Nel 2023 gli accessi ospedalieri in Pronto Soccorso e DEA di I e II livello sono stati 18,27 milioni: nel 68% dei casi si è trattato di codici bianchi e verdi. Si stima che 4 milioni di accessi siano stati impropri. Nel corso di un convegno ospitato a Roma presso la sede dell’AGENAS lo scorso 22 aprile, sono stati illustrati gli effetti sui reparti di emergenza-urgenza dell’implementazione dell’assistenza territoriale in alcune Regioni, così come previsto dal DM 77.

Nel 2023 si sono registrati 18,27 milioni di accessi negli ospedali sede di Pronto Soccorso e di Dipartimento di Emergenza Urgenza e Accettazione di primo e secondo livello, con un incremento del 6% rispetto all’anno precedente, ma con dati ancora distanti da quelli pre-Covid del 2019, pari a 21,1 milioni. Il 68% degli accessi dopo valutazione medica sono risultati codici bianchi o verdi, con un tempo di permanenza medio in PS di 164 minuti per i primi e di 229 minuti per i secondi, anche se con forti divergenze di carattere regionale. 

In circa 4 milioni di casi si è trattato di accessi impropri: accesi in codice bianco e verde alla visita medica, con l’esclusione dei traumi, giunti in Pronto Soccorso in modo autonomo o inviati dal medico di famiglia, nei giorni feriali e festivi e in orari diurni, con dimissione al domicilio o a strutture ambulatoriali.

Accessibilità alla rete d’emergenza-urgenza: i dati Agenas

Per quanto riguarda i dati relativi all’accessibilità della rete di emergenza-urgenza, la copertura del servizio entro 30 minuti è risultata pari al 94%, quota che raggiunge il 99% della popolazione entro i 45 minuti. Per quanto concerne le strutture di accesso, circa il 75% dei Pronto Soccorso registrano un numero di accessi al di sotto degli standard; nel 29% dei casi con meno di 15.000 accessi annui, al di sotto dei 20 mila fissati dal DM 70. Performance migliori si registrano per i DEA di I livello. Ancora, l’afflusso maggiore di accessi in Pronto Soccorso si riscontra il lunedì, nella fascia oraria 8-12.

Questi sono alcuni dei principali dati presentati da AGENAS nel corso dell’evento “Accessi in Pronto Soccorso e implementazione del DM 77 per una migliore presa in carico dei pazienti”, ospitato a Roma dalla sede dell’Agenzia alla presenza del direttore generale Domenico Mantoan e di rappresentanti del Ministero della Salute e delle Regioni e degli operatori quotidianamente impegnati nell’assistenza ai pazienti.

I primi risultati delle implementazioni del DM 77

Lo studio presentato dall’AGENAS ha messo in luce che la popolazione attualmente non in grado di raggiungere i Pronto Soccorso in 30 minuti, pari a 3,4 milioni di soggetti, cioè il 5,8% della popolazione, potrebbe essere ridotta in modo significativo grazie alla corretta implementazione del DM 77, che individua la definizione di modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel SSN attraverso la presa in carico dei pazienti nelle nuove strutture previste dal PNRR. 

Con PNRR e DM 77 è difatti prevista l’implementazione sul territorio di ben 1.400 case della comunità. Grazie a questo ulteriore punto di accesso, l’analisi AGENAS evidenzia che soltanto l’1,6% della popolazione risulterebbe quindi non in grado di raggiungere le strutture di emergenza-urgenza entro 30 minuti. E questo anche nelle regioni che presentano la percentuale più alta di aree interne: è il caso della Basilicata, che passerebbe dal 32% della popolazione non coperta all’8% o della Valle d’Aosta, dove questa percentuale si ridurrebbe dal 7,4% al 4,8%.

Altresì, nelle Regioni in cui il decreto è stato implementato, è stato evidenziato un miglioramento della presa in carico dei pazienti e un efficientamento del personale sanitario.

L’esperienza dei CAU in Emilia-Romagna

La giornata è stata anche l’occasione per illustrare il progetto di riorganizzazione della Regione Emilia-Romagna che, unitamente alle altre Regioni, ha avviato un riassetto della rete dell’emergenza-urgenza tramite il sistema CAU – Centri di Accesso in Urgenza per il miglioramento delle tempistiche di accesso alle cure, nonché della qualità della presa in carico. 

Dall’analisi presentata da Luca Baldino, direttore generale Cura della Persona, Salute e Welfare della Regione Emilia-Romagna, è emerso che nel 2022, a fronte di 1,75 milioni di accessi in PS, in 1 milione di casi si è trattato di codici bianchi e verdi non esitati in ricovero nel 95% dei casi; per circa 400 mila accessi è stata erogata solo una visita e nessuna ulteriore prestazione (e sono proprio queste le casistiche cui rispondere in modo più efficace attraverso la rete territoriale CAU); il 76% degli accessi è arrivato in PS in autopresentazione, senza alcuna mediazione.

Punti chiave della riforma della rete d’emergenza

La riforma dell’emergenza ha previsto una netta separazione dei flussi: emergenza tempo-dipendente e emergenza a bassa complessità, attraverso la creazione di due reti distinte: DEA di I e II livello e rete CAU; creazione di un servizio domiciliare per l’urgenza a bassa complessità h24; attivazione di una centrale 116117 (il recapito a valenza europea per le cure sanitarie non urgenti e altri servizi sanitari) con la funzione di orientamento all’accesso CAU; potenziamento del 118.

I primi risultati della sperimentazione

La sperimentazione è iniziata il 1° novembre 2023. La rete CAU, che a oggi comprende 33 strutture, ha registrato in circa 5 mesi e mezzo 132.406 accessi, con una conseguente riduzione degli accessi impropri in Pronto Soccorso. I centri CAU (è previsto arrivino a 70 entro fine 2025) sono aperti h24 e dotati di personale medico, infermieristico e OSS.

A livello di soddisfazione, l’85% degli utenti ha espresso grande soddisfazione per l’esperienza avuta, giudicando i tempi di attesa adeguati o addirittura ottimali. Otto pazienti su dieci accedono in fascia oraria diurna e altrettanti sono quelli inviati direttamente dal MMG. Le cause più frequenti di accesso sono disturbi generali e minori come febbre, tosse, lombalgia, dolori addominali.