Tumore alla prostata: italiani ideano un nuovo test

Affidabile al 90% il nuovo test messo a punto da un team di ricerca dell’Irccs Fondazione Santa Lucia in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Urologiche del Policlinico Umberto I di Roma e coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità.

La novità è che il metodo non richiede biopsia, ma si basa sulla quantificazione dei livelli plasmatici di exosomi che esprimono la PSA. Basterebbe quindi un prelievo di sangue per distinguere tra formazione benigna e maligna, stratificando eventualmente i pazienti per individuare quelli che necessitano di ulteriori approfondimenti.

Nello studio di validazione (Logozzi, M.; Angelini, D.F.; Giuliani, A.; Mizzoni, D.; Di Raimo, R.; Maggi, M.; Gentilucci, A.; Marzio, V.; Salciccia, S.; Borsellino, G.; Battistini, L.; Sciarra, A.; Fais, S. Increased Plasmatic Levels of PSA-Expressing Exosomes Distinguish Prostate Cancer Patients from Benign Prostatic Hyperplasia: A Prospective Study. Cancers 2019, 11, 1449) i ricercatori hanno lavorato su 240 campioni, ottenendo una specificità del 100% e una sensibilità del 96%.

Ciò significa che al momento su 100 pazienti solo 4 dovrebbero andare incontro a biopsia per chiarire la natura della loro formazione, mentre gli altri potrebbero passare direttamente alle fasi successive del trattamento.

Stefano Fais

Stefano Fais del Dipartimento Oncologia e Medicina Molecolare dell’ISS ha spiegato: «fino a oggi il dosaggio della PSA sierica, cioè il dosaggio dell’antigene prostatico specifico, non era in grado di operare efficacemente la discriminazione tra le patologie maligne e quelle benigne che spesso coesistono nello stesso paziente.

Grazie al nuovo test, invece, è possibile, un semplice prelievo ematico permette di diagnosticare la natura della neoplasia grazie alla possibilità di caratterizzare e quantificare i livelli plasmatici di exosomi che esprimono la PSA».

Ampliando il numero dei campioni alla base dello studio si potrà facilmente aumentare la sensibilità del test. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Cancer.

Stefania Somaré