Un supporto digitale per la salute di tutti

Telemedicina in Emergenza USA

Il periodo pandemico ha, in un certo senso, accelerato il passaggio verso un futuro nel quale la medicina digitale sarà sempre più al centro del cosiddetto patient journey. Del resto, con 24 milioni di malati cronici in Italia e con una pandemia che ha allungato le liste di attesa e che ha avuto ripercussioni negative sui pazienti cronici e le loro necessità, la trasformazione diventa quasi un obbligo.

Di questo e molto altro si è parlato nel webinar “Sanità verso il paziente. Scenari futuri di un settore in evoluzione”, promosso da Medicilio, con la partecipazione di Humanitas, Ospedale San Raffaele, MioDottore e UGO e dedicato al rapporto fra medicina e innovazione.

I partecipanti hanno offerto un quadro interessante sul tema della medicina digitale, in uno scenario in cui i medici di base sono sempre meno e i pazienti sempre di più. Non ci si può più basare su un sistema ospedale-centrico, ha sottolineato Mattia Perroni, founder di Medicilio. È grazie a servizi di medicina a domicilio che si possono, infatti, supportare concretamente le strutture ospedaliere garantendo al tempo stesso l’accesso alle prestazioni anche ai pazienti fragili.

Giacomo Bandini di MioDottore ha evidenziato come il 60% dei cittadini abbia usato, nell’ultimo anno, servizi sanitari digitali. Una crescita esponenziale che nasce anche dall’esigenza di razionalizzare il proprio tempo e di limitare gli spostamenti. In questo modo, il contatto costante tra medico e paziente è più facilitato, così come è cresciuta la fiducia tra l’assistito e il medico via web.

Michela Conti di UGO ha focalizzato il suo intervento sulla figura del caregiver professionale, sempre più importante per affiancare il soggetto fragile in un contesto nel quale il caregiver famigliare non è più sufficiente.

Interessante anche la testimonianza di Giorgio Marra dell’Ospedale San Raffaele che ha evidenziato l’ampliamento dell’offerta della loro piattaforma arrivata a garantire 55 specialità sanitarie. Così come Valeria Ingrosso dell’Humanitas che ha rimarcato come si siano abbattute le diffidenze sulla televisita e come questo processo di sanità digitale finisca anche per diminuire la pressione sul Pronto Soccorso.

Unanime l’appello per fare in modo che il SSN riconosca questi esami domiciliari. Considerando anche che una prevenzione tempestiva, fatta in questo modo, potrebbe alleggerire gli eventuali costi futuri di una patologia non diagnosticata in tempo. Fondamentale è il tema dell’interoperabilità tra soggetti pubblici e privati, che interessa non solo il nostro Paese, ma tutta l’Europa. Insomma, il futuro prevede che l’abitazione sarà a tutti gli effetti un luogo di cura complementare agli ospedali. Il tutto, grazie a una sanità digitale maggiormente inclusiva e di supporto alle strutture sanitarie.

Viviana Persiani