La pandemia da Covid-19 ha senz’altro impresso una accelerazione all’adozione e fruizione dei servizi di assistenza a distanza anche attraverso strumenti mobile di uso comune.
Il loro processo di sviluppo ed espansione era tuttavia già in corso, visto che gli accessi alle app di ambito medicale sul solo store di Apple sono aumentati dell’80% fra il 2015 e il 2020.
Entro il 2025 si prevede che il mercato complessivo della mHealth possa valere complessivamente 332,7 miliardi di dollari.

A 9 miliardi di dollari, con un incremento del 400%, potrebbe ammontare entro metà decennio il business della Digital therapeutics.
Comprende software in grado di indirizzare patologie specifiche in associazione con metodologie tradizionali e approcci farmacologici classici.
Della telemedicina e medicina digitale nelle loro varie declinazioni si è occupato un recente webinar organizzato da SDA Bocconi, all’interno del quale è stato centrale l’intervento della associate professor Oriana Ciani.

E adesso le regole

Ciani si è concentrata dapprima sul moltiplicarsi dell’offerta di prestazioni e servizi in ambiti che spaziano dal wellness al monitoraggio dei cronici sino al follow-up e aderenza alle terapie; e sulla molteplicità delle tecnologie disponibili.

Dagli indossabili agli smartphone, cioè, sui quali viaggiano in movimento piattaforme e applicativi capaci da un lato di interfacciare rapidamente l’utente con un professionista e al contempo di effettuare meticolose analisi dei dati.

I mercati e la disciplina scientifica stessa hanno però bisogno di uno scarto in avanti fatto di regole certe e condivise, nel caso europeo, fra tutti i Paesi dell’Unione.
Il prossimo 26 maggio è per esempio in agenda il varo del nuovo regolamento sui dispositivi medici (MDR) che intende normare anche i processi di progettazione, produzione e distribuzione dei device, in nome di una maggior sicurezza.

Un decalogo per la valutazione

mHealth e telemedicina presentano un potenziale diagnostico elevato, grazie anche al contributo dell’intelligenza artificiale e del machine learning, ma impone modelli organizzativi diversi dagli attuali e un adeguato livello di generazione e controllo delle evidenze.

La sicurezza, dati anche i casi di violazione e appropriazione indebita dei dati sanitari, è un tema-chiave. Ma non il solo in primo piano.
Nel contesto di Horizon 2020 la Commissione Europea ha dato vita al framework di valutazione del rapporto costi-benefici delle tecnologie medicali COMED, cui anche SDA Bocconi collabora.

Dal progetto multidimensionale è scaturito un decalogo, riportato da Ciani, per lo assessment delle applicazioni di mobile health in un’ottica di condivisione e coinvolgimento di pazienti, clinici, studiosi e accademici stakeholder in generale.

Fondamentale, in questo quadro, è l’idea che alle diverse classi e tipologie di app debbano corrispondere livelli di evidenza diversi e che i fruitori debbano essere chiamati con test e Q&A a esprimersi sull’usabilità degli strumenti.

L’esperienza individuale è decisiva altresì per giudicare degli outcome clinici, ma altri ancora sono gli aspetti da tenere in considerazione per l’implementazione di una strategia mobile efficace.

Il ridisegno dei processi e dei protocolli, dei già citati aspetti organizzativi, è un altro tema caldo, e incide sulla valutazione costi-benefici, cui non può esser estraneo il calcolo dell’impatto ambientale.

Infine, se la medicina digitale ha una mission, è quella di garantire una superiore equità di accesso alle cure, evitando forme di esclusione. Cioè a dire che c’è anche un digital divide da colmare.

Roberto Carminati