Le strutture previste dal PNRR sono il presupposto per la creazione di una rete di assistenza sanitaria alla scala territoriale, in grado di fronteggiare le esigenze attuali e di affrontare al meglio le emergenze future.
Il DM 77/2022 attribuisce un ruolo importante a Case di Comunità, Ospedali di Comunità e Centrali Operative Territoriali.
Approfondiamo il contesto dei progetti per le nuove strutture territoriali previste in Calabria con i contributi di alcuni attori del percorso di realizzazione, iniziando dal dott. Ernesto Esposito, subcommisario ad Acta per il Piano di Rientro della Regione Calabria, e dall’ing. Pasquale Gidaro, dirigente della UOA Investimenti Sanitari della Regione Calabria.
Strutture, mezzi e persone
«A livello regionale, il potenziamento delle strutture per l’assistenza sanitaria territoriale e la riorganizzazione sociosanitaria del territorio a favore della continuità delle cure si fondano su tre componenti: strutture, mezzi e persone.
In Calabria, il target minimo del PNRR consta di 57 CdC, 15 OdC e 19 COT. Tuttavia, per assicurare una migliore copertura assistenziale nel territorio calabrese e tenendo conto della particolare orografia e delle condizioni delle infrastrutture stradali, è stata programmata la realizzazione di ulteriori 4 CdC, 2 COT e 5 OdC, a valere su risorse regionali.
Il nuovo modello di assistenza territoriale è volto a far collaborare le professionalità individuate dal DM 77/2022 mediate un approccio innovativo nella formazione, con il supporto di un ecosistema digitale e potendosi avvalere di approccio proattivo della telemedicina.
In questo framework, la Calabria mira a realizzare sinergie tra le professionalità coinvolte nel nuovo modello assistenziale, declinazione di specifici processi di attività interconnesse che si avvalgono di un’unica piattaforma applicativa. Per esempio, il ruolo ricoperto da MMG e PLS, tra gli attori principali del sistema, e lo sviluppo di competenze attraverso modelli AFT e UVM.
In un’ottica programmatoria di presa in carico del cittadino/paziente e del raccordo tra servizi e soggetti coinvolti nel processo, si prevedono:
la piena integrazione dei setting assistenziali con le attività territoriali, sanitarie e sociosanitarie, ospedaliere e della rete d’mergenza-urgenza;
la creazione e l’implementazione efficace di team multidisciplinari.
Quest’ultima consentirà lo svolgimento di specifiche attività, disciplinate a livello nazionale, per potenziare le competenze trasversali, in un’ottica di rete, anche attraverso tecniche di process mining».
Riqualificare il patrimonio pubblico
Secondo l’arch. Demetrio Beatino, direttore UOC Gestione Tecnico-Patrimoniale dell’ASP RC e attuale RUP dei progetti del PNRR Missione 6 – Salute, e l’arch. Roberto Mittiga, già responsabile U.O. Attività Tecniche dell’ASP RC e precedente RUP dei progetti del PNRR Missione 6 – Salute: «L’interesse prioritario è la realizzazione di strutture di nuova concezione, che coniugano bisogno di salute e risposte assistenziali appropriate per il territorio.
La Missione 6 – Salute è una reale opportunità per un’inversione di tendenza in campo sanitario, che sposta l’attenzione dalla cultura ospedalocentrica verso la medicina di prossimità e l’assistenza domiciliare. Di concerto agli organi di governo aziendale sono stati privilegiati interventi finalizzati a esaltare il complesso territorio dell’ASP RC.
Nella fase iniziale di programmazione l’azienda ha scelto di recuperare e riqualificare il patrimonio immobiliare pubblico, per assicurare una migliore e capillare copertura assistenziale dell’intero territorio provinciale, per favorire e garantire la maggiore possibilità di accesso ai servizi sanitari offerti.
L’elevato numero di interventi programmati e l’individuazione di tre diversi operatori affidatari dei primi elaborati progettuali, raggruppati in cluster, ha imposto in fase di avvio un momento di coordinamento fattivo e sinergico, per pervenire a proposte condivise che consentissero di compulsare le realtà già presenti nei territori di riferimento con le strutture di nuova realizzazione, così da offrire agli assistiti concrete risposte assistenziali ai bisogni e, contestualmente, ridurre la forte frammentazione esistente sul territorio.
L’attività svolta ha permesso l’elaborazione di proposte progettuali pienamente rispondenti ai requisiti minimi richiesti dal DM 77/2021. L’oculata territorializzazione dei servizi sanitari, e le scelte di carattere sanitario effettuate per le Case di Comunità, consentirà di ottenere i più idonei riscontri alla sempre più stringente domanda di assistenza sanitaria.
Alcune delle CdC sono state progettate con una particolare cura nell’interpretazione architettonica, secondo una garbata sensibilità estremamente gradita all’ASP RC e condivisa con le autorità locali e con la popolazione interessata.
La realizzazione di tutti gli interventi renderà concreto l’auspicato e giusto filtro verso l’ospedale, rafforzando l’assistenza territoriale attraverso il potenziamento dell’assistenza domiciliare integrata e dei servizi di telemedicina, quali prestazioni essenziali per pervenire alla medicina di prossimità – obiettivo prioritario del PNRR.
La CdC rappresenta, infatti, il luogo fisico e di facile individuazione al quale i cittadini potranno accedere per bisogni di assistenza sanitaria e sociosanitaria. Il modello organizzativo si coordina e si integra con il sistema dei servizi sociali e sarà improntato alla multidisciplinarietà dei professionisti coinvolti nei diversi setting assistenziali, rendendo concreta l’assistenza di prossimità per la popolazione di riferimento.
Sarà così garantita equità di accesso e capillarità e prossimità del servizio all’interno della comunità stessa. Spazi ben distribuiti, ambienti confortevoli e coerentemente umanizzati, servizi di primaria necessità sono gli elementi cardine delle progettualità che saranno realizzate a breve».
Territorio e ospedale
Sergio Cozzi, medico cardiologo ospedaliero, si concentra sulle modalità per garantire al paziente la migliore assistenza, iniziando dal Pronto Soccorso: «Da oltre 30 anni lavoro come specialista medico in un ospedale pubblico, in un contesto di emergenza-urgenza, e vorrei continuare a lavorare in un sistema sanitario che ben definisca i ruoli e competenze medico-infermieristiche, per trattare:
- da una parte, pazienti con patologie acute che necessitano di tempestivi interventi diagnostico-terapeutici salvavita;
- dall’altra, garantire un filtro indispensabile verso una popolazione che necessita di un primo trattamento e inquadramento diagnostico-terapeutico, per evitare accessi impropri con conseguente intasamento dei pronto soccorso ospedalieri.
Questo indispensabile ruolo di primo riferimento potrà essere rappresentato dalle future Case della Comunità, che dovranno avere una riconoscibilità anche di accoglienza estetica-architettonica.
In tali strutture accoglienti il paziente potrà essere trattato sul territorio, sia per evitare accessi impropri negli ospedali che dovranno essere sempre più dedicati al trattamento acuto, sia per permettere minimi tempi di ricovero con dimissioni precoci e soprattutto protette.
Con un perfetto lavoro di squadra, migliorare l’assistenza sul territorio potrà quindi permettere di migliorare anche l’attività degli ospedali e, quindi, garantire al paziente la migliore assistenza in ogni fase della sua patologia».
Il percorso verso la qualità
L’ultimo contributo è dell’ing. Giovanni Cardinale, fondatore partner e CEO di GPA, che interviene sul tema della qualità del progetto e della realizzazione: «L’innovazione delle case e degli ospedali di comunità rappresenta una tappa importante sulla strada dello sviluppo di una medicina del territorio più vicina alle esigenze ordinarie della popolazione.
La scelta di procedere con la regia dell’appalto integrato rimette la costruzione al centro del processo edilizio, producendo una saldatura tra la fase della progettazione concettuale e quella esecutiva, più vicina alla costruzione dell’architettura.
L’esperienza di progettisti di un progetto esecutivo integrato, in tanti interventi distribuiti nella Calabria dalle zone interne a quelle più vicine al mare, è stata da noi interpretato come forma di concreta ed effettiva di collaborazione tra stazione appaltante e progettista dell’opera, da un lato, e impresa e progettista dell’esecutivo dall’altro, lontani dalla logica di una dialettica antagonista che, purtroppo, è spesso esibita nei contratti di appalto.
L’elevata qualità del progetto posto a base di gara ha posto le condizioni per fare della fase esecutiva il momento dell’approfondimento di dettaglio, della declinazione del know-how dell’impresa con le logiche del contratto, della spinta ai processi rispettosi dell’ambiente a partire dalle fasi di gestione e organizzazione del cantiere. La sfida è dimostrare, da costruttori nel senso che in letteratura si dà a questa parola, che è possibile raggiungere un risultato che rispetti la qualità del progetto dell’opera, la qualità della costruzione, i tempi e i costi previsti».