Gennaio 2024 ha visto la pubblicazione, da parte del Centro Nazionale Trapianti, del report preliminare inerente ai trapianti effettuati nel corso del 2023, anno definito come da record. Ecco qualche dato. In tutto sono stati effettuati 4462 trapianti d’organo, il 15% in più rispetto al 2022: di questi, 375 da donatore vivente, 438 a cuore fermo e 4.087 da donatore morto. Cresce anche il tasso di donazione che arriva a 28,2 donatori per milione di persone (ppm), numero che ci fa salire al secondo posto nella classifica europea, dopo la Spagna. Aumentare le donazioni è la conditio sine qua non poter aumentare il numero dei trapianti.

Tre le Regioni che hanno trainato questo miglioramento: Emilia Romagna, Toscana e Veneto, rispettivamente con 51,1 donatori ppm, 46,4 ppm e 45,6 ppm. Tra le tre, il Veneto è quello ad aver ottenuto il miglioramento percentuale maggiore, con un +10,1% dal 2022. Secondo il Centro Nazionale Trapianti, sono due le ragioni di questo successo assoluto: un consistente aumento delle segnalazioni di possibili donatori dalle Terapie Intensive e un aumento dei trapianti a cuore fermo, permesso dall’investimento formativo condotto dal Centro Nazionale Trapianti stesso. Questa prassi richiede, infatti, di saper utilizzare le tecniche di perfusione per mantenere vitali gli organi e una catena organizzativa ben oliata e funzionante.

Di questi risultati e altri risvolti si è discusso durante il convegno online “Trapianti: la donazione è un bene da preservare. L’esperienza dell’Emilia-Romagna” organizzato da NOMOS Centro Studi Parlamentari, con il contributo non condizionante di Takeda Italia. Durante il convegno si è discusso anche di post trapianto.

Trapianto e Citomegalovirus

Il trapianto è un processo salvavita, ma è solo il primo passo di un percorso terapeutico che dura spesso tutta la vita del paziente e che favorisce la stabilità del trapianto stesso, riducendo le possibilità di rigetto. L’immunomodulazione, seppur necessaria, porta con sé degli inconvenienti, come l’aumentato rischio di infezione.

I numeri dicono, per esempio, che un terzo dei pazienti che riceve trapianto in un anno sviluppa un’infezione da Citomegalovirus (CMV), di solito entro i tre mesi dall’intervento, infezione che può determinare un’ospedalizzazione, con impatto sulla vita del paziente ed elevati costi per la sanità. Occorrono, quindi, delle azioni preventive come spiegato da Luciano Potena, Direttore S.S.D. Insufficienza cardiaca e Trapianti dell’IRCCS Azienda Ospedaliero Universitaria di Bologna – Policlinico di Sant’Orsola: «per prevenire l’infezione da Citomegalovirus si può agire facendo una profilassi con un farmaco antivirale che viene somministrato a scopo preventivo».

Dal momento che il CMV è l’agente patogeno che più facilmente porta a infezione nei trapiantati, le équipe che operano in questo settore devono essere preparate a gestirne le principali complicanze, facili in un soggetto fragile come il trapiantato. Andrea Degiorgi, Rare Business Unit Head Takeda Italia ha concluso i lavori evidenziando come «la donazione è una ricchezza da salvaguardare anche attraverso il miglioramento dell’assistenza post-trapianto per i pazienti e chi se ne prende cura, la gestione accurata dei rischi come il citomegalovirus, la promozione della ricerca e dell’innovazione, la condivisione di dati ed esperienze». Per questo è previsto un ciclo di eventi su donazione di organo e CMV, allo scopo di sensibilizzare gli interessati.