Gli ultimi due anni hanno dato una scossa alla nostra sanità, come a quella di altri Paesi, evidenziando l’esigenza di un profondo rinnovamento e anche ripensamento di una serie di processi e regole. Cambiamenti che potranno essere messi in atto grazie a una oculata e attenta gestione dei fondi destinati alla sanità del PNRR.
La Fiaso ha già più volte evidenziato l’esigenza di non perdere questa occasione per portare la nostra Sanità nel futuro. Per coinvolgere al massimo le Regioni, la Federazione ha avviato una serie di appuntamenti regionali, appunto, che vedono il coinvolgimento del management delle Aziende sanitarie e ospedaliere. Prima tappa, la Lombardia, dove l’incontro è stato ospitato da Areu.
In questa occasione Carlo Nicora, vicepresidente Fiaso e direttore generale della Fondazione Irccs Istituto Nazionale dei Tumori, ha tenuto a sottolineare che «il PNRR rappresenta una grande occasione di riforma e di cambiamento organizzativo, che non potrà che sortire effetti positivi sull’efficacia e sull’efficienza del SSN, ma anche e soprattutto sulla presa in carico dei cittadini.
Perché ciò si verifichi occorre che i SSR, il management delle Aziende sanitarie, le società scientifiche e le organizzazioni dei pazienti collaborino per il perseguimento di obiettivi condivisi e per l’implementazione di progettualità realizzabili nei tempi previsti dal Piano».
Tre gli ambiti che vedono impegnata Fiaso: valutazione delle competenze manageriali e dei percorsi di formazione, la trasformazione digitale e l’utilizzo dei big data, la ricerca e l’innovazione come fonte di sviluppo.
Ambiti di grande importanza e impatto sulla qualità dell’assistenza sanitaria. Giovanni Migliore, presidente Fiaso, conferma che «le risorse del PNRR ci consentiranno di puntare sulla sanità territoriale, con il potenziamento della telemedicina e delle cure domiciliari e con l’implementazione delle case della comunità, favorendo un progressivo avvicinamento della sanità ai cittadini, soprattutto in riferimento alla presa in carico delle fragilità e delle cronicità.
Ma anche di investire sull’innovazione tecnologica, e ancora sulla formazione e sul rinnovamento delle competenze professionali, che saranno fondamentali per fornire al personale gli strumenti necessari per offrire i servizi della rete territoriale e consentire una riqualificazione delle cure intermedie».
Si è più volte ripetuto che la pandemia ha, in particolare, evidenziato le carenze del territorio in termini di capacità di presa in carico degli assistiti. D’altronde, il numero di medici di medicina generale e pediatri di libera scelta è in calo costante, il che significa che ogni professionista ha in carico un maggior numero di pazienti.
Ciò crea già difficoltà evidenti alla cittadinanza in condizioni di normalità, figuriamoci quando vi è in atto un’emergenza, come quella pandemica. Ecco allora che uno degli obiettivi del PNRR è proprio l’implementazione dell’assistenza domiciliare dei pazienti cronici e non solo con la telemedicina.
«A questo proposito», si inserisce Stefano Lorusso, direttore generale Unità di nissione per l’attuazione degli interventi del PNRR per il Ministero della Salute, «ci stiamo dedicando alla realizzazione di una piattaforma nazionale unica che ci restituirà in maniera integrata un grande patrimonio informativo. Una scelta rischiosa ma ambiziosa al tempo stesso, che va nella direzione di un superamento delle disequità a livello territoriale sui temi della trasformazione digitale in sanità».
La telemedicina ha il vantaggio di poter raggiungere i pazienti da remoto, riducendo le visite di persona, con impatto positivo sia sulla vita dei pazienti e dei loro caregiver, che degli stessi operatori sanitari. A regime, inoltre, dovrebbe esservi anche una riduzione delle spese sanitarie. Senza dimenticare che grazie al telemonitoraggio, spesso in continuo, si possono ottenere informazioni cliniche importante per valutare il reale andamento della patologia del soggetto, individuando anche le azioni più corrette da condurre sul singolo paziente per garantirne il migliore trattamento. Se ben gestita, l’innovazione tecnologica può senza dubbio portare molti vantaggi alla sanità.
Stefania Somaré