Radioterapia: verso aumento dell’utilizzo, servono aggiornamenti strutturali del SSN

Le apparecchiature usate per la radioterapia oncologica sono sempre più performanti, veloci e capaci di monitorare la somministrazione di particelle ionizzanti in tempo reale. Inoltre, migliorano sempre più la precisione nel colpire i bersagli, lasciando intatti i tessuti sani circostanti, e la qualità dell’immagine ottenuta.
Questi avanzamenti dovuti al miglioramento di hardware e software, grazie ad algoritmi che rendono più veloci i calcoli e l’automazione delle procedure terapeutiche, ma anche l’uso di big data e dati real world.

Del futuro di questo strumento terapeutico si è discusso nel corso del XXXII congresso nazionale dell’Associazione Italiana di Radioterapia e Oncologia clinica.

Spiega Cinzia Iotti, presidente AIRO e direttore della Struttura Complessa di Radioterapia dell’Ausl-Irccs di Reggio Emilia: «l’innovazione è nel DNA della radioterapia, la cui evoluzione ci ha consentito di attuare trattamenti sempre più efficaci, sicuri e personalizzati.
Riteniamo che in futuro il ruolo curativo della radioterapia crescerà ulteriormente e che a un numero maggiore di pazienti potranno essere risparmiati interventi demolitivi o che causano perdita di funzioni importanti.

Innovare in radioterapia significa usare macchine nuove, all’avanguardia, dotate di sistemi evoluti di intelligenza artificiale che consentono di adattare in tempo reale il trattamento alle variazioni di volume, forma e posizione a cui sia il tumore sia i tessuti sani possono andare incontro durante le terapie.

Innovare, infine, significa anche studiare e applicare nuove integrazioni con le altre metodiche terapeutiche, soprattutto con i nuovi farmaci a target biologico e immunoterapici. E ancora, innovare è anche raccogliere e analizzare molteplici dati dai quali ottenere informazioni utili per definire un approccio terapeutico ritagliato sull’individuo.
Ci sarà, però, anche un altro scenario che guadagnerà interesse crescente: la radioterapia ablativa per il trattamento di patologie non oncologiche».

Per restare in ambito oncologico, la ricerca lavora per rendere il trattamento sempre più preciso, non solo in termini spaziali, ma anche nel senso di personalizzazione delle cure, e per validare la flash therapy, ovvero un trattamento molto breve in ordine di tempo, della durata di qualche frazione di secondo, che riduca ulteriormente gli effetti collaterali. Essendo una terapia altamente precisa e spesso capace di eradicare il tumore meglio di un intervento chirurgico, la radioterapia andrebbe impiegata nel 50-60% di tutti i tumori.

Sottolinea Giovanni Cartia, direttore della Unità Operativa Complessa di Radioterapia Oncologica dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Caltanissetta e consigliere AIRO: «si è calcolato che se ogni paziente con diagnosi di tumore avrà accesso ai trattamenti radioterapici, si salveranno un milione in più di vite nel 2035.
Questo, però, presuppone per l’Italia un adeguamento strutturale, tecnico e organizzativo dei servizi di radioterapia, a cominciare dall’ammodernamento delle macchine.

Le caratteristiche cliniche del trattamento radioterapico sono legate in primo luogo alla tecnologia, che si è molto evoluta negli ultimi decenni, diventando competitiva rispetto ad altre modalità terapeutiche; in secondo luogo, l’altra peculiarità è la precisione del trattamento radioterapico e la sua efficienza; in terzo luogo, oggi è possibile ridurre la durata dei trattamenti aumentando l’aderenza del paziente alla terapia.

Tutto ciò consente una riduzione degli effetti collaterali, degli spostamenti e delle spese sostenute dal paziente per recarsi presso l’ospedale, con un netto miglioramento della sua qualità di vita. L’impatto è positivo anche sul SSN in quanto si liberano posti macchina e si riducono le liste d’attesa.
Da ultimo bisogna sottolineare che i costi di un trattamento radioterapico sono minimi: la spesa sostenuta dalle aziende sanitarie per l’acceleratore lineare viene ammortizzata in dieci anni ed è comunque un investimento per l’ospedale».

Al momento si calcola che tra qualche lustro vi saranno 5 milioni di nuove diagnosi per tumore l’anno: ciò significa assicurare di poter trattare annualmente almeno 2,5 milioni di soggetti con la radioterapia.

Stefania Somaré