Negli ultimi anni il Sistema Sanitario Nazionale si trova ad affrontare una carenza di personale sanitario, in tutte le sue mansioni, dal medico di base allo specialista, fino ad arrivare all’infermiere.
Secondo il 19esimo Rapporto realizzato da C.R.E.A Sanità, al momento nel nostro Paese mancherebbero quasi 61 mila infermieri, se si considera che il rapporto 61 infermieri/1000 over 75 del 2003 fosse adeguato. Altrimenti la carenza sarebbe anche superiore ed è comunque destinata ad aumentare, considerando l’invecchiamento della popolazione e, quindi, il pensionamento. Alle uscite per età vanno poi sommate quelle per “vantaggio” personale dell’infermiere, che spesso sceglie di andare a lavorare all’estero.
Per fare un esempio, a parità di potere d’acquisto, la differenza retributiva tra Italia e Germania è del 56%, quella tra Italia e Svizzera è del 46,2% e quella con il Regno Unito è del 20%. Pare chiaro che servano degli adattamenti organizzativi al nostro sistema, magari con incentivi anche economici e di carriera che convincano i giovani a studiare Infermieristica e gli infermieri già formati a restare nel nostro Paese. Per tamponare la situazione, Governo e Regioni stanno guardando all’estero per recuperare nuova forza lavoro.
Accordi con l’estero per aumentare il numero di infermieri in Italia
Secondo i dati del sistema Epicentro dell’Istituto Superiore di Sanità, gli infermieri non italiani già presenti nel nostro Paese arrivano da Romania, Polonia, Albania, Serbia, Perù e India. Per favorire l’accesso di questi professionisti, le singole Regioni, oppure il Ministero della Salute, possono firmare particolari accordi con i Paesi stranieri interessati.
Nel settembre 2023 il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha dichiarato: «non sarebbe male avere più medici in Italia, soprattutto in certe specialità, ma gli infermieri, invece, proprio non ci sono. Stiamo lavorando dunque, da un lato, perché la professione infermieristica diventi più appetibile, ma nel breve dobbiamo avere accordi con Paesi stranieri per avere un numero adeguato di infermieri. Stiamo chiudendo un accordo con l’India per avere un numero congruo di professionisti. Avevamo identificato due paesi cui indirizzarci, l’India e il Kenya, ma la numerosità e la disponibilità in India garantisce un numero maggiore di professionisti». Da allora non si ha più notizia dell’accordo.
Nel frattempo, Regione Lombardia guarda al Sud America: il suo assessore al welfare, Guido Bertolaso, ha dichiarato: «abbiamo ricevuto disponibilità dai governi e dalle associazioni di categoria di Argentina e Paraguay per 3.000 infermieri interessati e oltre 500 medici» e, ancora, conta «di avere i primi ingressi in organico di infermieri e medici – entro la fine dell’anno, – per poi allargare nel corso degli anni a venire sulla base delle disponibilità».
Regione Veneto ha da anni un accordo bilaterale con alcuni istituti di Bucarest e Pitești. Eppure, secondo l’avvocato Giovanni Costantino, attivare i canali internazionali è un bene, ma non basta.
Il parere dell’avvocato Costantino
Secondo Costantino, «non basta solo portare gli infermieri in Italia. Già nell’immediato, infatti, occorre fornire un quadro normativo chiaro su tutto il territorio nazionale, sbloccando l’iter in corso in Conferenza Stato-Regioni e risolvendo le criticità ancora esistenti». Continua l’avvocato, «mi sembra, inoltre, ineludibile attivare percorsi formativi e di accoglienza adeguati a garantire la qualità delle cure e l’ambientazione dei professionisti, con il coinvolgimento della FNOPI e di altri enti specializzati come la Fondazione Samaritanus, recentemente costituita da ARIS ed UNEBA sotto l’egida della CEI».
Resta fondamentale avere uno sguardo di prospettiva e preoccuparsi «sin da subito del futuro dei professionisti stranieri che, salvo proroghe, dovranno ottenere il riconoscimento del titolo entro il 2025». Da ultimo, l’avvocato sottolinea l’importanza di affrontare le criticità esistenti nel nostro sistema, per esempio aumentando il trattamento economico pensato per gli infermieri.