Fadoi avrà sede al Mind

Render del nuovo Irccs Galeazzi (Binini Partners)

Un nuovo ospedale sarà presto a disposizione dei pazienti. A fine agosto, dopo tre anni e mezzo dal via libera alla costruzione, aprirà il Galeazzi-Sant’Ambrogio nell’area Milano Innovation District (Mind), il quartiere in cui sorgeva Expo 2015, ora dedicato al settore biotecnologico.
Come suggerisce il nome stesso, la struttura riunisce in sé l’Irccs Istituto Ortopedico Galeazzi e l’Istituto Clinico Sant’Ambrogio, entrambi Gruppo San Donato, uno dei più importanti centri italiani per il trattamento delle patologie cardiovascolari. A queste specialità si aggiungeranno neurochirurgia, chirurgia dell’obesità, urologia, dermatologia, oculistica.

«L’unione dei centri concretizzerà il passaggio da due ospedali monospecialistici a un’unica struttura polispecialistica, in grado di garantire un’assistenza a 360 gradi», spiega Roberto Crugnola, amministratore delegato dell’Istituto Galeazzi.
Di rilievo i numeri della struttura: quattro edifici (uno principale, una centrale tecnologica, una centrale dei gas medicali, un’isola ecologica), 16 piani fuori terra, 564 posti letto, 126 ambulatori, oltre 1.300 dipendenti e collaboratori, un’affluenza stimata di oltre 6 mila persone al giorno.

Sinergia tra pubblico e privato

All’interno dell’ospedale grande rilevanza verrà riservata, oltre che all’assistenza, anche alla formazione e alla ricerca scientifica. Ed è proprio in quest’ottica che è stato stipulato un accordo tra il Galeazzi e la Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti (Fadoi), che dispone di un proprio Centro studi, dedicato alla realizzazione di sperimentazioni cliniche nazionali e internazionali. Per rendere più agevole la collaborazione, è anche previsto che Fadoi trasferisca la propria sede negli spazi del Mind nel 2023.

«Lavoreremo in sinergia condividendo competenze e tecnologie», annuncia Giuseppe Banfi, direttore scientifico del Galeazzi, «per essere competitivi nelle ricerche cliniche sia profit sia non profit, elaborando studi di elevata qualità su farmaci, dispositivi medici, strumenti diagnostici, così come su patient journey, medicina digitale, intelligenza artificiale. Svilupperemo, inoltre, iniziative per promuovere il valore della collaborazione tra pubblico e privato nell’ambito della ricerca scientifica».

La partnership ai tempi del Covid

A sostenere l’importanza di una partnership tra pubblico e privato è anche Maurizio Belfiglio, dirigente dell’Ufficio ricerca indipendente di Aifa.
«Ferme restando le regole imposte dall’ente regolatorio, occorre andare oltre il concetto atavico di conflittualità tra i due soggetti, per intercettare gli interessi comuni. Detto ciò, ci sono due tipi di collaborazioni: quelle socialmente utili, che hanno riguardato, per esempio, il Covid, la lotta all’antibiotico-resistenza, le malattie neglette, e quelle da regolamentare meglio, come il caso di imatinib con la polemica che ne è seguita».

Proprio alla pandemia si riferisce Marco Cavaleri, responsabile del settore Vaccini e Prodotti Terapeutici dell’ente regolatorio europeo.

«All’inizio dell’emergenza sanitaria, il National Institutes of Health degli Stati Uniti ha avviato il progetto Accelerating Covid-19 therapeutic interventions and vaccines (Activ), a cui hanno partecipato sia il pubblico sia il privato. Questa iniziativa, che ha coinvolto anche l’EMA, ha consentito il rapido avanzamento degli studi preclinici riguardanti farmaci e vaccini, per individuare i più promettenti da testare negli studi clinici. Un esempio di come la sinergia, se gestita correttamente, può portare benefici a tutti».

Paola Arosio