Nell’attesa che si avvii un programma di screening strutturato, occorre lavorare su eliminazione dei tabù e creazione di fiducia con il medico di base, oltre che su aumento consapevolezza.
Benché rappresenti quasi il 20% di tutti i tumori maschili, la percezione diffusa di rischio per il tumore alla prostata è ancora bassa, il che porta a pochi controlli e a diagnosi tardive. Per favorire una corretta prevenzione, Fondazione ONDA ha rielaborato le Raccomandazioni del Consiglio dell’Unione Europea per creare un documento di intervento.
Nel processo è stato importante il confronto con Regione Lombardia, Sicilia e Marche, rappresentative delle tre principali aree geografiche del Paese. Disponibile online, il documento “Progetto tumore della Prostata 2023 – Tumore della prostata e nuove raccomandazioni europee. Strategie di intervento per promuovere l’accesso alla diagnosi precoce” ripercorre quanto emerso durante il Tavolo interregionale quasi omonimo, tenuto online durante l’estate. Questo documento in Italia è ancora più importante, dal momento che non abbiamo un programma di screening dedicato a questo tumore.
I punti d’azione
Quando si parla di prevenzione e tumore alla prostata gli ostacoli da affrontare sono notevoli, in primis la mancanza di sintomi nelle prime fasi e la scarsa tendenza degli uomini a sottoporsi a esami preventivi. Ci sono poi i tabù che ruotano intorno agli organi genitali e che rendono difficile a un uomo confrontarsi anche con il proprio medico. Ecco, allora, che il primo punto parla proprio di promozione di una corretta educazione alla salute sessuale e riproduttiva, partendo dai più giovani, perché siano in grado di affrontare la questione con il medico specialista.
Il secondo punto richiede di promuovere maggiore informazione rispetto a fattori di rischio per lo sviluppo del tumore alla prostata e importanza della diagnosi precoce per affrontare un percorso terapeutico più semplice e, verosimilmente, più efficace. Devono inoltre essere promossi regolari controlli urologici dopo i 50 anni.
Il terzo e il quarto punto chiedono di garantire un accesso equo non solo all’informazione, ma anche alla diagnosi precoce, secondo le linee guida condivise dalla comunità scientifica.
Il quinto punto sottolinea l’importanza di potenziare il ruolo del medico di medicina generale nella promozione della salute maschile, così che possa svolgere una reale prevenzione primaria.
Il sesto punto sottolinea il ruolo chiave della donna nella prevenzione del maschio, chiedendo quindi di inserirla nei percorsi di sensibilizzazione a questa forma tumorale.
Perché puntare su una diagnosi precoce
Lo spiega Francesca Merzagora, presidente Fondazione Onda: «la diagnosi precoce rappresenta la strategia preventiva più efficace in ambito oncologico, poiché consente di intercettare il tumore in fase iniziale, anche prima della comparsa di sintomi, quando la malattia è ancora localizzata, aumentando le possibilità di cura e guarigione attraverso trattamenti meno invasivi, riducendo la mortalità e migliorando la qualità di vita dei pazienti.
A ciò si aggiunge la migliore razionalizzazione delle risorse economiche, con risparmio sui costi delle cure e delle relative complicanze nonché dell’assistenza a lungo termine.
Il nostro auspicio è che, attraverso gli esiti del confronto sullo scenario delle tre Regioni individuate come rappresentative, Lombardia, Marche e Sicilia, emerga chiaramente l’urgenza di attuare un percorso di screening strutturato anche per il tumore della prostata, superando gli ostacoli che a oggi lo lasciano inattuato, con particolare attenzione ai soggetti a rischio».
Insomma, il concetto alla base dell’iniziativa è che per “i malati di cancro l’informazione è la prima medicina”. In questo caso, la principale rete di informazione è EuropaUomo Italia Onlus.