Come ridurre le riammissioni prevedibili

Ridurre il numero di pazienti che, una volta dimessi, devono tornare in ospedale a causa di complicanze è fondamentale per gestire al meglio le risorse ospedaliere in termini di posti letto e di costi.

Inoltre, un’attenta valutazione di questo aspetto si traduce anche in un migliore percorso di cura per il paziente che, una volta tornato a casa, può essere seguito nel modo più adeguato senza temere di avere bisogno di un nuovo ricovero.

La School of Health and Related Research (ScHARR) dell’Università di Sheffield, nel Regno Unito, ha promosso uno studio per individuare le strategie che funzionano meglio a seconda del contesto, focalizzandosi sui pazienti cardiovascolari e su quelli problemi respiratori (Chambers D1, Cantrell A1, Booth A. Implementation of interventions to reduce preventable hospital admissions for cardiovascular or respiratory conditions: an evidence map and realist synthesis. Southampton (UK): NIHR Journals Library; gennaio 2020).

Ecco alcune delle strategie che sembrano funzionare meglio: puntare sulla capacità di auto-gestione del paziente e/o del caregiver; individuare le ragioni che portano un paziente a chiedere un nuovo ricovero; supportare i sanitari nel fare una diagnosi precisa e nel riferirla in modo adeguato al paziente; supportare nel promuovere il coordinamento tra le diverse realtà per migliorare la continuità delle cure; dare al paziente alternative chiare.

Inoltre, la maggior parte degli studi ha individuato il ruolo fondamentale degli infermieri per seguire i pazienti a casa o comunque in contesti non ospedalieri.

Da soli questi semplici interventi potrebbero migliorare la situazione, secondo gli autori dello studio, che hanno però sottolineato la necessità di approfondire l’argomento, magari con più risorse da coinvolgere.

La ricerca è stata condotta su studi effettuati non solo nel Regno Unito, ma anche in Usa, Canada, Australia e Nuova Zelanda, per un totale di 569 pubblicazioni.

Stefania Somaré