SSN fra bisogni, criticità e proposte

Milano è stata sede in ottobre del Digital Innovation in Life Sciences: evento di settore, organizzato da The Innovation Group in collaborazione con l’Associazione Italiana Sistemi Informativi in Sanità, che promuove la formazione e la diffusione della conoscenza circa l’applicazione delle tecnologie, intelligenza artificiale, digitale, lo sviluppo della ricerca genomica e biotech, il supporto alla creazione di startup, con una visione attuale e prospettica del loro impatto sulla sanità, il Sistema Sanitario Nazionale e le Life-Sciences.

Lo scenario

Destinare al fondo sanitario nazionale 2 o 4 miliardi di euro in più per l’anno 2025. Mentre la definizione è in corso le previsioni non sono rosee: si stima, senza azioni dedicate, un aumento complessivo della spesa pubblica di 76 miliardi, in un quadro generale poco universalistico in cui si selezionano le materie e le discipline in cui investire di più.

Si previlegia, per esempio, l’oncologia sulla salute mentale, dove solo un paziente su tre riceve adeguate cure, così come si teorizza anche in maniera implicita rispetto agli stati sociali: avere una o più malattie croniche e alle spalle una laurea, garantisce il 65% di probabilità di essere/restare in buona salute a fronte del 30% di persone con solo la licenza elementare. La cultura è un elemento di forza per potere accedere con maggiore facilità ai servizi rispetto a livelli d’istruzione inferiori.

In un contesto già critico, si ha a che fare con risorse insufficienti: a dimostrazione il fatto che in Italia il PIL è al 6,3 rispetto al 9.5 del Regno Unito, pari a un ammanco di circa 30-40 miliardi da investire nel miglioramento o nell’aumento della spesa sanitaria.

Due fattori incidono sul poter fare buona sanità nel secondo paese più vecchio al mondo (il nostro): il rifiuto di discutere sulla prioritizzazione dei fondi sanitari che vengono selezionati a caso e i consumi sanitari randomici.

Per esempio, in Emilia Romagna vengono eseguiti di media 1.5 prestazioni diagnostiche all’anno per abitante, il doppio rispetto alla Lombardia dove si aggirano intono allo 0.7, ma con un rapporto invertito riguardo alle visite; in Lombardia si consumano il 50% in più di prestazioni specialistiche rispetto all’Emilia, con dato invece equiparabili per gli esami laboratoristici, a fronte tuttavia di differenze infraregionali importanti, a Bergamo, per esempio, si eseguono la metà di prestazioni di laboratorio per abitante rispetto a Brescia.

Il problema non è riferibile alle liste d’attesa: ipotizzando di azzerarle, spiegano gli esperti, si farebbe un danno, tenuto conto che paradossalmente dove si consuma di più, la lista di attesa è più lunga; pensare di ridurle al minimo produrrebbe un effetto boomerang importante, con consumi quadruplicati laddove oggi questi sono duplicati.

Non ultimo vi è evidenza di un sensibile divario tra ciò che si prescrive e quanto realmente si può produrre: un caso su tutti, in Lombardia fatto 100, solo una prescrizione su 2 viene erogata in SSN: metà del prescritto non è esigibile, accade così che 1/3 della popolazione paghi, 1/3 aspetti due anni la prescrizione SSN, 1/3 rinunci. I nuovi sistemi, come le COT non saranno in grado di risolvere il problema.

Occorre dunque adottare delle alternative di policy: ridurre le aspettative della popolazione, aumentare le risorse (le tasse) o l’efficientamento, ipotesi poco realizzabil, o innovare. 

Le strategie

Occorre arrivare a costruire risposte ai bisogni di salute che siano basate sull’appropriatezza e il valore, al fine di ricompattare innanzitutto il rapporto tra health span (qualità di vita, ridotta) e life span (aspettative di vita, ampie) per garantire sostenibilità ed evoluzione al sistema. Tra le possibilità da considerare: orientarsi verso soluzioni e strategie miste che potrebbero sostenere e rispondere in maniera efficace e rapida ai nuovi bisogni di salute.

Per esempio, i nuovi nati, in relazione alle aumentate prospettive di vita, avranno necessità di fare ricorso a servizi sanitari e sociosanitari per più di 20 anni: dare risposta e sostenibilità a questo obiettivo rappresenta una delle grandi sfide della complessità.

Occorrerà mettere in atto scelte forti, avere una chiara visione di dove direzionare il sistema, comprendere quali soluzioni adottare, anche a più livelli per ridurre l’incertezza, fare scelte trasparenti tali da essere proposte all’opinione pubblica, essere agili per rispondere al rapido cambiamento.

Importante alleato per il raggiungimento di questo obiettivo è l’universalismo del sistema sanitario italiano, di cui non solo occorrerà ricordare e/o spiegare il valore alla cittadinanza, ma anche far evolvere grazie alle tecnologie e al digitale: un’altra sfida importante in questo momento storico, e che potrà avere un impatto positivo in diversi ambiti.

La formazione, la generazione di conoscenza, la personalizzazione, lo sviluppo delle tele(discipline), la diagnostica, la ricerca (anche) in silico, l’innovazione farmaceutica e tecnologica.

Il digitale non deve essere un valore incrementale ma trasformativo che consenta cioè di raggiungere i risultati programmati.

Sarà, inoltre, necessario cambiare le modalità organizzative del sistema, passando da un approccio attendista, del paziente che arriva in ambulatorio, a un orientamento di prevenzione delle patologie e promozione della salute, secondo un approccio olistico di one health, favorendo il connubio tra ambiente-salute-equilibrio delle comunità.

Obiettivo di visione, non solo utile a garantire accesso universale alle cure, ma anche il benessere dell’individuo e della collettività. Ciò implica, per esempio, lo sviluppo di una population medicine tramite il corretto utilizzo dei dati trasformati in informazioni rilevanti dal punto di vista clinico e di sanità pubblica, creando veri e propri cicli di verifica e controllo per avere un focus soprattutto sulle malattie croniche, dunque la corretta presa in carico del malato, secondo quanto definito anche dal DM 77 che ha indicato gli elementi per sviluppare una medicina territoriale più robusta e modelli di analisi previsionali a vantaggio di cure e di programmi di azione di maggiore qualità.

Innovazione digitale nell’ecosistema della sanità

Le tecnologie in sanità sono in forte crescita, basate su software, app di cui circa 350 mila dedicate alla salute e altre soluzioni. Settore in grande sviluppo ma che, specie in ambito di SSN o sanità pubblica, richiede il ricorso a soluzioni certificate per sicurezza e accuratezza tecnica e per efficacia, supportate cioè da evidenze cliniche in previsione di una rimborsabilità.

Rientrano nella categoria di queste soluzioni: dispositivi medici, dispositivi medici integrati con software, telemonitoraggio, terapia digitale, support programs che in tema di regolatorio devono rispondere, anche in Italia, alla regolamentazione europea.

Per esempio, per i dispositivi medici sarà necessaria una certificazione con MDR (Medical Device Regulation) europeo interente la sicurezza, la performance (accuratezza tecnica) prima dell’immissione in commercio. Oggi in Italia manca una regolamentazione che ne consenta la rimborsabilità con il SSN, obiettivo cui stanno lavorando diverse Nazioni europee: Germania Francia, Belgio, Inghilterra.

Innovazione in sanità

Significa genomica, biotech, medicina di precisione. In ambito di genomica, le aziende sanitarie, in particolare gli Irccs stanno cercando di creare e ottimizzare piattaforme e sistemi NGS (Next Generation Sequencing), al fianco del biotech verso cui sta aumentando l’interesse.

Ambito, quest’ultimo, che richiederà di implementare la conoscenza delle scienze omiche (genomica, proteomica, trascrittomica) diffondendo la consapevolezza dei benefici che tali discipline possono dare alla vita e alla salute della persona.

Occorrerà stimolare know-how per la creazione di tecnologie e metodiche verso la medicina delle quattro P (preventiva, predittiva, personalizzata, partecipativa) e divulgare un approccio di one health. “Genomica e salute” è solo uno degli interessanti progetti sviluppati in materia, specificatamente nella regione Campania, che ha consentito la creazione d’infrastrutture per la ricerca genomica, per esempio, l’analisi del trascrittoma di una singola cellula o l’analisi di acidi nucleici, avvalendosi di tecnologie innovative e del Centro di calcolo a elevate prestazioni per quanto riguarda la genomica funzionale. Il networking fra aziende pubbliche e private è fondamentale per promuovere l’avanzamento scientifico: in questa direzione sono in corso progetti di ricerca collaborativa per sviluppare farmaci che colpiscano il sistema immunitario isolato del tumore.

Importante è fare scouting sugli ambiti che possano profittare dell’utilizzo di tecnologie, identificare gli unmet needs su cui investire, sviluppare start up dedicate, affiancata da personale addestrato che possa accompagnare nello sviluppo dei profetti di ricerca e di innovazione.