Lo scorso 30 dicembre il Commissario Ad Acta della Regione Lazio ha varato un decreto che rende di fatto attuativo un precedente decreto, del 201 che intendeva riorganizzare le cure domiciliari e regolamentare il periodo transitorio.
Con questo documento Regione Lazio vuole garantire il criterio di libera scelta dell’ente erogante all’assistito, arrivare a una tariffazione non più basata sulla giornata di presa in carico dell’utente ma ad accesso, garantire l’appropriatezza dei pazienti complessi ridefinendo i pacchetti per le prestazioni ad Alta Complessità e di Sollievo.
Infine, si vuole che le cure domiciliari siano integrate da prestazioni di aiuto infermieristico e assistenza tutelare professionale alla persona.

Le suddette prestazioni di aiuto infermieristico e assistenza tutelare professionale, erogate secondo i modelli assistenziali disciplinati dalle Regioni e dalle Province Autonome, sono a interamente carico del Servizio Sanitario Nazionale per i primi trenta giorni dopo la dimissione ospedaliera protetta e per una quota pari al 50% nei giorni successivi. Ecco alcuni punti della norma che è operativa da primo gennaio 2020.

Come spesso avviene, fatta la norma ci si trova nella difficoltà di concretizzarla. È così anche in questo caso: di fatto nelle ultime settimane si era creata ansia tra gli utenti e preoccupazione anche nell’Ordine dei Medici di Roma che più volte si era dichiarato pronto a sostenere il Governo Regionale in cambiamenti del testo. Tra gli aspetti ritenuti più critici, l’apparente riduzione dell’orario di ADI a 9 ore, che metteva i parenti degli utenti nelle condizioni di trovare soluzioni alternative per le restanti 15 ore, e la tanto sostenuta libertà di scelta, di cui abbiamo parlato, vista come opportunità di generare differenze nell’accesso alle cure.

Alessio D’Amato

Lo scorso 17 febbraio l’assessore Sanità e all’Integrazione Socio-Sanitaria del Lazio, Alessio D’Amato, ha firmato il nuovo decreto sull’Assistenza Domiciliare Integrata per l’alta complessità assistenziale.

In contemporanea è stato costituito un tavolo tecnico cui partecipano tutte le Asl, le direzioni regionali competenti, nonché i rappresentanti delle associazioni dei pazienti, delle organizzazioni sindacali, dell’Ordine dei medici e delle professioni infermieristiche.

«Questo tavolo», ha detto D’Amato, «garantirà il supporto all’amministrazione regionale per monitorare la qualità dei servizi assistenziali erogati. Il decreto stabilisce che le Asl continueranno, senza interruzioni, a mantenere i Piani assistenziali integrati (PAI) in essere alle medesime condizioni senza riduzione del trattamento assicurato.

Devono essere garantite da parte dei soggetti erogatori accreditati la copertura delle visite specialistiche, dei dispositivi e la consegna a domicilio di ogni ulteriore presidio fornito dalla Asl. Per i nuovi pazienti, ad alta complessità, varranno le medesime modalità di assistenza garantite già agli attuali assistiti. Ogni Asl dovrà garantire la funzione di un case manager per fornire un riferimento univoco ai caregiver e agli utenti.

Nel decreto non c’è alcuna riduzione di ore o di assistenza rispetto al passato, anzi investiamo nel prossimo triennio 55 milioni di euro in più per migliorare la qualità del servizio e la copertura. Nel nuovo decreto, così come richiesto dalle associazioni degli utenti, è stato espunto l’ultimo capoverso del paragrafo 4 del DCA n. 525 che aveva creato disorientamento».

Stefania Somaré