Le applicazioni della stampante 3D sono numerose e in ambito sanitario spaziano dalla diagnostica per immagini alla radioterapia, alla pianificazione chirurgica, alle tecniche forensi. Si possono infatti stampare modellini tridimensionali che riproducono in dimensioni reali, a partire dalle immagine scannografiche Tc o Rmn di pazienti, frammenti ossei, organi e sistemi vascolari che consentono la preparazione chirurgica per ottimizzare i tempi in sala operatoria e razionalizzare al meglio il materiale, la simulazione chirurgica e anche la didattica ai medici in formazione. Si possono realizzare protesi personalizzate, creare fantocci antropomorfi per le misurazioni fisiche e anche dispositivi di centratura o bloccaggio personalizzati per i pazienti che si devono sottoporre a radioterapia. Chi si deve occupare di queste stampe? Quale figura professionale? «Serve una figura opportunamente formata, capace di interagire in maniera trasversale durante tutto il processo di stampa. Per esempio, il tecnico di radiologia che già si occupa dell’acquisizione dei dati con lo scanner Tc o Rmn» ha dichiarato Maria Luisa Doronzo (Metodologia e Ricerca, Aitasit). Ai microfoni di Tecnica Ospedaliera ci spiega in che modo la stampa 3D può diventare un’opportunità per il tecnico di radiologia.
Tiziana Azzani