App, e-mail e carte regionali nella continuità assistenziale

Medicine doctor working with modern computer interfaceTecnologia non significa solo telemedicina, molte strutture usano, per esempio, app per stare in contatto con gli assistiti. Come l’Ospedale Bambino Gesù di Roma, dove si sono avuti «risultati eccellenti da una sperimentazione avviata presso la Day Surgery, che ha previsto la formazione dei genitori all’uso delle scale di valutazione del dolore dopo l’intervento chirurgico e la messa a disposizione di un’app per effettuare la valutazione a domicilio con registrazione dei dati su una piattaforma informatica visualizzata costantemente da un infermiere. L’obiettivo principale è quello di garantire una gestione sicura ed efficace del dolore nel post operatorio a domicilio attraverso l’empowerment della famiglia. Il “valore guida” del progetto è stato quindi facilitare il coinvolgimento e la partecipazione dei genitori nel piano di cura e dare strumenti alla famiglia per riconoscere e valutare il dolore del figlio per una maggiore tutela del bambino. Genitori formati e informati sanno prendersi cura e gestire il problema di salute dei bambini che noi assistiamo in ospedale e affidiamo, alla dimissione, alle cure dei genitori. Il progetto è stato realizzato attraverso le seguenti fasi: formazione del personale; sviluppo di un’app per la valutazione del dolore; formazione alle famiglie su come rilevare il dolore durante il ricovero e a domicilio; valutazione della soddisfazione. Di 547 pazienti arruolati, nessun genitore si è rifiutato all’utilizzo dell’app mostrando un grande interesse e apprezzando il coinvolgimento e la formazione ricevuti. Il grado di soddisfazione dei genitori che hanno utilizzato l’applicazione a domicilio è stato elevato: l’85% dei genitori risultano molto soddisfatti e il 15% risultano soddisfatti», racconta Massimiliano Raponi, direttore sanitario dell’Irccs Ospedale Bambino Gesù. Giulio Fornero dell’Aou Città della Salute ricorda però che «email e app sono molto importanti per la continuità assistenziale di pazienti autosufficienti, altrimenti bisogna contare sulla collaborazione di caregiver esplicitamente autorizzati dall’assistito», come di fatto accade per esempio quando di mezzo ci sono dei bambini. Così deve essere anche per gli anziani. Vi è poi un’ultima considerazione da fare, come ricordato da Giuseppe Genduso e Lorena Luzzi, rispettivamente direttore sanitario e socio-sanitario dell’Asst Grande Ospedale Metropolitano Niguarda di Milano: «la tecnologia è senza dubbio uno strumento indispensabile per la condivisione delle informazioni necessarie per gestire i Piani di Assistenza Integrata (PAI) e i rapporti con i vari soggetti professionali. Anche il paziente e il care giver sono soggetti da coinvolgere nella gestione del PAI. App, e-mail e altri strumenti sono utili, oltre al telefono, per alcune categorie di pazienti. Ma tali sistemi devo essere affidabili e sicuri ed essere rispettosi della tutela della privacy».

Stefania Somaré