SSN: sette leve per rimetterlo in sesto

Presentate da Salutequità al summit “Equità e Salute in Italia”, queste leve interessano diversi attori del sistema, dai decisori politici ai medici fino ai cittadini.

Arrivato a 46 anni di vita, il SSN è come un malato terminale. Curato con il contagocce, con piccole dosi di supporto economico qua e là, tante belle parole, ma lasciato sostanzialmente a se stesso. E intanto le liste d’attesa aumentano e tutti i cittadini che possono permetterselo pagano di tasca propria visite specialistiche ed esami diagnostici, rivolgendosi al privato… mentre chi non ha disponibilità economica spesso rinuncia alle cure. Eppure, i suggerimenti non mancano! Gli ultimi vengono dal Summit annuale “Equità e Salute in Italia” di Salutequità: si tratta di 7 leve pratiche che permetterebbero, secondo l’associazione, di rendere il SSN davvero sostenibile. Il suggerimento di attuare una vera e propria riforma che porti il nostro 46enne nel mondo contemporaneo è già arrivato anche da altre associazioni, tra le quali anche la Fondazione GIMBE. Vediamo le proposte di Salutequità, che sono state al centro di ampia discussione tra decisori della sanità nazionale e regionale, stakeholder scientifici e soggetti di associazioni civiche. Il sunto del discorso è che il SSN deve darsi una nuova direzione e decidere di allocare le risorse a disposizione di conseguenza, in un progetto ben chiaro.

Gestione delle risorse e valutazione: leve 1, 2 e 3

Ogni grande azienda lo sa: per poter fare utili è innanzitutto necessario avere contezza delle risorse disponibili e di come utilizzarle. Secondo Salutequità è quindi essenziale individuare nuovi strumenti di calcolo del fabbisogno sanitario standard, basati sulla realtà della vita dei cittadini e sulle reali esigenze di salute.

Ecco allora che i LEA diventano fondamentali, così come altri indici: tasso di rinuncia alle cure e povertà, epidemiologia della popolazione, innovazione tecnologica disponibile, ma non solo. Occorre calcolare anche il personale necessario a erogare le cure richieste e avere infrastrutture adeguate, piani di spostamento studiati sulla conformazione del territorio e tanto altro ancora. Contemporaneamente, le strutture che erogano assistenza sanitaria devono essere pagati non più a prestazione, ma in base ai percorsi terapeutici condotti e ai risultati ottenuti. Sono in questo modo verrà ripagata l’efficienza di una struttura ospedaliera.

Vanno a braccetto con questo primo punto anche l’aggiornamento dinamico dei LEA, che devono cambiare e arricchirsi in base ai cambiamenti epidemiologici della cittadinanza e alle nuove evidenza scientifiche, e un buon monitoraggio e valutazione degli stessi LEA. In questo contesto, AGENAS dovrebbe avere un ruolo primario nel fornire dati per la valutazione, come i tempi massimi di attesa per una prestazione, la chiusura delle agende e così via.

Similmente, il Piano Nazionale Esiti potrebbe essere arricchito per valutare meglio l’assistenza territoriale. Nella valutazione sarebbe utile poter inserire anche uno strumento per misurare l’impatto delle innovazioni introdotte in sanità, promuovendo anche una collaborazione proficua pubblico-privato.

Governance del personale e liste d’attesa: leve 4 e 5

Una delle principali sfide che il SSN si trova a dover vincere è quella della carenza di personale: secondo Salutequità si può superare questo ostacolo solo abbandonando la rigidità delle normative e dei contratti, in favore nuovi modi per attrarre i giovani nel mondo della sanità. Per esempio, intervenendo su retribuzioni, formazione e assuzioni seguendo un nuovo programma pluriennale che guardi al futuro e non solo al domani.

Altro punto fondamentale è, secondo l’associazione, l’approvazione del decreto ministeriale 77/2022 sul calcolo del fabbisogno di personale e incentivare il digitale sfruttando i fondi del PNRR.

Una volta realizzati i punti sopra, e assicurato un giusto numero di operatori alle strutture sanitarie, si può lavorare sulle liste d’attesa, la cui riduzione deve essere parte di un nuovo Piano Sanitario Nazionale e deve avere dei fondi vincolati. Ma sulle liste d’attesa si lavora anche aumentando l’appropriatezza prescrittiva. A tal fine saranno utili il Sistema Nazionale Linee Guida (SNLG) e le Buone Pratiche Clinico Assistenziali Organizzative dell’ Istituto Superiore di Sanità.

Basare le scelte sull’evidenza scientifica

Salutequità ricorda l’importanza di basare le scelte sanitarie sulle evidenze, che vengano dalla Letteratura o dalla misurazione dei risultati di uno o l’altro progetto.

Da ultimo, essenziale è ristabilite il principio di leale collaborazioni tra Stato e Regioni, perché ognuno possa occuparsi di alcune scelte senza sovrapposizioni.

Anche la diffusione di una cultura del SSN a partire dalle scuole è importante: occorre che i cittadini capiscano di essere essi stessi parte del processo di sostenibilità, facendo scelte di salute consapevole ogni giorno.