Un barcode per diagnosticare i tumori

Quando si parla di tumori, la diagnosi precoce è uno dei cardini fondamentali per il raggiungimento di un buon esito terapeutico. Di qui gli screening oncologici sulla popolazione introdotti da molti Paesi: scelta che in Italia ha migliorato la vita di molte donne con tumore al seno ma che ha anche aumentato le aspettative di vita di chi ha un cancro all’utero o al colon-retto. Questi, al momento, gli screening a disposizione.

Contare su test semplici, rapidi e a basso costo può consentire di ampliare la fascia di popolazione da sottoporre a screening e forse permetterebbe di indagare la comparsa di altre forme tumorali.

Questo è l’obiettivo di Dana Al-Sulaiman, ricercatrice bioingegnere saudita che ha lavorato un anno come post-doc presso il Massachussetts Institute of Technology e che ha pensato di sviluppare un test per individuare tracce tumorali precoci nel sangue o nell’urina, un test basato sul concetto del barcode.
L’idea era di individuare biomarker tumorali con tecnologie poco invasive: motivo per cui si è concentrata sui sistemi microfluidici che consentono di individuare anche basse concentrazioni di sostanze, avendo in più il vantaggio di essere piccoli ed economici.

I test fin qui sviluppati si basano sull’individuazione di microRNA disregolati a causa di un certo tipo tumorale: messi insieme, questi rappresentano un barcode che permette di individuare i pazienti con neoplasia in modo rapido, poi occorrerà verificare la diagnosi per le vie tradizionali.
Più nel dettaglio, il sistema diagnostico in questione trasforma le quantità dei vari micro-RNA individuati in un campione liquido in un segnale fluorescente che segue un pattern a punti: ogni riga del pattern codifica un certo biomarker tumorale.
Mettendo insieme le informazioni di ogni riga se ne ottengono di molto accurate dal punto di vista clinico-patologico.
Il sistema non è ancora pronto all’uso, ma apre la strada alla possibilità di diagnosticare tumori in modo precoce senza uso di metodi invasivi e costosi.

Stefania Somaré