L‘Osservatorio integrazione sociosanitaria nasce da una convenzione firmata tra AGENAS e Federsanità-Confederazione Federsanità Anci regionali allo scopo di mettere a disposizione dei decisori politici le esperienze positive in termini di integrazione sistemica tra sanitario e sociale.

Anche quest’anno, come i precedenti, si è svolto un evento per tracciare un bilancio di quanto realizzato in Italia sino a oggi, con focus su 8 Regioni in particolare.

Due le tipologie di esperienza raccolte: quelle portate avanti da Conferenze/Comitati dei Sindaci di livello aziendale, di città metropolitana, di ambito territoriale locale; quelle fondate su forme di co-governo congiunto tra aziende sanitarie e amministrazioni locali, che uniscono alla governance istituzionale integrata anche prerogative operative riferite alla programmazione e alla gestione integrata per rispondere ai bisogni di salute.

Il catalogo virtuale di buone pratiche è in continua evoluzione ed entro la fine del 2024 dovrebbe arricchirsi ulteriormente, dato che si conta di completare il censimento su tutto il territorio nazionale.

L’Osservatorio non si limita alla raccolta delle buone pratiche, ma intende far emergere le esperienze diffuse e delinearne storia, risultati raggiunti e limiti. 

«È su questa idea-forza, ovvero evidenziare esperienze di integrazione per alimentare l’evoluzione profonda dei sistemi, che si sono saldate le volontà convergenti di Agenas, Federsanità e Anci, a partire dal periodo pandemico per convergere fortemente verso la nuova stagione delle riforme, recate dalle Missioni M5C2 e M6C1 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

La complessità delle esperienze proposte – ha spiegato Domenico Scibetta project leader di OISS – è resa evidente dalla molteplicità delle dimensioni dell’integrazione affrontate dalle singole buone pratiche raccolte, più della metà agisce su tre/cinque dimensioni dell’integrazione: istituzionale, direzionale-programmatorio, professionale, gestionale, comunitario».

Le buone pratiche più significative

Sono 100 sino ad oggi le buone pratiche più significative raccolte. Qui ci limitiamo a indicarne alcune, relative a Lombardia, Piemonte, Marche e Friuli Venezia Giulia.

In Lombardia ci sono i progetti “La cartella Sociale Informatizzata” dell’ASST di Lodi, “Modello Lecco” dell’ASST di Lecco, “lo Sportello Care Giver” dell’ASST Nord Milano, “Dal generale al particolare: gli osservatori in ATS Milano e il progetto EDA” nel Rhodense e il progetto “Caregiver Familiari: aver cura di chi si prende cura” del Collegio dei Sindaci di ATS Bergamo.

In Piemonte i progetti sono: “Nursery” dell’Asl Biella, “Vaccini per adulti una strategia tra AOU e Comuni” dell’AOU Novara, “Vite in Gioco” dei Comuni di Chieri, Moncalieri, Carmagnola, Nichelino e Asl To5, “Spazio Fragilità” dell’ASL Novara e Progetto COT dell’ASL To3.

I progetti portati avanti in Friuli Venezia Giulia: “Ospedale di comunità” nell’Area giuliana, “Un dono in Comune” di Codroipo e Medio Friuli, “FVG in movimento. 10mila passi di Salute”, “Progetto ARIA” di supporto ai Caregiver dell’ASP “Umberto Primo” di Pordenone, “Progetto SEARCH” di ASFO, “Il ruolo delle Farmacie rurali – Farmacie di comunità, presenza sul territorio per la continuità dell’assistenza” di Federfarma FVG e il Comune di Sauris.

Al Centro Italia: le Marche e i progetti INRCA dei Punti Salute, “Progetto Marea”, “Dimissioni protette” e progetto “inclusione e invecchiamento attivo”. 

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