Rapporto Deloitte Outlook Salute Italia 2021

Il Servizio Sanitario Nazionale viene promosso dagli italiani con una sufficienza piena (6,3), mentre la sanità privata ottiene, a livello nazionale, un voto medio di 7,2.
Stanti i giudizi complessivamente positivi, il primo rapporto Deloitte “Outlook Salute Italia 2021. Prospettive e sostenibilità del Sistema Sanitario”, illustrato a Roma da Guido Borsani, senior partner Deloitte e Governement and Public Services Industry leader dell’area Central Mediterranean, pur confermando quanto c’è di buono, mette in luce le tante zone d’ombra del nostro sistema sanitario e lo fa attraverso il giudizio dei cittadini.

A un campione di circa 4 mila italiani maggiorenni (3.960) è stato sottoposto un questionario di valutazione della sanità focalizzato su sette ambiti:

  • fruizione dei servizi – frequenza nella fruizione, tipologie di prestazioni utilizzate e principali canali di utilizzo
  • valutazione dei servizi – giudizio sulla qualità dei servizi pubblici e privati e confronto con l’anno precedente
  • driver di scelta – criteri presi in esame per la scelta di una struttura sanitaria
  • spese mediche – motivazioni, fonti di finanziamento, incidenza sui budget delle famiglie e rinunce per ragioni economiche
  • polizze salute – penetrazione delle polizze assicurative salute e canali di acquisto
  • turismo sanitario – diffusione della mobilità extra regionale per ragioni di salute e ragioni alla base della scelta
  • digital transformation – percezione dell’innovazione in ambito sanitario, conoscenza del fascicolo sanitario elettronico e digitalizzazione dei servizi sanitari.

Alcuni risultati dello studio

Dallo studio emerge una fruizione delle prestazioni sanitarie distribuita presso tutta la popolazione nazionale, per lo più concentrata su esami di laboratorio (66%) e visite da medico di famiglia e pediatra (64%), eseguite in strutture pubbliche o convenzionate.

Discorso differente per quanto riguarda le cure odontoiatriche, per le quali ci si continua a rivolgere, nel 73% dei casi, a professionisti privati. Il 21% dei rispondenti si è rivolto al pronto soccorso, che rappresenta un presidio di riferimento per le fasce più fragili ed economicamente meno abbienti.

Le visite specialistiche sono per il 40% a carico della sanità pubblica e un 60% a carico di strutture private o convenzionate.
Emerge tuttavia che il 29% della popolazione a livello nazionale (41% nelle Isole e il 36% al Sud) ha rinunciato cure mediche o le ha rinviate per ragioni economiche.

La valutazione complessiva del servizio è buona, molto buona per la sua componente privata. Nell’ultimo anno la situazione è rimasta essenzialmente stabile, mostrando segnali di lieve peggioramento soltanto per le fasce più fragili della popolazione.

Tra i servizi giudicati più performanti, emergono il 118, i medici e pediatri di famiglia e i servizi offerti in farmacia; tra i punti di maggiore criticità spiccano invece gli eccessivi tempi di attesa per visite specialistiche, ricoveri e diagnostica, una delle ragioni alla base del turismo sanitario.

Il 33% degli intervistati si è infatti spostato nell’ultimo triennio per motivi di salute sia per raggiungere centri di eccellenza, sia per sfuggire alle infinite liste d’attesa.
Tra questi, il 43% ha dovuto sostenere una spesa aggiuntiva compresa tra i 200 e i mille euro; il 21% tra mille e cinque mila euro, con un significativo impatto sul bilancio familiare. Guardando avanti tuttavia il 70% rimane convinto della bontà della scelta di spostarsi anche in futuro.

Le polizze salute risultano note alla popolazione italiana, anche se solo un rispondente su cinque dichiara di averne sottoscritto una. Emerge infatti un problema di diffidenza come barriera alla sottoscrizione: il 49% di coloro che non hanno una polizza salute non sono intenzionati all’acquisto, principalmente a causa di costi troppo elevati (44%) e perché non ne avvertono l’esigenza (30%).

Viceversa, la soddisfazione presso coloro che hanno già sottoscritto una polizza assicurativa salute appare pienamente positiva, in quanto il 76% dei clienti attuali consiglierebbe la sottoscrizione ad amici e parenti.

Per quanto concerne le competenze digitali degli operatori, il giudizio è buono nel 26% dei casi, sufficiente nel 41%. Emerge tuttavia che il comparto sanitario mostra una situazione peggiore di quella di altri.

Il fascicolo sanitario elettronico è ben noto solo al 21% del campione; il 40% ancora non lo conosce, mentre il 36% ne ha una vaga idea. A livello nazionale, solo 1 intervistato su 5 ne ha attivato uno.
Anche per quanto riguarda i servizi di telemedicina, la situazione italiana risulta arretrata rispetto a quella di altri contesti.

Un’analisi di scenario

I risultati della ricerca confermano il posizionamento del Sistema Sanitario Nazionale, riconosciuto come uno dei migliori a livello globale, in quanto il giudizio complessivo restituito dagli italiani è positivo.

«Emerge tuttavia un’area di grande sofferenza dettata dalla quota di pazienti che hanno rinunciato a cure mediche per motivi economici. Purtroppo, con riferimento all’ultimo anno, la percentuale supera un quarto dei rispondenti. Questo fenomeno costituisce un elemento di preoccupazione circa la tenuta dell’universalità del nostro Sistema ed è ulteriormente rafforzato dalla criticità emersa sui tempi di attesa e dall’attitudine a viaggiare per ricevere le cure necessarie in tempi idonei», ha commentato Guido Borsani, che ha aggiunto: «oltre a questi temi, il campione ha anche espresso il timore di dover fare ricorso sempre di più in futuro a fonti proprie di finanziamento per accedere alle cure.

In questo contesto possono ricoprire un ruolo decisivo anche le polizze assicurative salute, la cui diffusione, a oggi, ha ancora importanti margini di sviluppo in termini di distribuzione e offerta. Oltre a questi aspetti c’è il grande tema della trasformazione digitale che sta impattando le dinamiche del comparto e costituisce un’opportunità fondamentale da cogliere per la futura sostenibilità del nostro Sistema Sanitario».

La sostenibilità in un contesto in cambiamento

«Il tema della sanità non è soltanto al centro del discorso politico, ma è un tema di educazione sociale, oltre che di civiltà. Oggi il cambiamento demografico in atto porta con sé cambiamenti a livello sanitario necessari a rispondere meglio alle nuove esigenze della cronicità e dell’invecchiamento della popolazione. Occorre fare uno sforzo enorme per continuare a garantire un servizio universalistico e oggi il tema della sostenibilità si gioca sulla compartecipazione dei diversi player», ha sostenuto Angela Ianaro, membro della Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati.

«La politica ha bisogno di questi dati per comprendere come muoversi», ha sostenuto l’ex Ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza. «Non credo sia mai stata fatta un’effettiva analisi di impatto sul federalismo sanitario regionale. Nel nostro Paese ci sono dati ottimali per quanto riguarda l’aspettativa di vita, tuttavia manca un adeguato sistema di welfare pubblico-privato che possa garantire lo sviluppo di servizi che permettano autonomia nell’ultima parte della vita anche grazie all’uso delle tecnologie digitali».

E proprio per parlare di quella sanità integrativa e della compartecipazione dei diversi player tanto auspicata, è intervenuta Fiammetta Fabris, responsabile della divisione Health per la compagnia assicurativa Allianz, che ha ricordato come ancora le polizze individuali in Italia stentino a decollare, essendo ancora sottoscrizioni per lo più dedicate a membri di aziende.

«Manca tuttavia una regia complessiva in grado di dare risposte sulla salute», ha aggiunto la Fabris, «che permetterebbe anche lo sviluppo di una sanità non tanto integrativa quanto condivisa».

Vito Montanaro, direttore generale della Regione Puglia, ha esortato un maggiore coraggio nel raccontare i punti di forza e debolezza del nostro sistema sanitario, considerando sempre che le risorse sono limitate.

«Andrebbero riviste le norme e bisognerebbe tenere conto del fatto che la sanità della Calabria non sarà mai come quella della Lombardia, stante gli auspici. Serve un tavolo centrale che coordini le azioni e verifichi i risultati. Abbiamo un sistema che può darci eccellenti soluzioni, ma nel viaggio impervio sono solo in pochi a centrare il risultato. L’innovazione infine non va intesa solo in termini di device e prodotti, ma come innovazione di processo, insieme alla quale occorre puntare sull’accessibilità, in quanto alcuni servizi non sono affatto alla portata di tutti», ha quindi concluso.

Michele Perrino di Medtronic Italia e consigliere di American Chamber of Commerce in Italy (che ha patrocinato l’evento romano) – ha fatto riferimento alle proposte di “The Value Agenda for Italy”, frutto di un lavoro condiviso tra attori pubblici, privati e associazioni e società scientifiche consegnato all’allora Ministro della Salute Beatrice Lorenzin e ora nelle mani del Ministro Roberto Speranza.

Un documento di alcune decine di pagine denso di analisi e proposte concrete condivise, che mettono il paziente al centro, puntando a sostenibilità, efficienza, misurazione di efficacia, piattaforma informatica integrata.

Flavio Ronzi, segretario nazionale della Croce Rossa Italiana è tornato invece sul tema dell’accessibilità e della regia unica.

«Un approccio olistico implica una regia unica che coordini attività di formazione, prevenzione, informazione. Aumentare la qualità non aumenta l’accesso e i viaggi per turismo sanitario aumentano invece i costi. Puntare alle polizze integrative e alla prevenzione vuol dire ridurre i costi a carico del servizio sanitario e ridurre, inoltre, la necessità di prestazioni».

Per l’autosufficienza invece Ronzi ha chiamato in causa l’integrazione tra politiche sociali e sanitarie perché una riduzione delle politiche di welfare, produce aggravi per la sanità.
Nessuna ricetta dunque, ma tanti interessanti spunti.

Elena D’Alessandri