Tumore alla prostata, il progetto FLUTE punta sulla IA

FLUTE, ovvero Federate Learning and mUlti-party computation Techniques for prostatE cancer, è un progetto finanziato dall’Unione Europea nel programma Horizon 2020 con 7 milioni di euro. L’obiettivo è sviluppare modelli di intelligenza artificiale basati sul federal learning, «una tecnica di machine learning collaborativo capace di sfruttare le conoscenze presenti in più banche dati, senza necessità di metterle in comune. In questo modo i dati rimangono all’interno dei centri che li possiedono, in totale sicurezza, e vengono utilizzati per creare un modello predittivo comune, cioè un algoritmo condiviso», spiega l’IRST IRCCS Dino Amadori di Meldola.
Proprio per questa ragione, tra gli undici partner del progetto ci sono sia centri di cura che aziende tecnologiche. Tra i partecipanti, un solo ente italiano: il già citato l’IRST Irccs Dino Amadori di Meldola. Durata prevista del progetto, tre anni.

Dove ci porta FLUTE?

Giovanni Martinelli, direttore scientifico dell’Irccs, spiega: «la sopravvivenza a 5 anni nel tumore della prostata in Italia supera il 90% e abbiamo a disposizione diversi strumenti per contrastare la malattia, che spaziano dalla chirurgia alla chemioterapia alla radioterapia alle terapie mirate fino alla medicina nucleare. La cura di questa neoplasia richiede un approccio multidisciplinare, in cui è necessario comprendere da oggi anche l’intelligenza artificiale. Il progetto FLUTE è destinato a rivoluzionare l’utilizzo dei dati sanitari, grazie a un approccio che preserva la privacy dei pazienti, garantendo che i dati non debbano lasciare i database ospedalieri sicuri in cui sono archiviati.

Con particolare attenzione all’integrazione di modelli di intelligenza artificiale avanzati, FLUTE è pioniere nelle innovazioni tecniche che migliorano la privacy e la sicurezza dei dati nel settore sanitario. Il progetto integrerà questi progressi tecnici in una piattaforma all’avanguardia progettata per fornire un ambiente sicuro per lo sviluppo, il test e la diffusione di soluzioni di intelligenza artificiale per la sanità».

IA nella diagnosi

In Italia ogni anno vengono effettuate circa 40 mila diagnosi di tumore alla prostata, individuato spesso in modo casuale, dato che nei primi stadi di sviluppo è asintomatico. Sebbene negli anni la capacità di trattare questa forma tumorale sia migliorata, portando a tassi di sopravvivenza media a 5 anni del 92%, è indubbio che una diagnosi precoce potrebbe facilitare le terapie e, magari, ridurre l’impatto sul paziente. Da sottolineare, inoltre, che in circa il 20% di pazienti con tumore alla prostata, la massa viene scoperta quando si è già diffusa oltre la ghiandola.

Al momento la diagnosi si basa sulla misurazione del valore del PSA (antigene prostatico specifico) tramite esami del sangue, da eseguirsi ogni anno dopo i 50 anni o dopo i 40 se c’è famigliarità, e su una serie di esami di screening, primo tra tutti la visita con l’urologo. Sarà lo specialista a stabilire la necessità di eseguire ulteriori approfondimenti, come ecografia, risonanza magnetica, biopsia e così via.

Sviluppare algoritmi di IA per facilitare la diagnosi del tumore alla prostata risponde quindi alla situazione sin qui descritta, simile in molte altre parti del mondo. Grazie al progetto FLUTE si creerà l’opportunità di lavorare su big data in modo sicuro, favorendo così l’individuazione di algoritmi efficaci.