Le statistiche effettuate fino a oggi hanno trovato una forte correlazione tra età e rischio di sviluppare le forme più aggressive di malattia da Covid-19. Un altro fattore ampiamente evidenziato è la presenza di patologie pregresse.
Esistono tuttavia casi di bambini che si ammalano di questo virus e non tutti restano asintomatici: ecco perché anche gli ospedali pediatrici devono attrezzarsi per accogliere nel miglior modo possibile questi pazienti, garantendo sicurezza al personale sanitario e agli altri pazienti non positivi.
Inoltre, non bisogna dimenticare le strutture che si dedicano anche all’area materno-infantile che sono chiamate a trattare in percorsi specifici anche le gestanti positive.
L’Irccs Burlo Garofolo di Trieste si è così riorganizzato, garantendo ai pazienti accertati o sospetti Covid-19 un reparto dedicato con 10 posti letto, un’area con 4 posti letto per l’attesa dei risultati dei tamponi e un’area di Terapia Intensiva con 4 posti letto.
L’ospedale ha inoltre rivisto procedure e percorsi assistenziali, in particolare ha lavorato per: identificare tempestivamente i pazienti sospetti Covid-19 con un sistema di pre-triage; definire percorsi interni per i pazienti sospetti o accertati, per evitare contaminazioni; individuare le aree di trattamento e gestione in sicurezza dei pazienti sospetti e accertati, sia in condizioni stabili sia in condizioni critiche.
A tal fine, sono stati definiti percorsi e aree dedicate ai parti, naturali e cesarei, agli interventi chirurgici non procrastinabili e urgenti e ai neonati.
Il Burlo Garofolo è inoltre diventato centro di riferimento per i bambini Covid-19 accertati o sospetti, che possono arrivare qui da tutto il Friuli-Venezia Giulia, e continua anche a svolgere la propria funzione di hub: si è infatti messo a disposizione di tutte le strutture sanitarie regionali per l’esecuzione di prestazioni chirurgiche pediatriche o neonatali (nelle specialità di chirurgia generale, urologia, oculistica, Orl, odontostomatologia, ortopedia), in questa fase limitatamente alle urgenze e all’attività programmata in priorità A, a supporto dei centri regionali impegnati nella gestione dei casi di Covid-19 dell’adulto.
Il professor Giuseppe Ricci, direttore della Struttura di Ostetricia e Ginecologia, ha sottolineato che tutti si sono impegnati per produrre documenti e informative rivolte agli operatori e all’utenza, con l’obiettivo di garantire a chi afferisce al Burlo Garofolo un’assistenza ottimale e sicura e, nello stesso tempo, preservare la sicurezza degli operatori.
Particolare impegno è stato assicurato per mantenere un adeguato collegamento fra ospedale e territorio per le donne in gravidanza riguardo ai percorsi pre e post-natali.
Essenziale il ruolo della Terapia Intensiva e del Pronto Soccorso.
La dottoressa Raffaella Sagredini, direttore della Struttura Complessa di Anestesia e Rianimazione, ha ricordato che «la struttura ha riorganizzato spazi e percorsi in modo da avere due ambienti separati da 4 posti letto ciascuna, per pazienti Covid e No Covid.
Questo lavoro è stato possibile grazie alla collaborazione di tutti i medici anestesisti, degli infermieri e degli operatori sociosanitari di rianimazione e delle sale operatorie.
A questi professionisti è stata fatta formazione sull’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, sulla vestizione e svestizione per trattare pazienti Covid e condivisi protocolli clinici per il trattamento di tali pazienti.
Siamo pronti con la speranza che tutto questo non serva.
Una risposta doverosa alla popolazione che si affida alle preziose cure del Burlo, da sempre il nostro motto è prendersi cura dei nostri particolari pazienti e non solo curarli».
Anche la Clinica Pediatrica, diretta dal professor Egidio Barbi, è da settimane in prima linea: accanto all’attività routinaria, ambulatoriale e di ricovero, c’è infatti un sistema di reperibilità per i pazienti, con la disponibilità di una consulenza telefonica h24 per i pediatri della Regione e un servizio di chiamate telefoniche da parte di ogni specialista ai pazienti cronici più complessi per verificare loro stato di salute a domicilio.
Il Servizio di Cure Palliative lavora invece a domicilio, per evitare l’accesso all’ospedale.
Stefano Dorbolò, direttore generale dell’Irccs, ha concluso: «ringrazio il personale dell’Istituto per lo spirito di appartenenza, professionalità e senso del dovere dimostrato in questa complicato contesto emergenziale.
Sono fiducioso che supereremo questo difficile momento perché vedo la grande volontà di tutti nel voler dare il proprio contributo.
Usciremo rafforzati da questa esperienza ancora una volta affrontata con lo spirito di squadra che contraddistingue i nostri professionisti e costituisce la vera forza dell’Istituto».
Stefania Somaré