Terapia Car-T efficace contro neuroblastoma: lo studio del Bambino Gesù

Il gruppo di lavoro CAR-T

La terapia CAR-T dà ottimi risultati nel trattamento contro i tumori del sangue, mentre è risultata sin qui molto limitata nel contrastare i tumori solidi. Un recente studio, tutto italiano e capitanato dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, presenta una nuova terapia basata su cellule CAR-T che sembra essere efficace contro il neuroblastoma, il tumore solido più frequente in età pediatrica: rappresenta infatti il 7-10% di tutti i tumori nella fascia di età 0-5 anni, ma anche la causa di morte per tumore più frequente (11%) in questa fascia di età.

Pericolose soprattutto le forme metastatiche o ad alto rischio di ricaduta, per le quali la probabilità di guarigione si attesta sul 45-50%: in questi casi, qualora si verifichi una recidiva la sopravvivenza a 2 anni non supera il 5-10%. Ciò vale anche per le forme refrattarie alle cure chemioterapiche e radioterapiche.

In Italia le nuove diagnosi per neuroblastoma sono tra le 120 e le 130. Ecco allora che il team di clinici e ricercatori guidati dal professor Franco Locatelli, responsabile dell’area di ricerca e area clinica di Oncoematologia, Terapia Cellulare, Terapie Geniche e Trapianto Emopoietico del Bambino Gesù, ha messo a punto un nuovo trattamento CAR-T, aggiungendo all’infusione di cellule un costrutto di nuova generazione, chiamato GD2-CAR-T01, che va a stimolare ulteriormente l’azione e la persistenza dei linfociti ingegnerizzati.

Infine, è stato inserito il gene suicida Caspasi 9 Inducibile, come misura di sicurezza da utilizzare nel caso di effetti indesiderati e incontrollabili dovuti ai linfociti ingegnerizzati. La terapia è stata quindi sperimentata su 27 bambini con neuroblastoma recidivante.

I risultati sono stati definiti dal prof. Locatelli «mai così incoraggianti».
La risposta al trattamento è salita al 63%, metà dei quali è andato in remissione completa di malattia, mentre la probabilità di sopravvivenza a 3 anni sale al 60%, senza evidenti segni di malattia al 36%.

Non solo. Le cellule CAR-T così rinforzate sopravvivono nel corpo del paziente per 2-3 anni, prolungando quindi l’efficacia terapeutica.
Lo studio ha coinvolto varie strutture del Bambino Gesù, dall’Officina Farmaceutica alla Oncoematologia, dalla Terapia Cellulare alle Terapie Geniche, dal Trapianto Emopoietico alla Diagnostica per Immagini.

Un lavoro immane, che è stato finanziato da AIRC, dal Ministero della Salute, da AIFA e dalla Fondazione Italiana per la Lotta al Neuroblastoma. I risultati, positivi anche per la sicurezza del trattamento, consentono quindi di pensare di anticipare l’uso delle CAR-T al trattamento dei neo-diagnosticati che abbiano tumori con caratteristiche di alto rischio e di coloro che non hanno risposto adeguatamente a una sola linea di trattamento. In prospettiva si può anche pensare di estendere l’uso di questa soluzione anche ad altri tumori solidi.

Il primo passo sarà comunque estendere la sperimentazione a vari centri europei, per replicare su vasta scala i risultati ottenuti dal Bambino Gesù. In avvio, infine, un ulteriore studio sull’uso delle Car-T contro il target molecolare GC2 in altre forme di tumore cerebrale.