
Dal 16 al 18 novembre scorso Roma ha ospitato il XX congresso della Associazione Italiana di Oncologia Medica, nel corso del quale è stato analizzato anche lo stato dell’arte dell’oncologia italiana in confronto agli altri Paesi europei.
Un confronto dal quale l’Italia esce con successo, se si pensa che per i nostri pazienti oncologici la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è del 63%, più che nel resto del Continente.
Questo dato si affianca a quello del calo del 17,6% dei decessi negli ultimi 15 anni.
In Francia e in Spagna tale riduzione è stata del 16%, nel Regno Unito del 13% e in Germania del 12,3%. Il nostro primato acquisisce ancora più significato se pensiamo che la nostra spesa per farmaci oncologici è inferiore a quella di Francia e Germania, per esempio.
Un allarme, però, è stato lanciato dal congresso AIOM: se il Fondo istituito per l’acquisto di questi farmaci non sarà riconfermato, nei prossimi anni la situazione potrebbe peggiorare. E se è vero che i farmaci oncologici sono molto costosi, è vero anche che investire in un buon percorso terapeutico porta altri vantaggi in termini di salute ed economici.
I problemi legati al Fondo per i farmaci oncologici non sono i soli a essere stati messi in evidenza a Roma.
Infatti, se si considera la popolazione oncologica over 70, la percentuale di sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi cala al 37%, contro il 40% degli altri Paesi europei.
Vi sono diverse ragioni. La prima: gli screening oncologici gratuiti non sono previsti per questi pazienti e quindi spesso le diagnosi vengono effettuate in ritardo, riducendo la possibilità che le terapie funzionino.
Inoltre, è difficile che un over 70 possa accedere a sperimentazioni in ambito farmacologico. Un problema di salute, per questi pazienti, ma anche economico per il SSN, che poi si trova a dover gestire i costi delle cure a questi stessi pazienti. Ogni anno sono infatti 186.500 i nuovi pazienti oncologici over 70, oltre il 50% di tutte le diagnosi per tumore.
In particolare, negli uomini senior le neoplasie più frequenti sono quelle di prostata, polmone, colon-retto, vescica e stomaco. Nelle donne, invece, al primo posto c’è il carcinoma alla mammella, seguito dalle neoplasie a colon-retto, polmone, pancreas e stomaco.
Gli stili di vita errati non aiutano: il 57% dei nostri anziani è in sovrappeso, il 10% fuma, il 48,7% non fa attività fisica regolare e in molti non mangiano abbastanza frutta e verdura.
Per migliorare la condizione dell’anziano oncologico, la stessa AIOM ha dato vita, in collaborazione con Senior Italia FederAnziani, al progetto “Cancro, la prevenzione non si ferma dopo i 65 anni”, i cui obiettivi sono: estensione dello screening anche ai più anziani, sensibilizzazione sul ruolo degli stili di vita da parte di oncologici direttamente nei Centri Anziani; corsi di cucina per sensibilizzare all’importanza di un’alimentazione sana.
Stefania Somaré