeri testimoniano dell’impegno forte rivolto a contrastare gli effetti degli eventi di trauma, che nei Paesi industrializzati rappresentano la terza causa di mortalità dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie, in generale; e la prima nelle fasce di età fra 25 e 44 anni e in età pediatrica.
Sirm ha infatti notato che «la gestione del paziente traumatizzato in Pronto Soccorso ha fatto passi da gigante», anche se restano fenomeni di non-appropriatezza e ritardi fatali. La stessa società, citando il pioniere statunitense della medicina di emergenza R. Adams Cowley, ha ricordato infatti che «tempestività, adeguatezza e sinergia degli interventi sono determinanti per la sopravvivenza del politraumatizzato», condizione tipica delle vittime di incidenti stradali. È stato dimostrato «che la curva della mortalità del politraumatizzato si appiattisce fin oltre del 50% solo se si riducono i tempi di intervento, si effettuano cure di primo soccorso sul luogo dell’incidente e durante il trasporto e si eseguono le cure definitive in un ospedale adeguatamente attrezzato».
Dal canto suo, Carlo Privitera, presidente Sirm, ha preferito gettare uno sguardo verso il futuro della disciplina radiologica. «Con 110 milioni di indagini effettuate annualmente in Italia», ha detto Privitera, «il radiologo è chiamato a fare diagnosi tempestive contribuendo a salvare vite. Il team dei radiologi di emergenza assicura competenze sinergiche per coprire a 360 gradi le esigenze diagnostiche nei Pronto Soccorso. Interviene nei tempi più brevi possibili con indagini radiologiche appropriate, contenendo al massimo le dosi di radiazioni erogate al paziente. Serve però una buona organizzazione sul territorio: radiologi ci sono», ha concluso il presidente, «ma l’organizzazione dei dipartimenti non è sempre calzante con le emergenze del cittadino. C’è una certa propensione alle indagini non necessarie, ma deve esserci comunque il presidio necessario a tutelare il cittadino. Di qui un messaggio per chi ci amministra: organizzarci meglio, con strutture più valide e con professionalità che coprano tutte le esigenze».

Roberto Carminati